Cettina Donato | Zoe Pia featuring Ninni Bruschetta | Elio Martusciello – Mito (AlfaMusic, 2023)

La storia del jazz ci ha insegnato che le collaborazioni più sono imprevedibili, più possono svelarci sorprendenti connessioni che danno vita ad esperienze artistiche, concerti e album di grande pregio. È il caso dell’incontro tra la pianista, compositrice e direttrice d’orchestra siciliana Cettina Donato e la clarinettista e polistrumentista sarda Zoe Pia che, partendo dai rispettivi background artistici e formativi, hanno dato vita ad un comune percorso di ricerca musicale e concettuale, partendo dai miti classici e dalle leggende legate alle due grandi isole sonanti, bagnate dal Mediterraneo: Sicilia e Sardegna, là dove affondano le loro radici. È nato, così, “Mito” la prima opera prima in duo nel quale hanno messo in fila dodici composizioni inedite, con la complicità dell’attore Ninni Bruschetta (voce recitante) e di uno dei maestri dell’avanguardia italiana Elio Martusciello (extended guitars) che, nel loro insieme, compongono le tappe di un viaggio sonoro tra storie, personaggi e luoghi mitologici, storie di passione e sangue, di divinità e uomini che hanno attraversato i secoli, conservando intatto il loro fascino e il loro mistero. Dal punto di vista musicale tutto questo si riflette su una scrittura in cui la ricercatezza delle linee melodiche va di pari passo con improvvisazione, con il pianoforte a tessere le trame sonore su cui si innestano i ricami dell’organetto a colorare il tutto. Cettina Donato (pianoforte, Fender Rhodes e percussioni) e Zoe Pia (clarinetto, launeddas e campane sarde) danno vita, così, ad un dialogo fatto di empatia, complicità e brillanti soluzioni cromatiche e timbriche che esaltano le potenzialità espressive dei rispettivi strumenti. Se in apparenza il risultato potrebbe essere rubricato come ethno-jazz o jazz mediterraneo, nella sostanza dei fatti ci troviamo di fronte ad un disco dal tratto originale sia sotto il profilo compositivo che da quello concettuale. Ad aprire il disco è la sinuosa melodia di “Arianna, Teseo, Dioniso” con il pianoforte e il clarinetto danno vita ad un brillante interplay che, dipanandosi tra atmosfere diverse, è sorretto dall’elettronica di Martusciello ed accoglie sul finale la voce di Bruschetta che recita il coro da “Le Baccanti” di Euripide. L’elettronica di Martusciello è ancora protagonista nel turbinio sonoro di “Afrodionisiaco” nella quale ritorna la figura di Dioniso e la cui architettura sonora evoca i riti orgiastici a lui dedicati. Se “Circe” è una ballata elegante in cui fanno capolino le launeddas, la successiva “Atena” rimanda alla dea della Sapienza rispecchiandone l’indole mutevole attraverso un susseguirsi di quadri sonori dalle atmosfere differenti. Si prosegue con la narrazione dalle atmosfere noir di “Donas de fuera”, esseri soprannaturali di cui si racconta che si introducessero di notte di casa liberando energie positive o maledizioni e che, storicamente, sono assimilate alle streghe uccise in Sicilia tra il XVI e la metà del XVII secolo. Arriva, poi, la bella sequenza in cui ascoltiamo il crepuscolare inno alla bellezza di “Duida, il canto di Afrodite”, l’acquerello sonoro “Antas” in cui ci viene offerto uno sguardo denso di fascino sulla Valle di Antas in Sardegna e la terribile vicenda di “Medusa” che abbraccia il male per morire uccisa da Perseo. All’archetipo di Gea, la Madre Terra è dedicata “Dea madre, la Venere di Macomer”, uno dei vertici di tutto il disco che spicca per la sua peculiare costruzione armonica su cui è innestata una trama melodica densa di lirismo. La narrativa “Lettera di Nausicaa ad Ulisse” e la tonante “Clitemnestra” che ci offre il ritratto di colei che per vendetta uccide il marito Agamennone, ci accompagnano verso il finale con il ritmo ostinato di “Oreste” che suggella un album di grande spessore che riafferma la funzione del mito come specchio della vicenda umana e fonte inesauribile di sapienza. 


Salvatore Esposito

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