Les Trois Lézards – Gli Uomini Poetici (Controvento/Dodicilune/I.R.D., 2023)

Tadjiguinia è un paese che non esiste ma appartiene all’immaginazione, un luogo non-luogo dove si intersecano culture, lingue e suoni differenti, dove si parlano lingue inventate, ma soprattutto nel quale si suona. Sarebbe perfetto, vederlo tra le svariate micronazioni, nate dalle idee visionarie di qualcuno che si autoproclama re, crea dal nulla un regno con tanto di capitale, bandiera, moneta e apparati governativi, così magistralmente raccontate da Graziano Graziani in “Atlante delle micronazioni”, uscito nel 2015 per i tipi di Quodlibet. Tadjiguinia esiste, però, nella musica e nell’ispirazione de Les Trois Lézards, formidabile quartetto composto dal fisarmonicista, compositore e cantante francese, ma da molti anni attivo in Selento, Emmanuel Ferrari che ricordiamo con il progetto Les Troublamours e dai tre eccellenti musicisti pugliesi Giovanni Chirico (sax alto e baritono, voce), Giorgio Distante (tuba, tromba, euphonium, voce) e Roberto Chiga (tamburello, grancassa, voce), i quali hanno unito le forze per dar vita ad un comune percorso di ricerca attraverso la musica immaginaria percorrendo le strade del jazz, ma anche i sentieri della musica balcanica e quelli dei balli tradizionali, non senza deviazioni di percorso nello ska o nel funky. Ne è nata un alchimia sonora travolgente e dalla quale ha preso vita questo state of mind musicale, come scrivono nella presentazione del disco: “In questo stato di spirito non si parla tadjiguino ma italese, franciano, l’altro-salentino, il gattico, il melodico… e soprattutto si suona. Ci vive un principe non-principe, Ninour il vagabondo principale. Ninour ha tante storie tadjiguine da raccontare, come quella d’amore con Carmelina o il viaggio di Gino, l’emigatto. Ninour narra l’ubriacatura oceanica di Théodule il funambolo e l’inscontro con Magda la trapezista, la passione per le erbe aromatiche di Leone il nano saggio e l’innamoramento infelino di Gino. E poi spiega, a chi sa ascoltare, perché in Tadjiguinia non ci sono uomini politici ma uomini poetici". Registrato tra il 5 e il 6 aprile 2023 al Dodicilune Studio di Lecce e prodotto dal quartetto con Maurizio Bizzochetti, il disco raccoglie dieci brani originali, firmati principalmente da Ferrari, che nel loro insieme compongono le tappe di un itinerario sonoro attraverso i villaggi della Tadjiguinia al seguito di un carrozzone di imprevedibili musicisti-circensi. Sotto il profilo musicale i brani presentano strutture jazz su cui si innesta una ampia varietà di ritmi, dinamiche e timbri dal valzer alla musette, passando per le musiche balcaniche e lo ska. In questo senso di fondamente importanza è l’apporto ritmico e melodico dei fiati di Giovanni Chirico e Giorgio Distante, entrambi attivi in ambito jazz, e quello dei tamburi a cornice di Roberto Chiga, ben noto invece nella scena trad, a supportare le scorribande di Emmanuel Ferrari nel cui universo musicale la musica francese si sposa con i ritmi dispari balcanici. Ad aprire il disco è lo strumentale “Les Hommes Poétiques” che, quasi fosse un ouverture, ci introduce alle atmosfere del disco tra cambi di tempo, spaccati riflessivi e scorribande dei fiati. Si prosegue con il gustoso climax de “La Ballade de Ninour” tutta giocata tra chanson francese e spaccati in cui il ritmo si fa più intenso spinto dai fiati e dai tamburi a cornice. L’ironica canzone d’amore “Carmelina” ci introduce alla irresistibile “Il Leone Nano” con i fiati che giocano sulla linea melodica danzate, e in cui non manca un incursione nella tradizione con uno scioglilingua salentino. Le atmosfere tanguere di “Vague à l’Homme” aprono la strada alla bella sequenza con travolgente “Le Funambule”, il valzer “La Valse Des Lézards” con la sinuosa trama melodica tracciata dall’organetto di Ferrari spezzata dalle sortite dei fiati, e la musette “Chatloupe” nella quale spicca sul finale il solo di sax di Chirico. Le festanti “Magda e Gino” e “La Parata di Ninour” completano un disco da non perdere per l’intensità e la brillantezza del suono, ma anche per quella sana dote di follia che lo pervade e che appartiene alla fantasia. File under: il realismo fantastico in musica. 


Salvatore Esposito

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