Artisti Vari – Ears of the people. Ekonting songs from Senegal and the Gambia (Smithsonian Folkways Recordings, 2023)

L’ekonting (o akonting) è un cordofono suonato in Senegal, Gambia e, in misura minore, in Guinea. A tre corde, di cui una usata come bordone, ha una cassa rotonda dai 20 ai 50 cm di diametro, ottenuta dalla Lagenaria siceraria (una specie di zucca dalla forma a bottiglia), chiusa utilizzando una pelle di capra. Il manico è in legno, papiro o in bambù e raggiunge anche 1 metro di lunghezza. Per le sue caratteristiche organologiche l’ekonting è considerato il vero antenato del banjo, più accreditato in questo senso dello xalam dei Wolof o del maliano ngoni. All’ekonting e ai suoi interpreti contemporanei è dedicato l’album “Ears of the people”, pubblicato lo scorso anno per l’etichetta discografia del Center for Folklife and Cultural Heritage dello Smithsonian Institution, la ben nota organizzazione di ricerca e istruzione degli Stati Uniti. L’album raccoglie venticinque brani, eseguiti da nove differenti interpreti in diverse situazioni e spazi: nelle case, nelle piazze dei villaggi, in studi improvvisati. Le registrazioni sono state effettuate dall’etnomusicologo Scott Linford nel 2019.Per la realizzazione del progetto Linford si è recato nel Senegal meridionale, al confine con il Gambia e la Guinea-Bissau. Qui ha incontrato, ed a volte ha suonato con loro, artisti di almeno tre generazioni: dal decano Abdoulaye Diallo ai giovani componenti del gruppo Sijam Bukan, passando da leggende dell’akonting come Jean Kangaben Djbalen, figli e nipoti d’arte come Musa Diatta, musicisti dalla carriera internazionale come Adama Sambou o la band Esukolaal. Ed ancora Elisa Diedhiou, una delle poche donne suonatrici professioniali di ekonting, Bouba Diedhiou e Daniel Laemou-Ahuma Jatta, ricercatore gambiano che per primo ha portato all’attenzione del mondo lo strumento, è fondatore e Direttore dell’Akonting Center for Senegambian Folk Music, ed estensore dell’introduzione al ricco libretto d’accompagnamento dell’album. In alcuni brani l’ekonting è il solo strumento che sostiene il canto, ed in questo caso l’atmosfera musicale è più intima ed i suoni più delicati. Quando invece è parte di un insieme entra in dialogo con le percussioni, il cui rimanere sullo sfondo fornisce una base ritmica che permette al musicista di esprimere la propria abilità esecutiva ed il suo virtuosismo. Il suono sprigionato dall’ekonting si differenzia in maniera significativa, a seconda dell’interprete e del suo modo di suonare, in coerenza con l’essere costruito con materiali naturali, le cui caratteristiche possono variare molto, influenzandone il timbro, il volume e la risposta al tocco del musicista. Dall’ascolto dell’album e dalla lettura delle note alle tracce risulta chiaro come l’ekonting non sia un relitto della cultura musicale africana, o un oggetto destinato ai musei di etnomusicologia. L’ekonting è uno strumento vivo, usato nei canti e nelle danze tradizionali, ma anche per eseguire nuove composizioni, in cui spesso le sue sonorità si sposano con stili musicali diversi, come il reggae, il cabo, la salsa. Ancor oggi realizzato “in casa”, con metodi del tutto artigianali, accompagna testi che non parlano più solo d’amore o narrano storie del passato. I testi delle canzoni dell’album raccontano infatti il vivere dei popoli africani in questo inizio di Millennio, le loro pulsioni, i loro grandi problemi e le loro aspirazioni: la diaspora africana, il desiderio di pace, i conflitti che attraversano il continente, la spesso pesante eredità coloniale. In questo senso il titolo dell’album sintetizza il ruolo degli artisti che vi hanno contributo. Essi sono le orecchie che ascoltano le istanze e i desideri dei popoli di Senegal, Gambia e Guinea, per poi rielaborarli, ripeterli e diffonderli, usando uno strumento che nel contempo è identitario e capace di soddisfare il gusto di quella parte di pubblico internazionale ancora capace di ascoltare con attenzione e disponibilità. 


Marco G. La Viola

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