Ottaviano | Gallo | Faraò – Lacy in the sky with diamonds (Cleanfeed Records, 2024)

Considerato uno dei sassofonisti e compositori più innovativi della storia del jazz, Steve Lacy era animato da una costante tensione verso la ricerca e da una curiosità febbrile che lo condusse a cristallizzare, sin dai primi anni di attività, una cifra stilistica originale, partendo essenzialmente da semplici intervalli strumentali, per giungere ad una forma espressiva libera che gli consentiva di andare oltre ogni limite. Per comprenderlo basta sfogliare le sue partiture in cui si scoprono ardite architetture musicali o immergersi nell’ascolto dei suoi dischi come “Evidence” in cui spicca in nuce la sua disinvoltura nell’andare oltre i limiti alla ricerca di nuove frontiere timbriche e melodiche da esplorare. La scelta coraggiosa di andare controcorrente e di non seguire le richieste di mercato non gli consentì in vita di avere il successo che avrebbe meritato, ma la sua opera è un pilastro fondamentale della storia del jazz da cui non si può prescindere. A vent’anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 4 giugno del 2004, il trio composto da Roberto Ottaviano (sax soprano), Danilo Gallo (contrabbasso, banjo, chitarra) e Ferdinando Faraò (batteria, percussioni) ha reso omaggio al sopranista americano con “Lacy in the sky with diamonds”. Ad una lettura superficiale, il titolo potrebbe trarre in inganno rimandando ad un ennesimo tributo ai Beatles, ma a ben vedere nella scelta c’è del geniale perché coglie nell’essenza la potenza espressiva della musica di Steve Lacy e a quel processo di decostruzione e ricostruzione che rimanda all’immagine che si deforma attraverso un diamante. Se dieci anni fa avevamo apprezzato Ottaviano alle prese con due diverse formazioni in duo e in quintetto in “Forgotten Matches: The World Of Steve Lacy” in questo album lo troviamo dar vita ad un dialogo tanto travolgente, quanto imprevedibile con due eccellenti strumentisti come Gallo e Faraò. I sassofonista pugliese alterna melodie sinuose e brillanti ad articolate dissonanze, supportato delle trame ritmiche di Faraò che si divide tra percussioni e batteria, mentre Gallo alterna contrabbasso, chitarra e banjo. Registrato presso il Crossroad Recording Studio di Cologno Monzese (Mi) nel settembre del 2023, il disco si compone di undici brani di cui quattro riletture di composizioni di Lacy e sette improvvisazioni libere nate in sala dalle ispirazioni del momento. Ad aprire il disco è l’atmosfera sospesa di “Esteem” tratta dal live “Let's Call This... Esteem” del 1993 con Mal Waldron e qui impreziosita da un solo di Gallo e dal drumming libero di Faraò. Si prosegue con “Deadline” dal live in solo “Stabbs” del 1975, una composizione complessa tutta giocata sulle sequenze iterative del trio in cui si staglia il sax di Ottaviano appena sussurrato nella prima parte e poi sempre più inciso fino al finale. Se “The Gleam” del 1987 arriva “Napping”, un brano rumoristico che si sviluppa su un tema blues cantbaile, la successiva “And the Sky Weeps” è il primo brano originale del disco consegnandoci una serie di gustose improvvisazioni modali. Un po’ oscura è “No One Flew Over the Cuckoo's Nest” in cui nel finale ritorna il tema di “Napping” ma il vertice del disco arriva con i sette minuti di pura improvvisazione tutti da ascoltare che si dipanano tra l’iniziale “Bone” che arriva “The Way” del 1980 e lo standard “These Foolish Things”. Il solo di Ottaviano di “The Owl” tratta dal suo “Clangs” del 1993 ci introduce alla sequenza con la sofferta “Hard Landing”, il funk venato di rock di “Diamond Flock Accident” in cui spicca la chitarra di Gallo e il blues, denso di lirismo, di “Bound” da “Straws” del 1977. La travolgente “Prospectus” dal live omonimo del 1993 chiude un disco di altissimo profilo che coglie in modo straordinario al visione musicale di Steve Lacy, regalandoci una prova eccellente di tre strumentisti eccezionali. Assolutamente consigliato. danilogallo.bandcamp.com/album/lacy-in-the-sky-with-diamonds.


Salvatore Esposito

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