Bláth na hÓige – Bláth na hÓige (Gael Linn, 2023)

Questo album digitale, pubblicato dalla storica label irlandese Gael Linn, centrale da oltre settant’anni per la diffusione di lingua e cultura irlandese, ha origine dalla collaborazione con la compagnia di produzione Aniar TV e con TG4, il canale nazionale televisivo interamente in gaeilge. Quest’ultimo ha trasmesso “Bláth na hÓige”, una serie di sette documentari incentrati sulla generazione emergente di cantanti nello stile denominato sean-nós, il vecchio stile (come fu definito per distinguerlo dallo stile canoro più diffuso all’epoca del nazionalismo culturale e del revival celtico). Una forma di canto in lingua irlandese eseguita soprattutto dalla voce nuda senza accompagnamento, con una forte enfasi sul fraseggio melodico, pronunciato uso di abbellimenti, melismi e rubato, presente in sensibili varianti regionali nella pratica performativa, sia sul piano ritmico che su quello dell’ornamentazione. A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso il canto sean nós è stato rivitalizzato e categorizzato a partire dall’influenza esercitata da Sean Ó Riada; si è affermato in seguito alla sua diffusione nei media, alla creazione di etichette discografiche (non solo la Gael Linn ma anche la Cló Iar-Chonnachta del Connemara), ai prestigiosi contest nazionali (in primis, l’ Oireachtas na Gaeilge), alla creazione di associazioni culturali, scuole e accademie e, non da ultimo, in virtù del lavoro di ricerca compiuto da tanti studiosi, tra cui, qui, ci piace ricordare Séamus MacMathúna e Ríonach Uí Ógaín. Oggi, lo stile canoro ha anche nuovi, acclamati protagonisti, come Iarla Ó Lionáird, Eoghan Ó Ceannabháin, Eithne Ní Chatháin (Inni-K) e Síle Denvir, né manca l’attenzione dei musicologi, che hanno decostruito il genere come pure si sono interrogati sul suo stato contemporaneo e sulla necessità di rinnovarne i repertori. Di certo, lo stile sean nós, pur se di nicchia, non è più confinato alla pratica e all’apprezzamento nelle sole aree Gaeltachts. Non sorprende, dunque, che la serie televisiva “Fiore della Gioventù” (è la traduzione dall’irlandese di Bláth na hÓige) abbia ricevuto elevati riscontri, presentando giovani cantanti, che sono anche strumentisti e compositori, rappresentativi della quattro storiche province dell’isola. Sono otto artisti ed artiste che, riuniti sotto il nome di Bláth na hÓige, si sono ritrovati nel Stiúideo Cuan di Spiddal, dove hanno registrato questo live in studio. La direzione artistica è affidata alla già citata cantante, arpista e lecturer Síle Denvir (vincitrice di un Gradam Ceoil TG4), oggi considerata una delle esponenti di spicco di questa espressione vocale, fortemente influenzata dalle sue origini del Connemara, storica roccaforte del genere, e della quale si segnala l’album “Anamnesis”. Altro musicista mentore del progetto “Bláth na hÓige” è il violinista, cantante e compositore dublinese Colm Mac Con Iomaire, membro della rock band The Frames. “Sono interessata alla trasmissione musicale e a come le persone imparano le loro canzoni", dice Denvir in un’intervista all’Irish Times (12 aprile 2023). […] Negli anni ’70 e ’80 c’è stata una formalizzazione nell'apprendimento di questi cantanti, ma è ancora un'esperienza molto ricca e arricchente, di cui tutti parlano: come hanno ottenuto le loro canzoni, sia sul posto che fuori dai loro luoghi di origine. […] Sono tutti consapevoli di ciò che possiedono, e capiscono anche la responsabilità che ne deriva. Hanno un senso molto forte nel preservare, creare e tramandare le canzoni, quindi sono consapevoli del loro ruolo. Dal punto di vista linguistico, essere cresciuti nel Gaeltacht è un dono straordinario. E non sono preoccupati per il suo futuro. C'è la convinzione che continuerà a vivere, il che è molto positivo”. I protagonisti dell’album sono Piaras Ó Lorcáin (voce, bouzouki e bodhrán), originario di Crossmaglen, contea nordirlandese di Armagh (che non è un’area storicamente di lingua irlandese), Méabh Ní Bheaglaoich (voce, fisarmonica e bouzouki), proveniente da una folta famiglia musicale della penisola di Dingle nel Kerry. Dal Donegal ci sono Cathal Ó Curráin (voce, violino e banjo), nativo di Gaoth Dobhair (la cittadina dei Clannad) e Megan Nic Ruairí (voce, pianoforte e harmonium) di Rann na Féirste nell’area di Rosses, nord-ovest della contea, altra zona musicalmente ricca. Ancora, ci sono le sorelle Máire e Étáin Ní Churraoin native della contea di Meath, anche loro appartenenti a un’illustre schiatta di cantorie cantatrici. Infine, dal Connemara Séamus e Caoimhe Ní Fhlatharta, fratello e sorella (voci, arpa, low whistle, bodhrán e violino). Scorrendo l’organico, si comprende che le canzoni sono proposte spesso con accompagnamento strumentale o anche con procedure di armonizzazione di più voci. “Seán Gabha” è la canzone d’apertura, interpretata da Piaras Ó Lorcáin, la cui voce canta su un bordone di harmonium e tastiera; un coro si unisce sul refrain e i violini, sostenuti dalla tastiera, si insinuano a poco a poco, prendendo la guida nella coda strumentale. Una certa cifra canora clannadiana aleggia nell’arrangiamento di “A Bhean Udaí Thall”,  eseguita da Megan Nic Ruairí. Questa canzone tradizionale molto nota, che racconta delle due sorelle (il topos è quello delle Cruel Sisters) di cui la rivale è legata a uno scoglio e annegata in mare, è uno degli episodi più toccanti del lavoro. Alta intensità interpretativa si avverte pure in “Seolta Geal”, scritta Proinsias Ó Maonaigh, interpretata da Cathal Ó Curráin, il quale si accompagna al bouzouki, supportato da controcanto, violino e arpa  Le voci armonizzate di Máire Ní Churraoin, Étáin Ní Churraoin, Síle Denvir, Séamus Ó Flatharta e Caoimhe Ní Fhlatharta ci portano il classico “Caisleán Uí Néill”, la cui protagonista è una giovane abbandonata da un falso innamorato, che si dirige verso il Castello degli “Ui Neil (da cui il titolo). Lo stile canoro del giovane artista del Donegal esemplifica una delle tendenze recenti nella fidsionomia acquisita dal repertorio in “vecchio stile”. Forti suggestioni giungono da Nic Ruairí con “Ag Taisteal Domh Síos Fá na Cóstaí”, più elaborata per l’apporto strumentale di violino, whistle e bodhrán. La successiva “Caisleán an tSléibhe”, proposta da Séamus Ó Flatharta e Caoimhe Ní Fhlatharta, riprende l’arrangiamento creato nel loro EP di esordio. In “An Saighdiúir Tréigthe” Ó Curráin canta su un drone, seguito dal cadenzato fraseggio del violino. È una canzone appresa dal un classico album degli Skara Brae, che racconta la storia di un giovane il cui padre ha voluto soldato. Ma quando il ragazzo scopre che la sua amata lo ha lasciato, si taglia un dito per essere congedato. Invece, “Johnny Seoighe” unisce le voci di Caoimhe Ní Fhlatharta, Séamus Ó Flatharta e Síle Denvir. Si tratta di è un brano risalente ai tempi della Grande Carestia, dove si uniscono sequenze monodiche e parti per voci e bordone. Degna di nota pure l’interpretazione di “Amhrán Pheadair Bhreathnaigh” da parte di Ó Lorcáin. Tocca, quindi, alle sorelle Máire & Étáin Churraoin affrontare un altro super classico, “Casadh an tSúgáin”, mentre il brano conclusivo, cantato e recitato da Méabh Ní Bheaglaoich, è “Amhrán na nGael”. Se è vero che siamo di fronte a voci di giovani talenti che fanno ben sperare per la sopravvivenza di questa unica espressione canora, va detto che qualche spinta più incisiva e sperimentale sul piano degli arrangiamenti non avrebbe sfigurato, soprattutto se ci si confronta con le proposte che hanno segnato il 2023, come quelle dei gruppi Lankum e ØXN o, anche, del cantante Eoghan Ó Ceannabháin. In ogni modo, Bláth na hÓige è un album che i cultori dell’Irish traditional music non possono lasciarsi sfuggire. Pure da non perdere sono naturalmente i sette episodi della serie documentaria, visibili sul sito web del canale TG4, con disponibili i sottotitoli inglesi, episodi visibili anche su YouTube. 

 
Ciro De Rosa

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