Michalis Kouloumis | Tristan Driessens | Miriam Encinas – Music for Shepherds and Sultans (Homerecords, 2023)

Quando noi occidentali ci troviamo di fronte uno stile musicale centrico e poco familiare, restiamo in una condizione sospesa tra curiosità, stupore e spaesamento, ‘con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così direbbe Paolo Conte. Il lavoro presentato dai tre musicisti ha una natura ‘centrica’, focalizzata tra la grande tradizione musicale ottomana dei sultani e le danze popolari dei pastori ciprioti. Unire il mondo nobile a quello popolare in un luogo abbastanza circoscritto è una delle finalità sintetizzata dal titolo “Music for Shepherds and Sultans”, ultimo cd, uscito nel 2023 per Homerecords, del violinista cipriota Michalis Kouloumis, del suonatore di oud belga Tristan Driessens e della percussionista-polistrumentista catalana Miriam Encinas. L’idea di questo esemplare progetto è maturata a Venezia nel 2013, per ironia della sorte, la città di Caterina Cornaro che nella seconda metà di XV secolo fu regina consorte di Cipro, proprio il luogo da dove arriva questa proposta musicale. Scandagliando ancora l’ascolto, scopriamo che, se una certa familiarità la riscontriamo nella circolarità delle danze popolari cipriote, maggiore difficoltà incontriamo nei brani originali scritti però rigorosamente nello stile della più nobile tradizione musicale classica dell’Impero Ottomano. Qui infatti ci scontriamo con un primo problema che è quello della misura del tempo. Abituati come siamo alla regolarità pulsativa, ci accorgiamo, specialmente nei brani lenti, che una regolarità c’è ma non è sempre simmetrica. Mentre per noi i rapporti sono misurati nei termini di 1:2, 1:3, 1:4, spesso, nella tradizione aksàk, ad esempio, il rapporto è 1:1 e ½. Nei brani lenti dove gli intervalli di tempo, cioè tra una pulsazione e l’altra, possono durare anche più di 20 secondi, diventa un problema e sfida ogni legge percettiva di tipo occidentale. Orologio in mano o scrittura con il sistema dei quadratini TABS può aiutarci e quando riusciamo a cogliere questo, entriamo in dimensione di godimento e fascinazione indescrivibile. Per quanto riguarda l’aspetto melodico, mentre la nostra tradizione ci ha portato a sintetizzare il sistema tonale in maggiore e minore, nel maqām arabo, le scale sono tante quante possono essere gli stati emotivi legati anche ai luoghi e al tempo essi in cui si svolgono. E’ un sistema modale ma anche spaziale, inteso come spazio interno alla scala, che spesso contempla spostamenti microtonali, o riferito alla dimensione geografica. Nella musica occidentale ritroviamo qualcosa di simile nel jazz piuttosto che nei modi medievali di Glareano o della barocca teoria degli affetti. Per quando riguarda il discorso verticale, più che un vero e proprio discorso contrappuntistico di tipo occidentale, ma vi troviamo un elaboratissimo sistema eterofonico che parte dall’omofonia di due strumenti che suonano due strumenti la stessa melodia, in questo caso il violino e l’oud, che sviluppano complicatissime elaborazioni che definirei fugate, di grande fascino perché niente come l’unisono ad altezze diverse può rendere il senso di spazi interiori o esterni, ampi, calmi e dilatati. L’album inizia con ‘‘Farewell”, una straziante melodia del violino nel registro medio-grave su un lento ritmo non misurato, punteggiato da note pizzicate dal liuto qua e là, poi riprende lo stesso tema l’oud all'unisono con il violino mentre le percussioni definiscono con regolarità il maqām. Il tutto evoca l'allontanamento da una pianura arida e spoglia dove sultani e pastori convivono. Segue un cambio di atmosfera, e di conseguenza di maqam con un’incalzante ciclicità dispari. “Kozan” è un brano in uno degli stili più classici della musica ottomana, ispirato a una città antica ricostruita nel 1186. “Nihavend saz semaisi” tipicamente era il movimento di chiusura di un fasıl, equvalente alla nostra suite. Il saz è misurato e tipicamente utilizza l’usul (struttura ritmica) chiamato aksàk, anche in questo caso si tratta di una forma strumentale della musica classica ottomana. Una melodia il brano è basato su una melodia emotivamente intensa e su una struttura metrica di 6/4, il cui incipit è un pentacordo ascendente affine al nostro minore o modo dorico. Nella parte aumenta il tactus e si sviluppa un’improvvisazione sul tema iniziale. Finisce con parte più lenta e libera senza percussione e dove oud e violino dialogano. “Zeybek Dances” deriva da una forma di danza popolare turca originaria particolare dell’Anatolia occidentale, centrale e meridionale che differisce a seconda delle diverse regioni. Tutte le danze zeybek hanno una forma caratteristica comune, ma la posizione delle braccia e del corpo basata su uno schema il ritmico di nove movimenti lenti (4+4+1 battute). Su questo maqām si svolge l’improvvisazione dell’oud e il tema viene ripreso verso nella terza parte. “Patrunino” è l’elaborazione di una popolarissima danza macedone in 11/8 della regione Aegean. Segue “Koyde sabah” dal ritmo lento ma dalla parte centrale aumenta la velocità. Di gradevole ascolto “Cecen Kizi” in cui oud e violino spalmano giochi dialogici e i imitativi; nella parte centrale è il violino a lanciarsi in un’improvvisazione virtosistica sull’ostinato dell’oud che riprende il tema di tanto in tanto. “Hicaz Hmayun Taksim” è interamente formato da un’improvvisazione del violino (Tsksim significa appunto improvvisazione), segue “Hicaz Hmayun Pesrev” che costituisce l’ouverture (pesrev), introdotta dalle pulsazioni del tamburo e poi condotta omofonicamente da oud e violino. “Ussak taksim”, il brano di chiusura è un affascinante e riflessivo maqām improvvisato solo dall’oud. Si tratta di un progetto ambizioso ma ben riuscito, lo apprezzeranno sicuramente gli estimatori della musica orientale, ottomana in particolare, ma anche gli ascoltatori che con questa musica hanno poca familiarità. Infatti il disco è proposto con chiarezza comunicativa e con una equilibrata alternanza tra brani di immediato ascolto e brani più meditativi e che a un riascolto regalano emozioni e suggestioni impagabili e che solo questa musica può dare. 


Francesco Stumpo

Posta un commento

Nuova Vecchia