Fublène – Cœur d’argile (La Chavannée/Phonolithe, 2023)

La Chavannée è una rinomata associazione di arti e tradizioni popolari del Bourbonnais, ben nota a chi segue la musica tradizionale della Francia centrale. La loro sede è a Embraud, nel comune di Château-sur-Allier, al confine tra i dipartimenti di Allier, Nièvre e Cher. Il fiume Allier scorre nelle vicinanze e il paesaggio è quello del bocage bourbonnais. È una comunità musicale radicata da oltre cinquant’anni, una “factory” dedita alla ricerca, alla divulgazione, alla crescita di giovani musicisti, all’attività concertistica e alla produzione discografica. Un ruolo centrale e propulsore è stato svolto dalla famiglia Paris, ormai alla terza generazione. Come storico gruppo musicale emanazione dell’associazione, La Chavannée ha una consistente ed imperdibile discografia. Gemmazione di questo progetto culturale e musicale di lungo corso e di ampie vedute sono i Fublène, in cui suonano il veterano ghirondista Gilles Chabenat, il fiatista Arnaud Guenzi (clarinetto, cornamusa e flauto), il contrabbassista Jean-Marc Duroure, la cantante e tastierista Catherine Paris e la cantante e organettista Marjorie Stephany, con ospite l’arpista Daniela Heiderich in una traccia. Dice di loro Jacques Paris, scrittore, poeta, ricercatore ed educatore, decano della famiglia: “Fublène canta come nessuno mai ha fatto prima ciò che il vento stesso non potrebbe fare: l’attesa e la notte, il ritorno e l’oblio, l’altrove e il presente, la bellezza dell’oggi. Il soffio delle voci si nasconde tra le parole, la segale spezzata - clarinetto primitivo - viene nominata ‘fublet’ in questi strani paesi. La paglia e la canna sono fatti della stessa materia: è tempo di celebrare le loro nozze”. Di passaggio in Italia, nell’estate del 2023, i Fublène hanno suonato al festival valdostano Eté Trad, uno degli appuntamenti più importanti per la musica trad in Italia, lanciando il loro secondo album, “Cœur d’argile”, pubblicato a ben undici anni di distanza da “Quartier d’hiver”. In larga parte il quintetto raccoglie e reinterpreta canti tradizionali con musiche composte perlopiù da Frédéric Paris, cantante, polistrumentista e didatta, figura centrale proprio di Chavannéé, ma un ruolo non secondario, in veste compositiva, lo assumono anche sua figlia Catherine e l’organettista Stephany. Originale, gustoso e accattivante il tessuto strumentale espresso, dove si accostano strumenti acustici tradizionali e tastiere, in evidenza tanto i solismi quanto la qualità timbrica dell’insieme come pure la qualità delle armonizzazioni delle voci. Tredici titoli, che alternano ballate, canzoni a ballo e brani strumentali, a partire dalla bella interpretazione del tradizionale “Sarrazine”, musicato da Frédéric Paris, che apre il programma. Spicca per incastri strumentali “Paris et Nantes”. Organetto, tastiere e ghironda primeggiano in “Passage” (testo di Jacques Paris, musica di Catherine Paris), mentre si inseriscono sfumature blues nella title track (firmata da Manu Paris e Pierre Sacépé). Non posso fare a meno di citare gli impasti vocali di “La caille au blé” e “Ce soir à la brume”, altri due motivi che restano impressi, anche per l’architettura strumentale che accompagna il canto. Dei cinque brani strumentali, tutti di nuova composizione, con il ruolo primario assunto da Stéphany, delizia la danzante “Mélisse”, mentre gli altri quattro occupano la sezione finale dell’album. Qui, la tastiera entra con decisione a interagire con mantici e fiati, che scivolano agilmente su un’idea di tradizione contemporanea. Cambi di tempo animano “Brimbelle / Augustin”, che vede la partecipazione dell’arpista Daniela Heiderich. Già componente del gruppo, Angèle Duroure firma “L’entrecoeur”, dove è la cornamusa a ritagliarsi uno spazio preminente: si balla con “Réveil/ Les sables”, dove giocano a incastrarsi organetto e clarinetto. A chiudere è la più moderata “Vent Debout”. Nel segno della migliore musica d’Oltralpe: senz’altro consigliato ai cultori.  


Ciro De Rosa

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