Come presentare in poche righe Fintan Vallely? Parliamo di un guru della musica tradizionale irlandese: musicista, docente di flauto compositore di canzoni e brani strumentali, musicologo, scrittore, opinionista, agitatore culturale, conferenziere.
Per la Cork University Press,
Vallely cura la terza edizione (le precedenti sono state pubblicate nel 1999 e nel 2011) di “The Companion to Irish Traditional Music”, un’opera di impianto enciclopedico, straordinaria per mole e contenuto che contempla circa seicento mila parole distribuite in milleottocento voci che esplorano in maniera meticolosa e nel complesso esaustiva la musica e la cultura popolare irlandese.
Duecentoquindici specialisti hanno contribuito alla pubblicazione, che ha in copertina “Port na bPúcaí”, un dipinto realizzato nel 2005 da J.B. Vallely, fratello di Fintan, non solo pittore ma anche suonatore di uilleann pipes e didatta, la cui dedizione di lungo corso nel ritrarre musicisti lo porta ad essere una sorta di cronista del revival musicale sviluppatosi a partire dagli anni Sessanta. Le sue opere catturano l’essenza e l’energia dei musicisti, riflettendo il profondo legame tra questa forma d’arte e i suoi interpreti.
Il termine scelto, “companion”, rivela la necessità di proporre un’opera che se da un lato vuole essere concisa (pur se ambiziosa nel suo genere all’epoca della prima edizione), dall’altro intende fornire uno svolgimento attendibile e lucido, come dovrebbe essere affidabile e confortante un amico. La trattazione è organizzata in ordine alfabetico dalla A alla Z con qualche eccezione che viene subito chiarita nel prologo di Vallely.
Analizzando l’opera in una prospettiva temporale, si riconosce come l’edizione del 2011 (pubblicazione online due anni dopo) abbia segnato un notevole ampliamento rispetto alla prima pubblicazione, tuttavia questa terza edizione apporta novità e correzioni come è d’uopo, tanto da poter dire che metà del materiale proposto è del tutto nuovo. Confrontando gli anni di pubblicazione delle edizioni precedenti, si può osservare che si tratta di un quarto di secolo in cui non solo la società irlandese è cambiata profondamente ma lo stesso mondo della musica tradizionale irlandese è divenuto un fenomeno globale, che ben travalica i confini isolani con pubblici e pratiche musicali di scala quasi planetaria. Tra le novità anche un rilievo dato a temi sociali come la parità di genere, questione che acquisisce sempre più importanza in visione critica del mondo della musica tradizionale.
In apertura l’autore definisce la musica tradizionale irlandese come un corpus di melodie, canzoni, danze e attività correlate che proviene dal periodo precedente alla musica registrata e trasmessa con caratteristiche distintive che pur essendo uniche, dell’Irlanda, hanno interagito con forme e prassi musicali della Gran Bretagna e dell’Europa. A sua volta, la musica tradizionale irlandese ha contribuito allo sviluppo delle musiche in Nord America e in Australia.
Nella sintetica introduzione Vallely sottolinea alcune delle modifiche apportate in questa nuova edizione del “Companion”: non solo voci che sono state ricompilate, nuove aggiunte e cancellazioni, tra cui lo sguardo rivolto ai cosiddetti paesi “celtici” ed anche Inghilterra, per il quale esistono altre risorse, scrive il curatore.
Il volume sia accompagnato e sostenuto da un concerto (diventato anche un CD), da un doppio CD, “Compánach” (di 27 tracce, scaricabile da chi acquista il libro), un DVD, “Turas” (documentario che è anche un viaggio musicale in Irlanda), un sito web (https://comitm.com) contenente ulteriori informazioni sul progetto, che è stato pubblicato in versione digitale (kindle e iBooks).
Provando a comporre un quadro dei temi trattati, partiamo dalla vocalità rispetto alla quale sono analizzati i modelli di canto in lingua inglese e irlandese, la struttura dei canti, gli stili, i repertori e le funzioni. Sulla musica strumentale si approfondiscono aspetti organologici, melodie, repertori, forme di trascrizione, prassi esecutive e stili regionali, abbellimenti, forme di composizione e di arrangiamento: Sulla danza, si parla di aspetti coreutici, di esibizioni, di danza sociale e di competizioni, ma pure della dimensione storica e ideologica. Non meno significativa l’illustrazione dei festival musicali, a partire dal Fleadh (con l’elenco dei vincitori senior del Fleadh Cheoil All-Ireland nelle categorie principali e l’analisi dei risultati del Fleadh Cheoil All-Ireland per regione e genere), delle session, dei premi, ma anche della promozione, della didattica e delle politiche culturali istituzionali. Pure rilevante la trasmissione: oralità, registrazioni, insegnamento ed apprendimento, scuole, raccolte, multimedialità e diaspora irlandese. Naturalmente molte voci riguardano cantanti, danzatori, strumentisti, gruppi musicali, liutai e fabbricanti di strumenti, organizzatori, promotori, produttori discografici, programmatori radiofonici, insegnanti, collezionisti, analisti e giornalisti. Non mancano riferimenti alle forme di archiviazione, all’accademia, alla ricerca, alla storia e alla letteratura né è trascurato il ruolo delle donne nella musica tradizionale.
Infine, troviamo l’imponente bibliografia ragionata, altro punto sostanziale del “Companion” che si configura come una monumentale risorsa, indispensabile perché fornisce informazioni scientificamente attendibili e si rivolge tanto a studiosi di Irish Studies quanto al pubblico di cultori della musica tradizionale.
Ciro De Rosa
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