Il violino è ragione di vita e d’arte per Jyotsna Srikanth, nativa di Bangalore, musicista che occupa una posizione di prestigio nella tradizione musicale classica carnatica dell’India meridionale. All’età di cinque anni ha ascoltato per la prima volta il violino carnatico suonato dal leggendario Kunnakudi Vaidyanathan e ha cercato di imitarlo raschiando insieme due scope dalla credenza della cucina (“mia madre pensava che fossi impazzita, ma io volevo disperatamente sentire di nuovo quel suono...”, racconta). Da lì gli studi, prima sotto la guida della madre, la cantante Rathna Srikanth, e poi con R.R. Keshavamurthy e V.S. Narasimhan. La sua formazione è proseguita nella musica classica occidentale alla Bangalore School of Music. Parallelamente al suo impegnativo programma musicale, si è anche formata come medico, conseguendo alla fine una laurea in patologia. Compositrice, concertista e didatta, Srikanth vanta una significativa discografia; ha registrato colonne sonore per film, ha scritto per il balletto ma si è da sempre mostrata propensa alle “connessioni”, che si tratti di jazz, flamenco di musica scandinava, di musica classica eurocolta o di ritrovarsi accanto alla Bollywood Brass Band. A Londra, dove vive dal 2004 con il marito, presiede l’organizzazione educativa non profit Dhruv Arts, ha fondato e cura il London International Arts Festival, nel dicembre del 2023 ha ricevuto il MBE dal sovrano britannico. Il riconoscimento – dice la violinista, che ha suonato al WOMAD
e partecipato anche alla stagione concertistica dei BBC Proms – potrà portare la musica carnatica sotto i riflettori. “Credo che questa forma di musica classica abbia bisogno di maggiore riconoscimento, soprattutto in Europa. […] Per far sì che la musica carnatica raggiunga le masse, dovrebbe essere eseguita in modo più contemporaneo”, dice in un’intervista al quotidiano “Hindustan Times”. Nel breve e medio termine la violinista intende lavorare maggiormente con orchestre d’archi e scrivere nuove musiche, lanciare il Bangalore String Quartet ispirato al Madras String Quartet: “Sarà musica carnatica con un concetto di quartetto occidentale”, aggiunge.
“Carnatic Nomad” racchiude nel titolo e nel programma il senso della missione divulgatrice di Srikanth, votata a far conoscere al mondo l’eccezionale patrimonio musicale d’arte dell’India del Sud. Ad accompagnarla in questa nuova produzione per la collana Naxos Woreld sono due percussionisti altrettanto prestigiosi: Manjunath B.C. al mridangam e Sri Amruth Nataraj, conosciuto come Amrit N. al khanjira.
I tre musicisti presentano dei raga, molti dei quali rappresentano uno sviluppo a partire dal sistema Melakarta, struttura fondamentale di settantadue raga base da cui derivano numerosi altri.
Magnifico il tema iniziale “Vatapi”, un raga Hamsadhwani composto da Muthuswami Dikshitar, considerato uno dei massimi compositori della “Trinità della musica carnatica” del XVIII secolo. Il brano, dedicato a Ganapathi di Vathapi (una delle sedici icone di Ganesh che si trovano nei templi intorno a Thiruvaru), è eseguito nel tala adi a otto battute. Nella parte finale i musicisti offrono sequenze improvvisative melo-ritmiche all’interno della cornice ritmica (kalpana-swara). È coevo “Mamavasada Janani”, composto da Swathi Thirunal nel raga Kaanada dal carattere melodioso. Srikanth inizia con il preludio improvvisativo non ritmico alapana, che introduce e sviluppa il raga dedicato a Devi, che è strutturato all’interno del rupaka tala a sei battute e si conclude con la parte improvvisativa. Si passa alle atmosfere più meditative di “Manasa Sancharare”, pezzo del compositore seicentesco Sadashiva Brahmendra, nel raga sama. Secondo nome illustre della “Trinità musicale” di cui si è detto è stato Saint Tyagaraja, autore di “Ninnuvina”, brano nel raga Navarasa Kannada: si tratta di un motivo molto veloce dai moduli ritmici davvero intricati. Oltre, troviamo i ventuno minuti di “Nagumomú”, dello stesso autore, nel raga Abheri. È uno dei vertici del lavoro, interpretato da Srikanth
raddoppiando la velocità del tala adi per creare un ciclo di 16 battute; i due percussionisti, poi, presentano assoli di tutto rispetto. Nel raga Kapi, “Jagadhodhaarana” è una composizione ricca di pathos del compositore Purandara Dasa, vissuto nel sedicesimo secolo e venerato come il “Pitamaha” (nonno) della musica carnatica. A concludere questo magnetico album è un altro motivo dalla notevole complessità ritmica pur se di breve durata: si tratta di “Tiruppugal”, suonato nel raga Shanmukhapriya e nel tala mishra chapu di sette battute, tratto dalla raccolta di canti sacri tamil del quindicesimo secolo del poeta-santo Arunagirinathar e dedicato al figlio di Shiva.
“Carnatic Nomad” è l’occasione per avvicinarsi a un repertorio tanto antico quanto integro, suonato con dal trio con fluidità e con una qualità che si mantiene sempre alta.
Accompagnata da Abhiram Sahathevan al mridangam, la virtuosa violinista Jyotsna Srinkath suonerà il prossimo 20 novembre al Teatro Miela di Trieste.
Ciro De Rosa
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