Namritha Nori – Traces and roots (Moonlights Records/I.R.D., 2024)

Namritha Nori è una cantante e songwriter italo-indiana. “Traces and Roots” è il suo primo album che la vede in veste di cantante, compositrice e produttrice. Arrangiato e registrato dove lei vive, tra Padova e Istanbul. Contiene otto brani originali su testi in diverse lingue scritte di suo pugno, con la presenza di strumenti occidentali e mediorientali e la cantillazione arabo-mediterranea di Namritha. “Ghannili, ya Dea” (prelude) apre il disco con le voci che si intrecciano nel canto arabo. Si passa allo spagnolo con “Tierra y Sal” tra fraseggi di chitarra classica, duduk, percussioni, double-bass e al greco di “Mia Thalassa, mia Mnimi”, un lungo brano incentrato sulle corde del baglama e dell’oud e sulla voce di Evren Ontas. La lingua francese caratterizza i due brani successivi, “Rien, on demande a Dieu” con l’esplosivo sassofono in primo piano e “Nereis” impreziosita dalle corde dell’esraj e della chitarra classica. Ancora oud, baglama e percussioni sottolineano i sette minuti di “The Names of my Life”, sempre cantata in spagnolo. “Elak” (improvisation prelude) è uno strumentale dove emerge il duduk che ci porta al finale con “In-canto a Lei”, che è ispirata ai racconti della sua prozia, in un dialogo tra il dialetto veneto e gli strumenti turchi. Contaminazione ed esplorazione delle proprie radici sono il fil rouge di questo disco, nel quale l’artista racconta la propria storia di vita e rappresenta una nuova italianità multietnica e multiculturale. Un viaggio musicale che guarda al mondo e alle sue mescolanze, all’interno delle sue eredità culturali che vanno dal Medio Oriente, alla mediterraneità, all'India, ma attingono anche dal jazz, dai linguaggi moderni, dal mondo arabo, sefardita, dall’Anatolia della sua Istanbul fino alla musica classica occidentale. Fatevi catturare da questo vortice di suoni e sensazioni affascinanti, sorretti da una voce ipnotica e immaginifica. 


Marco Sonaglia

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