Non poteva sfuggire ai nostri radar l’esordio del Brancaleone Project. Sebbene con un po’ di ritardo rispetto alla data ufficiale riportata sul disco – di fatto, “Gradisca”, pubblicato da Ipe Ipe Music, ha iniziato a circolare nel 2024 – è giunto il momento di dare conto di quanto questo trio ha prodotto. Stiamo parlando di Giorgio Distante alla tromba, Giuseppe Spedicato al basso-tuba e Rocco Nigro alla fisarmonica, strumentisti di ampie vedute, di variegata formazione musicale e di vasta produzione artistica in terra di Puglia e non solo. Si riconosce un organico del tutto inedito per connotazione timbrica ed ordito, che rende chiari gli orizzonti ispirativi, tanto dal nome scelto (un chiaro omaggio alla pellicola di Mario Monicelli) quanto dal titolo felliniano dell’album.
Non sembri scontato o abusato, dunque, parlare di una scrittura che privilegia la dimensione cinematica, rivela un procedere compositivo visionario nelle ben quattordici tracce originali (dieci di Spedicato e due di Nigro, ma gli arrangiamenti sono a firma collettiva). A tutto questo si aggiunge un elemento visuale: i loro spettacoli dal vivo si arricchiscono di acquerelli e illustrazioni che amplificano la il portato immaginifico del progetto. Non è un caso, infatti, che il coreografo Fredy Franzutti abbia scelto le loro musiche per “La luna dei Borboni”, un balletto originale ispirato all’omonima opera di Vittorio Bodini, portato in scena dal Balletto del Sud.
“Gradisca”, evoca l’estetica delle musiche di scena, delle colonne sonore di Nino Rota, come pure riprende le suggestioni del mondo bandistico, intriso di popolare, classica e jazz, e la genuinità di balli di coppia in una balera. La tromba si muove con agilità e libertà nelle sue digressioni, la tuba regge le fondamenta sonore, mentre la fisarmonica gioca un ruolo poliedrico, fungendo da collante o scambiandosi di ruolo con gli altri strumenti. A completare l’opera intervengono gli ospiti Vito De Lorenzi (tabla, duff, bells, rullante e castagnette), Valerio Daniele (chitarra acustica), Antonio Castrignanò (tamburello e cucchiai) e Redi Hasa (violoncello).
Nei cinquanta minuti di “Gradisca” i tre musicisti e i loro occasionali sodali dispensano brillantezza melodica, fanno risaltare gli stacchi e i cambi di ritmo, creando passaggi inattesi, diffondono qua e là sottigliezze timbriche. Il loro sguardo si proietta in molte direzioni con un susseguirsi gustoso di episodi delicati e ariosi, di movenze pacate e a tratti malinconiche e di accelerazioni gioiose. I titoli delle tracce richiamano direttamente i numi tutelari (l’iniziale “Ennio” e la circense “Fellini”); tendono le orecchie di là dal mare in “Grecìa” e “Basilico!”, quest’ultima una delle vette dell’album, con dentro tabla e violoncello. Si prosegue con l’afflato danzante e la dolcezza misurata di “Gradisca”, “Cadura”, “Valzer per Francesca”, “Vaniglia” (con protagonista la chitarra di Daniele) e “Novecento”. Giocano sapientemente con i cambi di umore in “Tra maggiore e minore”, “Il trapezista” e “Iundulu”, infondono di sequenze elegiache l’austera e toccante “Ai naufragati”. Infine, “Oceano” si presenta con una discorsività sonora aperta e un finale sospeso, perfetto commiato per un album piacevolissimo.
Ciro De Rosa
Tags:
Europa