Øxn – Cyrm (Claddagh, 2023)

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Subito ha fatto parlare di sé, questo nuovo quartetto di cui fanno parte Radie Peat, vocalist e frontwoman dei Lankum, insieme al produttore, ingegnere e multistrumentista John ‘Spud’ Murphy, all’autrice, tastierista e chitarrista Katie Kim e alla batterista Eleanor Myler dei Percolator.  Sorprende il fatto che gli Øxn abbiano pubblicato il loro album d’esordio per la storica (e per fortuna rinata dopo la crisi degli scorsi anni) Claddagh Records, per oltre mezzo secolo faro della musica tradizionale irlandese. Perché qui stiamo parlando di una band che ricompone in maniera radicale il sound folk e tradizionale. Il 6 gennaio 2021, quando in occasione del Nollaig na mBan (Il Natale delle Donne o Il Piccolo Natale), in una serata audio/visual in diretta streaming dalla Martello Tower a sud di Dublino, Peat e Kim si ritrovano (in realtà, la loro collaborazione era iniziata nel 2018) in una performance, accompagnate proprio da Myler e Murphy e dalla sound artist e filmaker di Cork Vicky Langan, in cui mettono mano, reimmaginandoli, ad alcuni classici del canto narrativo innestandovi texture drone e doom.  Da quella esperienza totalizzante scaturisce “Cyrm” (si pronuncia all’incirca “sai-rim”), il cui titolo deriva da una parola arcaica per incantesimo, un album di sei brani, registrato agli Hellfire Studios. Gli Øxn aprono con i sublimi nove minuti del celebre tradizionale “Cruel Mother” (da una versione di Andy the Doorbum). Si erge il canto nel “vecchio stile” di Peat, entra un’insistente linea di chitarra elettrica che prende la guida, sostenuta dal drumming di Myler e dall’elettronica. Il finale si fa lancinante e acido, ripercorrendo la vicenda della giovane madre che uccide i propri figli perché messa incinta da un uomo sposato: erano tempi di criminalizzazione della nascita di un
figlio illegittimo e del demoniaco invocato per spiegare le vessazioni i problemi di salute mentale di una donna.  Altrettanto celebre, “The Trees They Do Grow High” racconta di una donna poco più che ventenne costretta dal padre a sposare un quattordicenne, che a sua volta diventa padre a 15 anni e muore un anno dopo. Katie Kim è la lead vocalist nella ballata che procede con scura e mesta dolcezza, con note sottili di pianoforte, mellotron e campionamenti e che sfocia nelle raffiche di vento (catturate nell’ultimo giorno di session durante una burrasca all'esterno degli Studios sulle colline di Dublino, in quello che la band definisce un classico gennaio irlandese), che accentuano l’atmosfera sinistra che pervade la storia della ballad. Non meno seducente, segue “Love Henry”,  altra murder ballad tradizionale moto diffusa, che ritrova la voce guida di Peat con la sua concertina inquieta, tra drone austeri e un affollato clamore nel finale. È una composizione originale “The Feast”, ispirata al romanzo di Nick Cave “And The Ass Saw The Angel”, precedentemente registrata da Kim in uno dei suoi album nel 2012.  Nato da una madre alcolizzata e violenta e da un padre ossessionato dalla tortura degli animali, Euchrid Eucrow è un ragazzo muto, il cui disturbo mentale comporta orribili visioni; il ragazzo si vendicherà terribilmente delle persone che lo hanno fatto soffrire. Il brano parte con un drone straniante, tensivo e poco conciliante e via via accoglie un accavallarsi di voci incantatrici e percussioni profonde e oscure fino a smorzarsi
lentamente. “The Wife of Michael Cleary” traccia un legame con la precedente storia della “Madre Crudele”, adattandosi perfettamente al tema delle donne emarginate, discriminate e ammazzate per malattia mentale.  È una ballata contemporanea dell’irlandese Maija Sofia (registrato per il suo album “Bath Time” del 2019); in una cornice sonora tetra e minimale, Kim canta la straziante storia della povera Bridget, bruciata a morte nel 1895 da suo marito, il quale sosteneva che lei fosse una changeling.  Ultima traccia, “Farmer in the City”,  è un adattamento di ben tredici minuti della canzone di Scott Walker Farmer (apriva il suo “Tilt”), che esamina il rapporto tra Pier Paolo Pasolini e l’attore Ninetto Davoli. Stridente fin dall'inizio, il brano procede su un inesorabile drone, si accumulano sintetizzatori, percussioni e spettrali voci cantilenanti fino alla conclusiva vorticosa dissolvenza rumorista. Gli Øxn ci offrono un’esperienza emotivamente forte non meno efficace e avventurosa di quella dei Lankum; “Cyrm” è un disco pieno, fascinoso e bellissimo. Speriamo sia solo l’inizio, però non siamo i soli a chiederci: “Cosa verrà dopo?”.


Ciro De Rosa

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