Festival Popolare Italiano, X Edizione, Popolare è Donna, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, Roma, 5 aprile - 20 maggio 2024

Il festival si è aperto il 5 aprile con l’incontro con il giornalista Felice Liperi sul tema “Tradizione e canzone (d'autore): un filo interrotto?” condotto da Stefano Saletti e che ha fatto da preludio al live di Banda Ikona con il progetto “Canto del Mare”, un viaggio attraverso i suoni plurali del Mediterraneo declinati al femminile. L’ensemble a geometrie variabili, guidato da Saletti, ha confermato di essere una delle formazioni più coinvolgenti della scena musicale italiana con un live intenso e serrato, impreziosito dalla partecipazione di Barbara Eramo, Gabriella Aiello, Yasemin Sannino, Raffaella Misiti, Fabia Salvucci e Raffaela Siniscalchi che si sono alternate sul palco. Fitto è stato anche il programma del 24 aprile, con il Foolk Talk che ha visto protagonista Andrea Piccioni e nel corso del quale il percussionista laziale ha ripercorso la sua carriera artistica per soffermarsi sulla sua attività didattica, anche in ambito accademico, ed in particolare sullo studio delle tecniche esecutive dei tamburi a cornice. Ampio spazio è stato riservato anche al volume “Il tamburello. Arte, storia, tecnica. Ediz. italiana e inglese”, innovativo metodo per tamburo a cornice, edito da Kurumuny (di cui parleremo approfonditamente nei prossimi numeri) e curato da Piccioni. Nell’occasione, al percussionista laziale è stato consegnato, anche, il Premio BF-Choice di Blogfoolk per il miglior disco dell’anno 2022 per “Upgrade”, inciso con Francesco Loccisano. A seguire, sono saliti sul
palco i Suonno d’Ajere, trio guidato dalla voce di Irene Scarpato, che ha presentato “Nun v’annammurate” (di cui daremo presto conto su queste pagine), nuovo album che prosegue il lavoro di ricerca e valorizzazione del patrimonio musicale partenopeo, intrapreso con l’apprezzato album di debutto. La coinvolgente performance romana ha messo in luce la piena maturità del trio napoletano sempre più a fuoco nel ridare luce e brillantezza a brani dimenticati della canzone partenopea. Ad impreziosire il tutto l’elegante vocalità della Scarpato, esaltata dal dialogo tra le corde del mandolino di Marcello Smigliante Gentile con le chitarre Gian Marco Libeccio. Il giorno seguente lo sguardo della rassegna si è spostato verso la tradizione araba, prima con il Foolk Talk dedicato alle attività della Maqam Productions e alla scena musicale mediorientale di cui abbiamo discusso con il produttore Soud Allan e, poi, con lo splendido set della cantante giordana Macadi Nahhas, in un inedito trio con Pejman Tadayon e Stefano Saletti. Il live act, preparato nell’arco di pochissime prove, ha svelato al pubblico tutta la bellezza che può nasce dall’incontro tra culture differenti. L’incanto acustico dell’incontro tra le corte del musicista persiano e del polistrumentista romano con la voce della Nahhas ci ha consegnato brani densi di spiritualità e nei cui versi spesso fa capolino l’attualissimo tema della pace. Il festival è proseguito
il 30 aprile con la consegna del Premio BF-Choice, miglior disco dell’anno 2023 a Hiram Salsano per “Bucolica” a cui è seguito un breve, ma densissimo, set in cui la cantante cilentana ha eseguito quattro brani dalla sua opera prima (vincitrice, tra l’altro, del riconoscimento per i Giovani under 35 del Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana) accompagnata da Catello Gargiulio che si è destreggiato tra fisarmonica, tamburi a cornice e fiati. Headliner della serata è stata la cantante salentina Maria Mazzotta che ha proposto in duo con il fisarmonicista Antonino De Luca i brani tratti dall’apprezzato “Amoreamaro” del 2020, struggente concept album dedicato all’amore, cantato da prospettive differenti. Durante il set, molto ben strutturato sotto il profilo concettuale, hanno spiccato le brillanti interpretazioni di “Lu Pisci Spada” dal songbook di Domenico Modugno, gli stornelli “Vorrei volare” dal repertorio di Uccio Aloisi e “Ballata della presa di coscienza” su testo di Rina Durante e musica dell’indimenticato Daniele Durante, ma soprattutto una toccante “Nun me lassare” che ha rappresentato uno dei vertici della serata. L’appuntamento del 4 maggio ha visto in apertura il talk con la cantante e regista Giada Colagrande che, sollecitata dalle domande del sottoscritto, ha raccontato il suo percorso di ricerca dal quale ha preso vita “Queendoms”, opera prima come solista, pubblicata con il
moniker Agadez”. Si tratta di un intrigante concept album nel quale ha raccolto dieci brani originali, dieci ritratti di divinità legate ai culti femminini arcaici. È stata, poi, la volta del concerto della cantante italo-argentina Sarita Schena che, accompagnata da Giuseppe De Trizio alla chitarra e Claudio Carboni ai fiati, ha portato in scena un brillante set che è stato l’occasione per ascoltare una selezione di brani tratti dalla sua opera prima “A flor de piel”. Il raffinato interplay tra i fiati e le corde ha avvolto la sua voce venata di malinconia e impeccabile nel rileggere il repertorio tanguero con omaggi tanto ad autori latini di origine italiana come Astor Piazzolla e Juan D’Arienzo, quanto ai sudamericani Chavela Vargas e Bola de Nieve. Il Foolk Talk di apertura del 17 maggio ha acceso i riflettori su Corzani Airlines, rubrica fiore all’occhiello della nostra testata, e curata dal giornalista, musicista e fotografo Valerio Corzani che ha raccontato a Stefano Saletti questa bella avventura, il tutto intercalato dalla proiezione dei vari scatti pubblicati sulle nostre pagine. Rotta, poi, verso sud con il bel concerto della cantante algerina Anissa Gouizi e del chitarrista Giovanni Seneca con il progetto “Mediterraneo Battente”. Il penultimo appuntamento del festival, il 23 maggio, è stato aperto dal vivace incontro sul tema “Tramandare e tradire: le vie delle nuove sonorità partendo dalla tradizione" nel quale
hanno dialogato il musicista e ricercatore Luigi Cinque e il giornalista e regista Maurizio Malabruzzi. Il momento centrale della serata è arrivato con il concerto dell’ensemble Enerbia guidato dalla violinista Maddalena Scagnelli che ha condotto il pubblico alla scoperta della tradizione musicale delle Quattro Province. La rassegna si è chiusa in grande stile, il 24 maggio con Elena Ledda e Mauro Palmas con i quali nel segmento del Foolk Talk è stato presentato il docu-film “Miradas”, per la regia di quest’ultimo e di Maurizio Mannoni, alle cui immagini sonanti è affidato il racconto della straordinaria esperienza di Mare e Miniere, rassegna itinerante - unica nel suo genere - che si snoda ogni anno dalla primavera all’autunno attraverso vari centri del Sud Sardegna. Il documentario, nei suoi cinquantanove minuti, propone un affresco del festival intessendo una narrazione vibrante, frutto di un importante lavoro di montaggio, che si dipana tra canzoni, parole, danze e musica, spesso raccolti in ambientazioni di grande suggestione e fascino naturalistico, contrappuntati da momenti che catturano frammenti dei laboratori didattici e dalle testimonianze degli artisti coinvolti durante le varie edizioni. Al termine della presentazione, Elena Ledda e Mauro Palmas sono tornati sul palco per il loro set musicale nel quale hanno dato vita ad un originale itinerario sonoro e poetico le cui radici affondano nella
tradizione musicale sarda e guardano al futuro toccando, nelle liriche firmate da Maria Gabriela Ledda, tematiche ad essa fortemente legati come la nascita, la crescita, il lavoro e il sacro. Spaziando in lungo ed in largo attraverso il suo ampio repertorio Elena Ledda ha regalato al pubblico una performance superba, magistralmente accompagnata dalle corde della mandola e del mandoloncello di Mauro Palmas. Le storie a cui dà voce la cantante sarda intrecciano frammenti di vita quotidiana a profonde riflessioni sul mondo che ci circonda con i suoi chiaroscuri, le sue contraddizioni e i suoi drammi, ma che non perde mai la speranza in un futuro migliore. Un richiestissimo bis finale ha chiuso questa decima edizione del Festival Popolare Italiano e mentre è già in programmazione quella del prossimo anno, l’auspicio è che possa esserci anche una appendice autunnale, nella quale – siamo certi – non mancheranno certo le sorprese. Da ultimo, un plauso tanto alla perfetta organizzazione del Museo degli Strumenti Musicali, quanto al pubblico sempre attento e ricettivo nel cogliere con entusiasmo le diverse proposte musicali.

 

Salvatore Esposito 

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