Studente di etnomusicologia e musicoterapia, Samuel Mele è un giovane cantautore e polistrumentista salentino con alle spalle una articolata formazione, spesa tra l’ambito accademico e al seguito di strumentisti di rilievo internazionale come Ross Daly, Kelly Thoma, Peppe Frana, Christos Barbas e Lamia Yared. Le sue ricerche si sono focalizzate sulla musica cretese, la composizione modale e le tecniche esecutive di strumenti tradizionali a corde del Mediterraneo e del Medio Oriente. In parallelo, i suoi studi si sono estesi anche alla spiritualità e allo sviluppo armonico dell'essere umano, attraverso lo studio e l’approfondimento interiore con la International School of Self Awareness. In questo contesto e sulla spinta delle molteplici ispirazioni raccolte nel suo cammino ha preso vita la sua opera prima “Il Santo Sforzo di capire cosa sia l’Amore”, come racconta nella presentazione: “In questo disco, come in ogni altra cosa che esca dalle mie mani, la componente principale è la spiritualità intesa come una ricerca imprescindibile per l’essere umano. Una spiritualità che metta fin da subito radici nella materia, facendo fiorire concretamente la vita di chi decide di guardarsi dentro, di conoscersi e di migliorarsi. Da un punto di vista artistico questa è solo una prima parte di altri lavori che volgono ancora di più lo sguardo alle musiche tradizionali colte e popolari del Mediterraneo e del Medioriente, sempre mediante un approccio contemporaneo, inedito e personalissimo”. Realizzato con il sostegno del Ministro della Cultura e della SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, e pubblicato dall’etichetta salentina Nauna Cantieri Musicali, il disco raccoglie nove brani originali incisi con la produzione di Valerio Daniele (chitarra elettrica baritona, elettronica e chitarra acustica) e la partecipazione di: Giorgio Distante (tromba, eufonio e tuba), Rachele Andrioli e Coro a Coro (voci), Clara Blavet (flauto traverso e flauto preparato), Fabio Moschettini (chitarra classica) e Vito De Lorenzi (daf). Per comprendere il senso profondo di questo album è necessario partire dal titolo, come sottolinea Samuel Mele: “La parola “sforzo” è centrale nel titolo di questo disco, perché svela la nostra condizione di dormienti attraverso cui viviamo la vita, per cui qualsiasi tentativo di rompere il sonno della nostra coscienza diventa uno sforzo, perché ci vuole tanta energia e determinazione. “Santo” perché muoversi verso una versione di sé stessi migliore, desiderare di portare luce anche nel mondo intorno a noi, è una cosa santa. Tutto questo è una forma elevata di “amore” per sé stessi e per l’altro da noi”. Dividendosi tra chitarra, ney e charango, Samuel Mele, con la sua vocalità evocativa ed intensa, ci conduce attraverso un viaggio nell’interiorità alla ri-scoperta della dimensione più profonda dell’amore che prende le mosse dalla sua vicenda umana ed artistica e dalle tante esperienze di scoperte ed esplorazioni che l’hanno caratterizzata. Durante l’ascolto, infatti, si coglie come la sequenza dei brani evochi idealmente la ciclicità della vita, ma anche le fasi di una giornata dal mattino alla notte. A colpire sono tanto gli eleganti arrangiamenti, quando l’originalità dell’approccio stilistico del cantautore salentino nel cui songwriting confluiscono la canzone d’autore italiana, il jazz e la world music muovendosi attraverso sonorità che si dipanano dal Mediterraneo al Medio Oriente per toccare il Sud America. Ad aprire il disco è la raffinata ballata “Per te” nella quale spicca il ney ad impreziosire la linea melodica e il testo nelle cui diverse letture si colgono una dedica alla persona amata, ma anche un inno laico all’Essere Supremo, alla trascendenza. Si prosegue con l’elegante “Mio amore amato” le cui trame jazzy in cui dialogano chitarra e fiati esaltano il profondo lirismo del testo. Lo sguardo si sposta verso la natura con l’elegia jazz “Gli alberi” nella quale spiccano le interazioni tra corde e ottoni nel quale si inserisce il ney. Se “Mielsanto” incrocia la tradizione mediterranea e quella mediorientale in un crescendo appassionate giocato sui chiaroscuri e gli spaccati corali delle voci, la successiva “Il luogo di Dio” è cantata a due voci con Rachele Andrioli e vede la partecipazione di Coro a Coro ad esaltare il senso di spiritualità che pervade il brano. La figura di Dio ritorna in “Sera” la cui struttura musicale rimanda a quella di un mantra nel quale il protagonista immagina di volare lontano mentre cala la sera e confida che le sue preghiere possano essere accolte. Il vertice del disco arriva con la superba “Santa è la note” nella quale si incontrano sonorità differenti dal Medio Oriente al Sud America, il tutto permeato dal jazz. La tensione emotiva che pervade tutto il disco resta alta anche nella sequenza finale con “Ho chiamato in me” con l’amore cantato come metafora della pace interiore, e la poesia di “Stella regina” che suggella un disco di debutto di pregevole fattura, a partire dal packaging, che non mancherà di regalare emozioni a quanti avranno cura di ascoltarlo e riascoltarlo, fino a penetrarne i significati più autentici.
Salvatore Esposito