La canzone d'autore italiana da sempre è stata sensibile a tematiche sociali, politiche, umane che ne hanno caratterizzato una lunga e bella stagione. Si è parlato e cantato anche di ingiustizie e di carcere, però ancora nessuno aveva scritto un libro che toccasse questo aspetto.
Ci hanno pensato Alessia La Villa e Leandro Vanni con il volume “Metà giardino, metà galera” (frase tratta dalla canzone "Viva l'Italia" del 1979) uscito per Erickson editore. Quello che colpisce immediatamente è il fatto che i due autori non sono esperti del settore musicale; infatti, lei è un funzionario giuridico pedagogico e lui un ispettore superiore di Polizia penitenziaria, entrambi appassionati e affascinati dalla canzone d'autore. La metodologia di scrittura è affascinante, un vero e proprio excursus che si snoda in sei capitoli. Si parte da “Quei favolosi anni Sessanta, dietro le sbarre”, passando per “Liberi tutti, sui tetti cantando il dissenso”, “Sulle note del cambiamento, la riforma del 1975”, “Dall'Italia di via Fani a quelli che hanno in testa un maledetto muro”, “Il carcere che non è più amato, stragi di mafia ed esigenze di rinnovamento” per chiudere con “l’Italia e le sue prigioni: Il carcere che verrà". I protagonisti di questo viaggio, dalle canzoni della Mala al caso Cucchi, sono cantautori e gruppi importanti come Francesco De Gregori, Fabrizio De André, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Piero Ciampi, Daniele Silvestri, Renato Zero, Enrico Ruggeri, Francesco Baccini, Nomadi, Pooh, Marlene Kuntz, 99 Posse. Una giusta attenzione merita il disco "Del carcere" di Gianni Siviero, un lavoro crudo e toccante (che andrebbe fatto ascoltare nelle scuole) di un cantautore importantissimo, ma ancora troppo di nicchia. Altro disco particolare è "Impronte digitali" di Franco Califano, uscito nel 1984 e registrato in uno studio mobile posizionato in un furgone durante il periodo in cui era stato arrestato. Nel corso della lettura si riscoprono canzoni dimenticate e gli autori spiegano tutti i dettagli giuridici (comprese le riforme) che ci aiutano a capire il quadro storico in cui sono nate. È un lavoro scritto benissimo (con una ricca bibliografia, sitografia, discografia e filmografia) che scorre in maniera piacevole, che trasmette passione, coscienza civile, che non lascia indifferenti, che guarda al passato per un futuro migliore, un libro per meditare e conoscere, perché come dice il poeta: “Sempre l'ignoranza fa paura ed il
silenzio è uguale a morte”.
Marco Sonaglia
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