Trombettista, compositore e didatta, Giacomo Tantillo si è formato presso il Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo, perfezionandosi successivamente presso il Berklee College of Music di Boston. In parallelo molto articolato è stato il suo percorso artistico, nel quale non sono mancate collaborazioni di prestigio tanto in ambito jazz quanto in ambito pop, ma soprattutto i riconoscimenti come il “Premio Internazionale Massimo Urbani” per Solisti Jazz. Sotto il profilo discografico da leader, dopo aver esordito con “Rewind,” ha dato alle stampe “Water Trumpet” in quartetto con Andrea Rea, Matteo Bordone e Enrico Morello. Il suo nuovo album “Bandistikamente” esplora le intersezioni possibili tra il jazz, le sonorità moderne e la tradizione bandistica fortemente radicata in Italia ed in particolare nel Meridione dove giocava un ruolo fondamentale non solo nello scandire i momenti di festa, siano esse religiose o civili, ma anche nek veicolare la musica colta verso il grande pubblico con adattamenti di arie operistiche e composizioni di musica classica.
Frutto di un intenso lavoro di studio e ricerca, il disco affonda le sue radici a livello concettuale nella magistrale lezione di Pino Minafra con La Banda e il suo indimenticabile Talos Festival, ma anche dalle esperienze di Cesare Dell’Anna con il formidabile progetto GiroDiBanda o di Roy Paci con Banda Ionica dei pregevoli “Matri Mia” e “Passione”. Proprio quest’ultimo ha curato la produzione musicale e gli arrangiamenti del disco nel quale, accanto al trombettista siciliano, troviamo la sua band, The Zisas, ovvero Michele Mazzola (sax baritono), Salvatore Sciarratta (trombone), Pietro Sardo (euphonium), Fabio Giachino 8piano e tastiere), Riccardo Vinci (basso elettrico) e Cristin Martina (batteria), a cui si sono aggiunti, per l’occasione, Antonio Putzu (duduk e low whistle), l’Ensemble Trombe del Conservatorio A. Toscanini e Giuseppe Viscuso alla voce. L’ascolto rivela un album che si muove tra presente e passato, e che affonda le sue radici in una tradizione musicale ricchissima, declinandola al futuro nell’incontro con sonorità funky, reggae, disco e latin jazz, il tutto sorretto da una complessa architettura ritmica in cui sax baritono, trombone ed euphonium incontrano l’elettronica, incorniciando i passaggi solistici della tromba. Lo svolgimento dei brani prevede l’esecuzione del tema per poi lasciare spazio agli assoli e ai virtuosismi delle trombe o agli interventi di Giachino al piano e alle tastiere. Siamo, dunque, di fronte ad un progetto che nasce con il duplice obiettivo di rendere omaggio alla tradizione delle bande, ma anche di svelarne al grande pubblico la bellezza e la ricchezza del repertorio.
Ad aprire il disco è la marcia “The King” di Archibald Mizzi, riscritta in chiave funky con i fiati che spingono la linea melodica in cui si inserisce la tromba a tracciare il tema. Si prosegue con l’autografa “Cocus” che si muove nei territori latin pop, il classico “Cuore abruzzese” di Giovanni Orsomando che è permeata da echi balkan-dance e “Ligonziana” di Nino Ippolito con il fulminante interplay dialogico tra le trombe di Tantillo e Paci in evidenza. L’atmosfera cambia con la riflessiva e avvolgente de “L’Orientale” che ci introduce alla bella sequenza in cui spiccano il dolce lirismo di “Nanni” e la trascinante “Zingarella” di Salvatore Ingo. La sinuosa e danzante “Saracena” chiude un disco appassionante che non mancherà di entusiasmare quanti vi dedicheranno un attento ascolto.
Salvatore Esposito
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