Coro Voce Specifica direzione di Anna Maria Civico, “Oscillazione”, Punta della Dogana, Venezia, 26 Novembre 2023

Da aprile a novembre, il museo di Punta della Dogana a Venezia ha ospitato la mostra “Icônes” oltre 80 opere e istallazioni della collezione Pinault Collection, realizzati da 30 artisti di diverse generazioni (nati tra il 1888 e il 1981), fra cui David Hammons, On Kawara, Kimsooja, Agnes Martin, Rudolf Stingel, Sherrie Levine, Danh Vo e Chen Zhen. Gli ampi spazi ed i giochi di luce di Punta della Dogana offrono cornici di ogni possibile dimensione per lavori mai esposti prima e per istallazioni in grado di interagire con le mura e le finestre della struttura. In questo contesto, ogni opera ha la capacità di evocare un territorio specifico, spesso dotato anche di un proprio spazio sonoro, ecologie acustiche che contribuiscono al gioco di rifrazione fra registri di figurazione e astrazione. In chiusura della mostra, il pomeriggio di domenica 26 novembre, l’intero itinerario è stato percorso per due volte dal Coro Voce Specifica diretto da Anna Maria Civico con canti in dialogo con le Icônes a Punta della Dogana eseguiti a cappella, in coro, in trio, per voci soliste da Beatrice Di Fonzo, Giulia Gatto, Giovanni Paladini, Roberta Ruggiero, Raffaele Silvestre, Luisa Torresan, Anna Maria Civico. Sono stati proposti canti polivocali e monodici provenienti da Calabria, Friuli, Lazio, Puglia, Sicilia, Veneto, Grecia, Iraq, insieme a composizioni autoriali. Il Coro è nato a Venezia nell’ambito dalle attività formative del Centro Teatrale di Ricerca (C.T.R.) e Blogfoolk aveva raccontato un loro concerto nell’isola della Giudecca a settembre 2022.  Per Anna Maria Civico “i Musei sono già di per sé luoghi dove si invita a rallentare; il nostro
concerto-performance è stato amplificatore di lentezza soprattutto per ciò che riguarda il tempo-ritmo del passo con cui, insieme, noi e i visitatori ci siamo spostati all' interno di Punta della Dogana. La lentezza iniziava a diventare una materia densa, rotta in più punti dal canto e dal suono di alcune opere”
. A Punta della Dogana, l’itinerario tracciato dai canti di “Oscillazione” ha narrato un repertorio “ponte” fra Oriente e Occidente e, soprattutto, fra la cultura musicale del mondo contadino italiano e la musica antica. Di questi ambiti musicali è stata fatta risuonare insieme alle Icônes soprattutto la sfera affettiva e spirituale nel rapporto con la natura e il cosmo. Il settetto si è mosso sempre con molta calma e con un chiaro senso delle direzioni, ma anche di un rapporto fluido con lo spazio, attivando ogni sorta di disposizione attraverso le diverse sale e di richiamo fra solista e ensemble, veicolando con efficacia un’identità corale che si ritrova soprattutto nella disposizione a cerchio, emblema dell’ascolto come perno di un lavoro “interno” al gruppo che permette un’attenta percezione e interazione con gli spazi ed il pubblico. “Il mio lavoro è profondamente influenzato dall'ascolto e da come gli spazi rispondono dal punto di vista del suono e dell'assorbimento o rifrazioni e di come anche la nostra gestualità e posture corporee rispondono. – sottolinea Anna Maria Civico - La nostra presenza e lavoro si è svolto, in questo caso, con l'integrazione
di almeno tre fattori condizionanti: lo spazio architettonico, l'installazione ICONES e i visitatori. Questi ultimi si sono lasciati contenere o spostare dolcemente, ed allo stesso tempo ci hanno ‘spostato’ contribuendo alla comparsa di micro-variazioni; co-creatori di nuovi dettagli nel modo di stare nello spazio sia quando cantavamo che quando ascoltavamo in silenzio. I canti antichi e quelli arcaici del mondo contadino sono materiali malleabili, affidandoci alla risonanza ed a risorse intuitive, ho compreso che i canti sono strumenti molto precisi, ma non rigidi, con cui possiamo ricostruire il modo con cui quotidianamente vediamo gli spazi, la comunità e ridiamo senso alla musica di tradizione orale. La cosa più evidente è che cantando mettiamo in vibrazione le materie molteplici in cui siamo immersi/e e ho compreso che possiamo lasciare apparire significati e senso che inevitabilmente ci sorprendono, al di là del progetto; tanto più se li accostiamo ad ambienti "altri" rispetto a quelli originari. Le sale dell'arte contemporanea, e la sensibilità di chi li gestisce, si stanno rivelando delle lenti preziose per la comprensione della musica del passato, quest' è molto importante perché avvicinando i ‘generi’ artistici e musicali, ci accorgiamo che tenerli separati in categorie, rallenta la sperimentazione, la creazione ed evoluzione artistica invece di favorirla. Per me è molto importante perché mi dà l'opportunità di sviluppare e mettere alla ‘prova’ ciò
che la tradizione ci consegna, e possiamo fare questo solo calandoci nel nostro presente attraverso gli strumenti acquisti nella cultura contemporanea e nella ricerca. Sicuramente in Oscillazione altri aspetti giocavano a nostro vantaggio, la mostra Icônes si sposava tematicamente con molti dei nostri brani: modulazioni lente, l'oscillazione di intervalli microtonali, la forte tensione delle voci, la trasparenza di alcuni timbri da noi adottati nel canto, i volumi e l'occupazione dello spazio; e sicuramente alcuni temi della poetica del testo. Oscillazione ha presentato un repertorio proveniente dalla cultura musicale del vecchio mondo contadino italiano e dalla musica antica. Entrambi gli ambiti musicali riflettono il senso di timore, devozione e amore per la natura, il cosmo, le divinità e i santi, danno voce al sentimento popolare e al senso del sacro del Mediterraneo. Si tratta di canti che evocano le influenze tra Oriente e Occidente; eseguiti a cappella e che Voce Specifica rimodella in una oscillazione timbrica continua: da una sfera vocale e musicale arcaica ad una contemporanea. L'oscillazione avviene su altri piani: dalla musica di tradizione orale-aurale a brani contemporanei; e ancora si sposta linguisticamente dai dialetti romanzi e di influenza greca e slovena delle regioni italiane, al greco e all'arabo. Le voci lasciano impronte dense come suoni tellurici e aerei che si tendono fino ad aprire un possibile spazio di contemplazione. Il Coro ha cantato per
due ore e trenta consecutive spostandosi e sostando fra alcune delle opere esposte. Le voci si sono fuse alle installazioni sonore e visive, per cui i visitatori si sono trovati ad ascoltare da postazioni imprevedibili. Lo spazio acustico è stato in alcune sale più intenso lì dove le voci si sono fuse con maggiore pressione al suono, alle immagini e alle vibrazioni delle opere di Icônes. Il ‘paesaggio sonoro’ potrà essere apparso come interferito e contrapposto o in lotta e a volte simbiotico. Per il Coro Voce Specifica seleziono i canti più arcaici del patrimonio storico della musica di tradizione orale-aurale. Intendo valorizzare le qualità timbriche di ogni persona cantante, questo fa si che le pratiche addotte puntino all'estensione e alla conoscenza della voce naturale e della sua con-sonanza con l'ambiente. Dunque, siamo molto grate/i a tutto lo staff di Palazzo Grassi, al direttore, che ci hanno accolto a Punta della Dogana e consentito di mettere in risonanza acustica, visiva, gestuale ed emotiva il nostro lavoro in un allestimento prestigioso e delicato come ICONES”


Alessio Surian

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