Gao Hong & Ignacio Lusardi Monteverde – Alondra (ARC Music, 2024)

Gao Hong, virtuosa maestra cinese di residenza statunitense, è una habitué nell’incrociare con musicisti di altre culture musicali le corde del suo pipa, il liuto a quattro corde con almeno due millenni di storia, che suona da professionista da quasi cinquant’anni. Questa volta Gao incontra l’argentino Ignacio Lusardi Monteverde, il quale invece vive a Londra, chitarrista che ha coltivato l’arte del flamenco sin dalla fanciullezza a Buenos Aires, dove è nato ed è cresciuto in una famiglia italo-argentina. Quando la ARC Music le ha prospettato la possibilità di registrare negli Abbey Road Studios con un musicista di valenza mondiale, Gao non ha perso l’occasione. Non aveva mai collaborato con un chitarrista di flamenco, cosicché la strumentista cinese ha deciso di mettersi in gioco. Perché per lei si è trattato di seguire ritmi inusuali per la struttura fondamentalmente pentatonica della musica cinese e di adeguarsi ai cambi di modi e di scale del tocaor argentino. È andato, così, costruendosi un magnifico intreccio tra le tecniche del pipa (strumming, tremolo, armonici, bending, svariati effetti sonori, etc.) e i diversi palos e le frasi melodiche dell’arte chitarristica del flamenco. Riguardo al titolo “Alondra” (Allodola), i due musicisti hanno inteso cogliere l’analogia tra il canto complesso di questo uccello eseguito mentre vola più in alto della maggior parte dei suoi simili. Il canto, ovviamente, viene eseguito in cerca di compagnia. Un'idea romantica che ha stimolato innumerevoli immaginazioni nel corso dei secoli: infatti si ritiene che l'allodola abbia ispirato più canzoni e poesie di qualsiasi altro uccello. È tracciato un parallelismo tra il mondo naturale e l’impresa creativa, che si è sviluppata in tempi molto rapidi, con discussioni, prove a Greenwich e registrazione negli storici studi londinesi. Dice la musicista cinese: “Il mio concetto per queste collaborazioni è quello di fondere insieme la musica dell'altro. Voglio che la musica che creiamo unisca le persone. In questo album, la nostra musica non è specificamente cinese o argentina. Combina elementi e linguaggi musicali di entrambe le nostre radici in una nuova espressione musicale unica nel suo genere”. Entrambi conoscitori nel profondo dei linguaggi dei loro stili e strumenti, sebbene i due abbiano portato con sé le proprie idee musicali e le proprie composizioni, è stata la loro spiccata volontà di convergere, uscendo però dai recinti personali e travalicando i confini, a farli volare empaticamente in alto. Sono i punti di forza della coppia a primeggiare, grazie alla reciprocità di ascolto, all’apertura delle loro menti. Subito la prima traccia, “Skylark Call”, palesa l’abilità dei due artisti nel comunicare, muovendosi sul terreno dell’improvvisazione in modo misolidio su un palo di tango. La melodia folklorica dello Yunnan “Longing for My Lover” evoca una donna alla ricerca del suo amore perduto e diventa un dialogo tra i due amanti con la chitarra che tesse le sue trame intorno all’improvvisazione di Gao. Segue “Prayer”, in cui si misura la dimensione emozionale: è un tributo di carattere contemplativo che Monteverde ha dedicato alle vittime del COVID-19, in cui il liuto cinese ben si inserisce nei fraseggi melodici della chitarra. A partire dalle analogie di abbigliamento e sembianze tra nativi sudamericani e popolazioni mongole, “Song of the Nomads”, con i suoi rimandi alla musicalità andina e a quella delle steppe mongole, prova a immaginare antichi transiti tra l’Eurasia orientale e le Americhe. Magistrale è “On the Clock”, una bulería in cui Gao Hong improvvisa intorno alla trascinante ritmo andaluso. Pure memorabile la sequenza improvvisativa di “Impression of Ronda”, una composizione di Ignacio ispirata alle melodie di Ramón Montoya che per primo, negli anni Trenta, registrò la malinconica e lenta forma musicale della rondeña. Deliziosa la resa de “La Paloma”, mentre “Gobi Trail”, un tema commissionato a Gao per un documentario televisivo, vuole esaltare ancora le antiche origini dei due strumenti attraverso la via della seta. Un’improvvisazione sulla rumba è alla base di “Triana”, esemplare finale per questa impeccabile maestria che non si traduce in vuoto virtuosismo ma in emotività condivisa tra due musicisti davvero speciali. 


Ciro De Rosa

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