6hunesseq – Ma olen maa peal v66ras (Nordic Notes, 2024)

Dalla Tallinn Music Week, forum musicale internazionale di primavera, allo storico Folk Music Festival di Viljandi,  di fine luglio, fino all’impegno formativo della l’Accademia di Cultura Viljandi dell’Università di Tartu, il Paese baltico vive una massiccia rinascenza della musica folk strumentale e vocale tanto da essere diventato centrale nella mappa europea delle musiche tradizionali contemporanee. Proprio in occasione di un evento culturale che ha radunato studenti di musica folk provenienti da diversi dipartimenti accademici di musica, che le musiciste di quello che poi è diventato il quartetto 6hunesseq si sono incontrate. Pronunciato all’incirca come “sciunessek”, il nome della band, formatasi nel 2021, significa “umidità” in võro, lingua uralica parlata nel sud dell’Estonia. Fanno parte dell’organico Kaisa Kuslapuu (organo a canne), Marion Selgall (voce e tamburello), Greta Liisa Grünberg (voce, talharpa, tamburi a cornice autocostruiti), Maria Mänd (violino, talharpa e voce). Una ripresa di repertori e strumenti del tutto originale per questo ensemble, ammaliato tanto dalla tradizione canora delle corali folkloriche estoni che eseguono repertori sacri, quanto del regilaul, il ritmo poetico basato sulla ripetizione continua di versi di otto sillabe in uno stile noto come runico. Tratto peculiare del quartetto è il far incontrare l’organo a canne (nello specifico un Alfred Führer del 1965 collocato nella chiesa di San Giovanni a Tartu dal 2005, dove è stato registrato l’album), con la lira ad arco a crine di cavallo talharpa (strumento per il ballo un tempo diffuso presso le comunità svedesi dell’Estonia), violino e percussioni. Spiega Selgall in un’intervista a “Vikerraadio”: “I cori popolari fanno parte della musica tradizionale estone, che negli ultimi decenni è stata dimenticata. Il modo è quello con cui la gente cantava nelle case quando tornava dalla chiesa, con l'aggiunta di abbellimenti e modifiche, ed è così che ogni canzone ha assunto un carattere unico. Le 6hunesseq hanno selezionato nove tracce per il loro debutto discografico, che si traduce all’incirca con “Ospite sulla terra io vago”, titolo della composizione d’apertura, un inno proposto a partire dalla versione raccolta nelll’isola di Vormsi, intonato il primo novembre per Ognissanti o anche nel corso di cerimonie funebri.  Per il giorno di San Michele si canta “Sind, issand jumal, kiidame” (Signore Iddio, noi tutti di lodiamo), mentre un solo di talharpa introduce “Nuta, inimene” (Piangi, umano), che ci porta nel periodo quaresimale. I bassi profondi dell’organo, il pizzicato, gli sparsi colpi d’archetto ma soprattutto le splendide armonizzazioni vocali adagiate sulla tastiera accentuano la forza evocativa del motivo. La traccia successiva, “Kyl2kene v2ikok6n6” (Piccolo villaggio), è uno splendido leelo della Setomaa, la regione abitata dal popolo Seto, il cui dialetto è una varietà dell’estone meridionale. Dal 2009, lo stile polifonico di canto popolare leelo è stato inserito nella lista della cultura immateriale dell'UNESCO. Il leelo è considerato una speciale variante locale della tradizione del canto runico baltico-finnico. Nel canto corale dei Seto si alternano le parti del solista e del coro. Il cantante solista canta la strofa, il coro si unisce per le ultime sillabe di ogni riga e poi ripete la strofa. Le quattro musiciste fondono con studiata immediatezza le loro voci accompagnandosi con gli strumenti; pur con un tratto contemplativo, il motivo conserva una marcata vivacità. Emana una forte spiritualità la preghiera “Maarja otsib poega” (Maria cerca suo figlio). Dalla crocifissione alla nascita e all’adorazione di Gesù cantata in “Nyyd ole, jeesus kiidetud” (Lode a te Gesù Cristo), un tradizionale dell’isola di Kihnu, proveniente ancora dal repertorio delle corali, e in “Aukuningas, oh jeeus” (O Gesù, re della gloria), ancora un tradizionale, questa volta di Muhu, in cui si rinforza l’elemento percussivo. L’antichità precristiana dello stile di canto è sottolineata da Selgall, che spiega come questi canti contengano riferimenti mitici e come la musica sia meditativa su una melodia solitamente semplice in cui ci si immerge, “lasciandosi trasportare”. E sono proprio due “runo song” a condurci in fondo alla tracklist: il testo del primo, “Miks see ilmake udune”, raccoglie versi provenienti da diverse aree dell’Estonia, il secondo, “Kelle kuused kumavad”, appartiene alla tradizione di Paide, nel cuore del Paese, mentre la melodia è di Peetri nell’Estonia settentrionale. L’insolita combinazione di strumenti, la qualità vocale rendono fascinoso l’ascolto di questo esordio. 


Registrazione di 6hunesseq di Vincent Moon, effettuata durante il XXXI Viljandi Folk Music Festival. Produzione Viljandi Folk Music Festival, Estonian Traditional Music Center e Petites Planètes. Brani: 1. “Kelle kuused kumavad”, 2. “Nyyd ole, jeesus”, 3.” P2ev l6ppeb nyyd”, 4. “Miks se ilmake udune” 

Ciro De Rosa

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