Vania Palumbo – Canzoni in forma di rosa. Omaggio a Pier Paolo Pasolini (Bajun Records, 2023)

Cantante e polistrumentista salentina, Vania Palumbo si formata nell’ambito della musica antica con particolare riferimento ai repertori medioevale e rinascimentale e successivamente ha collaborato con ensemble strumentali come l'Ensemble “Concentus” con il quale ha ricevuto il premio “Italia Medievale”, compagnie di danze storiche e con la Schola Gregoriana “Cum Jubilo” del Conservatorio “Tito Schipa” di Lecce. Parallelamente ha dato vita ad un proprio percorso di ricerca sulle fonti storiche e sugli strumenti antichi che è sfociato in una serie di spettacoli in cui la musica si intreccia con la letteratura. Il suo nuovo album “Canzoni in forma di rosa. Omaggio a Pier Paolo Pasolini” ha preso vita dal concerto omonimo, portato in scena in occasione dei cento anni dalla nascita dello scrittore, poeta e regista friulano, e declinatosi successivamente anche nel cortometraggio “E Glossa Ti’ Mana/La Lingua Madre” per la regia di Valentina Castelli e sostenuto dal progetto Puglia Sounds Producers 2023 nel quale i canti interpretati da Vania Palumbo rappresentano il filo rosso che lega la cultura e la musica tradizionale grica con inquadrature a campi lunghi, e le rare immagini dell’incontro dedicato al “Volgar Eloquio” che Pier Paolo Pasolini tenne presso il Liceo Classico “G. Palmieri” di Lecce nell’ottobre del 1975, pochi giorni prima della sua prematura scomparsa. In quell’occasione, lo scrittore friulano ebbe modo di recarsi a Calimera, proprio nel cuore della Grecìa Salentina, dove ascoltò dal vivo alcuni canti in grico ne rimase profondamente colpito, al punto da dichiararsi entusiasta dell’esperienza. Partendo proprio dalle riflessioni nate a margine della conferenza, tenuta da Pasolini a Lecce, in cui si discusse della necessità di salvare la tradizione dall’oblio imposto dal consumismo, ha preso vita il viaggio musicale compiuto dalla cantante salentina e che dal Salento l’ha condotta attraverso il resto della Puglia, la Basilicata, la Campania, la Sicilia, fino a giungere nel Lazio. Ad accompagnare, Vania Palumbo (voce, lira anglosassone, tar, ocean drum, sonagli e campane) sono tre eccellenti strumentisti che si alternano al suo fianco: Giuseppe De Trizio (chitarra classica e mandolino), Maurizio Ria (viola da gamba) e Luca Tarantino (chitarrone, arciulito, chitarra barocca e chitarra classica) i quali hanno fornito un contributo fondamentale nell’arricchire gli arrangiamenti. Ad aprire il disco è il canto d’amore grico “Aremu Rindinedda” nella quale spicca l’intensa interpretazione della cantante salentina il cui timbro è avvolto dall’intreccio tra le corde della lira e della chitarra di De Trizio. Si resta in Grecìa Salentina con la ninna nanna “To to to” in cui spicca la viola da gamba di Ria e il chitarrone di Tarantino, per poi guardare al repertorio della tradizione salentina con la vibrante resa del canto d’amore “Bedda Ci Dormi”. Se dal corpus di canti del Gargano arriva “Tu bella”, da quello lucano è tratta “Fronni d’alija” che la Palumbo rilegge con eleganza e raffinatezza facendo dialogare il suo tar con l’arciuliuto di Tarantino. Si giunge in Campania con “Villanella che all’acqua vai” e “Canto delle lavandaie del Vomero” proposte entrambe con grande gusto, ma l’itinerario sonoro tra spazio e tempo non è finito perché con la bella interpretazione di “Avò l’amuri miu” approdiamo in Sicilia. La bella sequenza in cui ascoltiamo i canti sefarditi “Avrix mi galanica”e “Alekhem Kehal/La rosa enflorense” inframezzate dalla villanella romana “Avrila mia” chiude un disco pregevolissimo per costruzione musicale e interpretazione vocale. 


Salvatore Esposito

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