Carminho – Portuguesa (Parlophone Portugal, 2023)

2005: Maria do Carmo de Andrade, “Carminho” riceve il Prémio Amália, categoria “Revelação Feminina”. Quasi vent’anni dopo, è una delle voci più distintive del fado. Il suo nuovo album, il sesto, raccoglie quattordici brani: nuove e vecchie canzoni, innesti di nuovi testi in composizioni d'epoca. Il disco è stato registrato in dieci giorni, ma viene da tre anni di ricerca e dalla collaborazione con importanti poetesse portoghesi e giovani musiciste: Rita Vian ha composto “Simplesmente ser” (“gestisce le parole e la dizione in un modo molto particolare con cui mi identifico, così l'ho invitata a duettare con me cantando una sua canzone”); c’è Luísa Sobral in “Sentas-te ao meu lado” (“è una compositrice nata, con un suo linguaggio e repertorio, con cui ci si può identificare in modo molto naturale”); Sophia de Mello Breyner Andresen è l’autrice di “As fontes (Fado Shophia)”: “lei è poesia allo stato puro, un'ispirazione quotidiana. Rivedo le sue poesie nel corso della mia vita e spesso mi sembrano completamente nuove, come nel caso di questa. L'avevo già letta e per la prima volta mi sono resa conto che c'era qualcosa in essa a cui potevo riferirmi e, nello stesso istante, ho realizzato la musica senza aver avuto molto tempo per pensarci. L'ho chiamato Fado Sophia per questo motivo e perché si presenta con una struttura sestile, che ci permette di costruire la composizione del fado tradizionale”. Fra i collaboratori ci sono anche il brasiliano Marcelo Camelo, che ha scritto “Levo o meu barco no mar”, e Alfredo Marceneiro, autore di “Sin “O Quarto (Fado Pagem)”. E ritorna il dialogo con la cantautrice Joana Espadinha di cui canta “Ficar” e di cui aveva interpretato “O Menino e a Cidade”, il singolo che aveva lanciato il precedente album “Maria”. A proposito del confronto con il precedente album, dice “Era più intuitivo, legato ai ricordi della mia infanzia, a quello che sentivo tra le braccia di mio padre quando ascoltavo mia madre dal vivo quando avevo tre o quattro anni. In “Portuguesa” ho riflettuto un po’ di più. Volevo esplorare di più. Un lavoro meno intuitivo, più riflessivo: il lavoro, nella tradizione del fado è simile al lavoro di un artigiano, di un vasaio. Lo fa sempre con la stessa tecnica, ripetendo gli stessi gesti, sì, ma il piatto è ogni volta diverso, mai uguale. Ma la tecnica e la tradizione ci sono. C’è qualcosa nell’aria, nella nuova generazione, nella tecnologia, qualcosa nelle tue influenze che cambia un po’. Il Fado è così”. Anche nel ricorso alla chitarra elettrica o alle tastiere, il cambiamento è più simbolico che nella trama acustica che risulta altrettanto convincente e poetica anche nel brano cantato a cappella, a due voci con la compositrice, Rita Vian ("Simplesmente Ser"). Con Carminho hanno suonato André Dias, chitarra portoghese, Flávio César Cardoso, viola de fado, Tiago Maia, basso, André Santos, braguinha/cavaquinho), ukulele elettrico, João Pimenta Gomes, mellotron e synth, Pedro Geraldes, chitarre elettriche. La scaletta sa alternare con efficacia brani dal tono e tempo diverso, dando allo sviluppo complessivo dell’album una dinamica che mantiene sempre alta l’attenzione e l’attesa per il passo successivo lungo un percorso in cui ogni tappa offre una sua specifica narrazione poetica e acustica all’interno di un coerente disegno complessivo. Le intenzioni di Carminho sono precise: “Il mio obiettivo è continuare a praticare il fado. Non ho intenzione di cambiarlo. È un genere vivo, proprio come la lingua portoghese. È in questa pratica costante che trovo spazi e opportunità per sperimentare, cosa che mi preme fare anche per la storia che ho, per il percorso musicale che ho fatto e per quello che mi piace ascoltare. Ogni generazione e tempo in cui si vive sollecita la persona che canta e il fado che frequenta; chi è nata negli anni ‘20 o negli anni ‘50, pratica a proprio modo il fado. L’idea è di non rimanere bloccati in un esercizio di ricordo del passato e di costruire il proprio repertorio”. Questo sforzo è tanto più evidente nell’uso della chitarra elettrica lap-steel che, se in “Ficar” sa amalgamarsi perfettamente col resto dell’ensemble, nei quattro minuti conclusivi di "Meu amor Marinheiro", lasciata sola a dialogare con il canto, esprime al meglio, e in tutta parsimonia, le sue doti armoniche e “rumoristiche”. 


Alessio Surian

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