Il Brasile di Egberto Gismonti

Nella produzione degli oltre settanta dischi di Egberto Gismonti va sottolineata la differenza tra le sonorità di quelli rivolti al pubblico europeo, targati ECM (dal 1977, in solitaria o per piccoli gruppi acustici) e i più numerosi (precedenti, contemporanei e seguenti, nei quali tra l’altro utilizza anche orchestre e sintetizzatori) indirizzati agli ascoltatori brasiliani. Quest’ultimi inizialmente giunti attraverso l’etichetta discografica chiamata col nome del luogo natale, Carmo (comune nello Stato di Rio de Janeiro), dove ha operato come produttore e promotore. Chitarrista, pianista e arrangiatore, compositore anche di colonne sonore cinematografiche, per teatro, balletto e serie televisive, nella sua musica i confini tra classica e popolare risultano particolarmente sfumati. Le ha studiate entrambe, interessato all’opera di Maurice Ravel quanto alle sonorità del cavaquinho o alle idee di Orlando, Cláudio e Leonardo Villas-Bôas, autori profondamente impegnati a favore dei popoli indigeni brasiliani. In un approccio antropologico alla Alan Lomax, per un periodo Gismonti ha anche vissuto con gli indiani Iaualapiti, all’interno dell'Alto Xingu, l’area protetta (prima su tutto il territorio sudamericano) che all’attivismo dei fratelli brasiliani si deve. Le frequentazioni amazzoniche delle etnie Xingu e Sapain sono particolarmente rintracciabili nelle note musicali del diario di “Sol Do Meio Dia” (ECM 1978) che tuttavia non dimentica la lezione classica di cui il lento pianismo di “Coração / Saudade” risulta l’esempio più ammaliante. 
In un contraddittorio Brasile, afroamericano ma senza competenze jazzistiche proprie, terra di samba, bossa nova, choro e forró, Egberto Gismonti iniziò a studiare pianoforte all’età di cinque anni incoraggiato dai genitori (Camilo Amim, libanese e Ruth Gismonti, di origine siciliana) e dal nonno materno. Il padre che i pianoforti li vendeva pure era talmente orgoglioso del proprio talentuoso bambino da “utilizzarlo” all’inizio all’interno del negozio per attirare clienti. Al Conservatório Brasileiro de Música si dedicherà anche a flauto e clarinetto, rinunciando tuttavia al termine degli anni Sessanta, a una borsa di studio in Austria per concentrarsi sulla musica popolare; nel 1968 parteciperà al Festival di musica brasiliana Globo per partire subito dopo in direzione Parigi. Dopo quindici anni di studi classici era stato infatti accettato come allievo da Jean Barraqué (che lo era stato in precedenza di Arnold Schönberg e Anton Webern). Egberto sposterà in seguito le sue attenzioni sulla dodecafonia e inizierà a studiare orchestrazione e analisi musicale presso la scuola di Juliette Nadia Boulanger, la pioniera della metodologia di didattica musicale che con sua “boulangerie” formò decine di artisti, da Astor Piazzolla a Philip Glass. Nel 1969 registrò il suo esordio discografico, a cui faranno seguito la prima colonna sonora (per il film A Penúltima Donzela del regista Fernando Amaral) e l’entrata nel mondo delle partiture per balletto (con il pezzo Maracatu su esecuzione del gruppo Stagium). 

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