Cabra – Cabra. Vol. 1 (Segell Microscopi, 2024)

La capra, “sua maestà”, mi viene da dire, è la protagonista assoluta e che dà il nome a questo originalissimo progetto discografico che contempla due CD. Il primo è appena uscito, si tratta di “Cabra, Vol.1”. La capra bruca nel terreno dando ordine e linfa ai verdi prati, con lo scampanellio rende lieto il novello Orfeo che passa con essa la maggior parte della giornata. Fornisce latte e formaggio, prima alla famiglia e poi al resto della comunità, quando muore sfama con le sue carni, protegge dal freddo con la sua lana e dalle sue membra si costruiscono otri per contenere olio, vino e zampogne per celebrare riti e festività. Dovunque c'è una capra c'è una zampogna, in Calabria viene chiamata perciò "la capra che suona"; il musicista siciliano Alfio Antico guidava il suo gregge al suono del tamburo costruito da sua nonna, appunto con pelle della indomita capra. E poi gli armenti sardi cantati da Andrea Parodi, la Tunisia, l'Irlanda, la Grecia, il Pakistan, il Messico. Non era forse un capro ad essere sacrificato da Dioniso dando inizio alla Tragedia greca? Insomma una parola che è una fonosfera, una metafora della vita e della morte. Non poteva esserci nome migliore per giustificare il sogno, diventato progetto realizzato, del suo ideatore e produttore Efrén López (liuto, mandola, arciliuto, cistro, bouzouki irlandese, oğur saz, chitarra, cavaquinho, chitarra, timple, cuatro portoricano, mandolino, liuto cretese, ghironda, viella, zampogna, arpa gotica, violoncello, basslaute , tamburello, pandeiro, grancassa Calanda, tamburi vari, fischietti, calderone, nacchere di Ibiza, mascella, spazzole, picacanyes, bendir, adufe, zambomba, ferri da stiro, stagno, padella , triangolo, setaccio, charrasco, asse per lavare, forbici da taglio, bottiglia di anice, battimani, corno, conchiglia, cori). Per l’occasione Efrén López ha riunito straordinari musicisti come Isabel Martín (voce solista e di accompagnamento, tamburello, mortaio, pandeiro, nacchere, battito delle mani, Juanfran Ballestero (cornamusa galiziana in sol, re e do basso, cornamusa polifonica, alboka, ciaramella castigliana, flauto traverso in legno, flauto rinascimentale, fischietto, chirula, flauto a tre fori, fischietto capador, morchang), Carlos Ramírez (Lyra cretese, soprano Lyra cretese, rebeca, viola da gamba, tanburo yaylı). Hanno recuperato canti, musiche e oggetti sonori della tradizione, rivisitandoli con rispetto e affetto; hanno sperimentato nuovi strumenti, con il supporto dei liutai, ricavati da materiali non convenzionali o di recupero, dando così un messaggio di ecologia sonora. Nel lavoro, attraverso la metafora di questo animale, i musicisti elogiano la lentezza del cibo cotto ‘ a fuoco lento’ e il suo lento belato diventa un urlo rivoluzionario nel mondo moderno dove tutto deve essere veloce, produttivo ed effimero. Raccontano anche la diversità e la varietà della loro terra, unita proprio dai semplici gesti di questo ovino che assume quasi un carattere sacrale. Infatti, l’ambizioso progetto è quello di rappresentare ogni regione della Spagna con un canto antico ma rivisitato, non per sottolinearne le differenze o per glorificare il passato, ma per unirle nella memoria guardando al futuro. Il sud arabo-andaluso che ha accolto l'oriente, il nord galiziano e basco che ha guardato verso il bretone nord, l'ovest atlantico che si è spinto verso il Portogallo e le Americhe, l’est pirenaico che apre all'Europa ma anche al Mediterraneo: tutto questo è la Penisola Iberica. Non deve essere stato facile per questo gruppo dare organicità e unità a tanta diversità, eppure ci sono riusciti egregiamente, proprio perché sono partiti da quello che li accomunava: la musica e gli strumenti che, come le greggi e i prati, accompagnano la quotidianità delle persone che abitano quei territori. Molte volte ho usato la metafora del viaggio ma questa volta è proprio programmatica. Si parte da Burgos con un brano diviso in due tappe “Narciso+No te cases con Herrero”. Nella prima parte siamo in un paesaggio floreale con un inno primaverile introdotto da un ritmo libero e una melodia a tipica cadenza frigia (la,sol,fa,mi). Nella seconda parte si passa a una serenata di Coca (Segovia), aumenta la velocità nel compas di 4 con il carattere di rueda burgalese. Ci si sposta poi a Salamanca con “La Avellana” dove da un lungo bordone emerge un compas e poi un’antica melodia cantata in cui viene adattato un testo poetico castigliano costituito da pillole di saggezza popolare con metafore naturali. A seguire una Jota (tipica danza a salti in 6/8 diffusa in tutta la Spagna), in questo caso asturiana. Con “Corrido” entriamo nell’atmosfera dell’emblematico evento spagnolo. Ancora una spola frigia della chitarra insieme alle nacchere e alla lira cretese (parente della lira calabrese) annuncia una tipica frase melodica, che come una bandiera sembra dire: “qui siamo in Spagna”. In “Arriba il limon (Alborada)” troviamo la forma spagnola che fa da contraltare alla serenata: l’alborada appunto; come non ricordare “Alborada del Gracioso” di Ravel? In questo brano di grande atmosfera, una voce solare annuncia l’alba sorretta da cori ed effetti percussivi di pentole e altri oggetti che imitano l’arrivo di un carro con il venditore di limoni. Con il canto natalizio “En los mas alt del ciel/Mudanza del nino perdido”, si fa una sosta nella provincia della Cuenca ma che ha varianti in molte parti della Spagna, segue una composizione originale basata sul ritmo della Jota. “Bolero Vell”, ci porta nella provincia di Valencia, è un delicato brano basato su un’altra delle danze-simbolo della Spagna, come non pensare ancora a Ravel? Questa rivisitazione ci presenta una splendida voce e dei cori, registrati in sfondo rispetto al bendir, al rabel e alle gaite. “Rebuscaores” ci porta in Andalusia con una Sevillana, uno dei palos piùimportanti del flamenco, a cui Jose Maria Carrillos ha dato il testo con contenuti un tempo censurato. “El toro de miez/Charrascona/Charraca” è un brano costituito da tre parti. Si torna nella regione di Salamanca con una melodia lenta a voce sola, subito dopo contrappuntato dalla cornamusa. È un canto che i toreri intonano quando i tori partono per il combattimento. Seguono due danze frenetiche suonate dalla tipica cornamusa con accompagnamento del tamburello. Il fandango è un altro palos contraddistinto da un ritmo ternario (3/4 o 6/8), lo ritroviamo in “Fandango Lidio” in cui il modo lidio, ovvero il tetracordo a toni interi (fa-sol-la-si), per la sua natura ondivaga caratterizza bene il suo testo naturalistico e cosmico. “Gorrntaxategitarren pandangoa”, l’ultima tappa del viaggio è anche un fandango dal carattere poliritmico tipico dei Paesi Baschi fornito per l’occasione dal ricercatore Itziar Navarro. Che il viaggio lento di una capra possa essere il tema di lavoro così complesso e affascinante è davvero unico ed esemplare. Il suggestivo viaggio per il momento finisce qui ma i musicisti ci assicurano che continuerà con un secondo volume che ci porterà in altri territori della Spagna come Murcia, Aragona, Galizia, Isole Canarie, Baleari e Catalogna, oltre al vicino Portogallo. 


Francesco Stumpo

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