Erwan Keravec – 8 Sonneurs pour Philip Glass (Buda Musique, 2024)

Il Biniou Braz, ossia la grande cornamusa nota come la cornamusa scozzese delle Highlands, arriva in Bretagna sul finire del XIX secolo. In seguito, si diffonde nei complessi bandistici denominati bagadou (plurale di bagad, ensemble composti da cornamuse, bombarde e tamburi), attraversando diverse fasi di adattamento del chanter e della diteggiatura per rispondere alle esigenze esecutive. A partire dagli anni ’70 del XX secolo, anche il folk revival di marca stivelliana ha dato impulso allo strumento, che oggi è pienamente considerato parte integrante della musica popolare bretone. Suona il Biniou Braz Erwan Keravec, piper cinquantenne di Pluneret, la cui carriera artistica è straordinariamente variegata, spaziando dalla musica tradizionale al jazz, dalla musica contemporanea all’improvvisazione. Cresciuto nel contesto dei “circoli celtici” e del revival coreutico bretone, ha imparato a suonare con la Bagad Locoal-Mendon, che ha curato la sua formazione musicale. In seguito, ha iniziato a suonare in stile tradizionale per la danza in duo con il fratello Guénolé alla bombarda e con la Bagad Roñsed. Nel 1997 collabora con il collettivo jazz La Marmite Infernale, big band dell’ARFI (Association à la recherche d’un folklore imaginaire) di Lione, e per la prima volta si trova a dover improvvisare. Tra il 2005 e il 2013 ha inciso tre album con i Niou Bardophones, quartetto composto da cornamusa, bombarda, sax baritono e batteria. Contemporaneamente si dedica alla ricerca di uno stile per la cornamusa distante dalla pratica tradizionale, pubblicando “Urban Pipes I” (2007) in solo e “Urban Pipes II” (2011) in trio con il fratello Guénolé (trélombarde) e il gran cantore basco Beñat Achiary. Per rendere ancor più evidenti le sue intenzioni, dal 2011 ha iniziato a commissionare brani a compositori senza alcuna esperienza precedente con lo strumento, come parte della serie Nu Piping. Partecipa al progetto Vox per cornamuse e voci, successivamente ampliato in Extended Vox con il coro Les Cris de Paris. Nell’ambito dell’improvvisazione ha formato duetti con Jean-Luc Cappozzo (“Air Brut”), il già citato Achiary (“Ametsa”) e Mats Gustafsson (“Luft”), e collabora con coreografi e danzatori come Boris Charmatz, Emmanuelle Huynh e Daniel Linehan. Ha inoltre fondato il trio White Sands con il chitarrista Julien Desprez e il percussionista Will Guthrie (2019). L’approccio alla musica contemporanea da parte di Keravec ha comportato una profonda modifica delle tecniche esecutive tradizionali, finalizzate a esplorare il suono e le peculiarità armoniche dello strumento, guardando oltre la pratica strettamente melodica e la funzionalità coreutica della musica tradizionale. Erwan propende per una musica che non abbia altra funzione se non quella di essere ascoltata. Pubblica “Goebbels/Glass/Radigue” nel 2012, di cui dice: “Ho conosciuto Heiner Goebbels alla Ruhrtriennale, dove suonavo per il balletto “Enfant” di Boris Charmatz. Da allora siamo rimasti in contatto e abbiamo finalmente creato il brano per cornamusa solista ‘N°20/58’ ”. A fine 2018 incontra Éliane Radigue, che definisce una “sorpresa”, perché Éliane stessa ha affermato che la cornamusa normalmente non si “presta” alla sua musica. Insieme creano “OCCAM XXVII” per cornamusa. Ma è grazie a Matthew Welch, suonatore di cornamusa americano, che scopre “Two Pages” di Philip Glass. Lo sviluppo adattivo e interpretativo prosegue con “Nova Scotia” (2021), inciso in coppia con il batterista Hamid Drake, e con “Sonneurs 2” (2022). L’anno successivo realizza “In C // 20 Sonneurs”, riunendo venti musicisti, suonatori di cornamusa e bombarda che riprendono il classico lavoro di Terry Riley (1964) concepito su 52 moduli da suonare in sequenza, ma dando a ogni musicista la libertà di scegliere per quanto tempo suonare una determinata frase. L’esecuzione della partitura di Riley è stato uno dei picchi degli showcasecdi Babel Music 2024 a Marsiglia. Il 2024 vede Erwan Keravec (cornamusa scozzese e direzione artistica) rielaborare quattro partiture di Glass, composte sul finire degli anni Sessanta, quando il musicista di Baltimora incontra Ravi Shankar e si apre a nuovi orizzonti creativi e sonori utilizzando brevi cellule sonore tonali o modali, iterandole con minime alterazioni, micro-variazioni di altezze, dinamiche e timbri. L’organico è un ottetto che, oltre ad Erwan, comprende Gaël Chauvin (bombarda tenore), Michaël Coziwen (binou), Erwan Hamon (bombarda soprano e baritono), Gweltaz Hervé (cornamusa scozzese), Guénolé Keravec (bombarda tenore e baritono), Vincent Marin (bombarda baritono) ed Énora Morice (binou). Realizza “8 sonneurs pour Philip Glass”, pubblicato dall’etichetta Buda Musique con cui Keravec incide da molti anni. La procedura scelta per le quattro composizioni si basa sulla ripetizione di frasi musicali che diventano progressivamente più complesse. La loro lunghezza permette al suono di aprirsi ed espandersi. “Questo funziona ancora meglio quando la musica è suonata da strumenti dal timbro ricco, combinati con bordoni. Il suono continuo delle cornamuse crea l'incanto di questa musica”, spiega Erwan. L’ensemble apre il lavoro con la composizione più orchestrale, “Music In Similar Motion” (1969). Il brano inizia con la tradizionale coppia di bombarda e biniou, reinterpretando la partitura di Glass con un andamento che ricorda una danza bretone. Le successive entrate delle voci strumentali, collocate sopra e sotto la linea melodica originale e arricchite da un bordone basso, trasformano questo fraseggio tradizionale in uno sviluppo che potrebbe perpetuarsi all’infinito, mantenendo intatto il senso drammatico dell’opera originale. Composta per organo in “forma aperta”, la successiva “Music In Contrary Motion” (1969) è la seconda traccia. In questa esecuzione l’ensemble affida il movimento contrario sulla tastiera al biniou in Si bemolle e alla cornamusa in Do. Nell’interpretazione originale di Glass, due note continue venivano suonate sulla pedaliera, alternate a ogni mezzo pattern; con l’allungarsi progressivo dei motivi, queste note si estendevano gradualmente. In questa versione, la prima nota è suonata con continuità dal bordone basso in Do del biniou e della cornamusa, mentre gli altri sei musicisti costruiscono un Sol che “gradualmente travolge l’ensemble”, osserva Keravec. “Music in Fifths” (1969) è invece concepita per due voci parallele, in Fa e in Do. L’ensemble è diviso in due gruppi per creare questo movimento per quinte, distribuito su tre diverse altezze: biniou, cornamusa e bombarda. Questi strumenti si combinano tra loro per produrre un notevole flusso continuo. Infine, c’è “Two Pages” (1968), uno studio sull’allungamento e la successiva contrazione di una semplice linea musicale, in quella che Glass definisce un’esplorazione del “processo additivo”. In questo brano, l’ensemble utilizza la cornamusa in Do, il biniou in Sol, la cornamusa in Sol e il biniou in Si bemolle (quest’ultimo con un bordone in Do). Ogni gruppo di cornamuse suona in unisono la propria frase melodica, sviluppando l’involucro sonoro attraverso l’aggiunta dei propri bordoni. La traccia è stata registrata in movimento, “in modo che l’inviluppo dei tamburi cambi e riveli gli armonici in modo diverso”, spiega Keravec, il quale aggiunge che “questi ‘primi classici’ di Glass sono il preludio a “Einstein on the Beach” e sono stati composti dopo un viaggio in Nord Africa e in India. Forse è per questo che questi brani sono modali e perfettamente adatti alle cornamuse? Sorprendentemente, sembrano essere stati scritti proprio per i nostri strumenti”. Un’esperienza sonica e sensoriale di grande impatto che deve essere vissuta dal vivo. 


Ciro De Rosa

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