Lino Cannavacciuolo – Via Napoli (Autoprodotto, 2023)

Con il nuovo album “Via Napoli”, il violinista e compositore flegreo Lino Cannavacciuolo, originale sperimentatore di nuove sonorità e nuovi repertori, propone una personale compilation dedicata alla “sua” Napoli, alla storia e alla musica composta nella città di Partenope a partire dal Millecinquecento ad oggi. Napoli ha creato e tramandato melodie in mille sfaccettature, mille colori, e Cannavacciuolo, appassionato della tradizione, alla costante ricerca di un equilibrio dal sapore contemporaneo tra colto e popolare, ha selezionato attraverso il filtro della sua sensibilità artistica e della sua sconfinata curiosità, dodici brani appartenenti a secoli diversi ed aventi come riferimento generi molto eterogenei che corrispondono alla sua idea musicale di Napoli. Nel nuovo lavoro l’eclettico violinista non segue un ordine cronologico ma ad ogni modo inizia da lontano, con la villanella del Cinquecento “Sto core mio”, scritta dal fiammingo Orlando Di Lasso in un raffinato arrangiamento introdotto con delicati tocchi jazz da accordi al pianoforte. Il violino svetta con la melodia rinforzato dai tocchi delicati del flauto di Daniele Sepe e poi apre ad improvvisazioni. A seguire un brano, ancora cinquecentesco, la “Gagliarda” di Antonio Valente con un innovativo arrangiamento per basso, batteria e violino che evidenzia l’anima rock del pezzo. Imperdibile la tarantella che narra di amori e liti tra pesci “‘Lo guarracino” di autore anonimo con i suoi ritmi forsennati aperta dal piano e sviluppata nella melodia da un indiavolato violino. Il brano rappresenta il primo singolo di “Via Napoli”, uscito con un videoclip per la regia di Denise Galdo, girato nell’antico Rione Terra di Pozzuoli e interpretato dall’attore Nando Paone che regala alla tarantella la sua fisicità e la mimica facciale. Ha un andamento solenne, invece, la versione della “Sonata in D minor K9” di Domenico Scarlatti, compositore barocco, e la sua austera dolcezza viene presto interrotta dall’attacco del brano della formazione napoletana degli Osanna “Vado verso una meta”, guidato dal violino lancinante come una tiratissima chitarra elettrica in un’atmosfera ovviamente prog. L’interpretazione della sesta traccia, “Bambenella” esprime appieno la carnalità del brano scritto da Raffaele Viviani nel 1918 e negli studiati micro-ritardi negli attacchi, incarna alla perfezione la sua sensualità. Con “Alleria” di Pino Daniele ritroviamo una dolce atmosfera di rimpianto, creata anche dal basso vellutato di Gigi De Rienzo che con Cannavacciuolo e con Pino aveva lungamente collaborato. La nostalgia dilaga e qui sembra quasi di ascoltare di nuovo la voce di Pino Daniele interpretare questo struggente brano. Oltre duecento anni separano tra loro i due successivi brani in un ardito accostamento che mette in sequenza “Dolorosa” dal settecentesco “Stabat Mater” di Giovan Battista Pergolesi, straziante melodia ispirata alla passione cristiana – in cui nella versione proposta da Cannavacciuolo si inserisce anche il sax di Marco Zurzolo –, e lo psichedelico pinnkfloydiano “A saucerful of secrets”. Il primo si chiude con la batteria che fa anche da apertura alla chitarra del secondo brano con un giro di basso che riprende quello di “Dolorosa”. Con audacia, sulla lancinante melodia al violino Cannavacciuolo innesta ossessivi, incalzanti cori femminili interpretati da Anna Spagnuolo e Patrizia Spinosi. L’assolo finale vocale di Lino Vairetti interpreta alla grande questo brano cult della fine degli anni Sessanta. Ancora un omaggio, quello al musicologo e compositore napoletano Roberto De Simone con la traccia d’autore “Canna Austina” in cui il violino si scatena. Per finire “Nenia” di Franco Alfano si sviluppa in un’atmosfera da thriller, presentato da Cannavacciuolo come l’unico brano dell’album per violino e pianoforte firmato da un compositore del Novecento, e l’ultima traccia “Ninnanà”, canzone inedita con testo di Tommaso Primo, interpretata da Pino De Vittorio e suonata da Cannavacciuolo al kemanchè. Nel confrontarsi con un repertorio non propriamente violinistico – che tra l’altro richiede anche un grande lavoro nella fase degli arrangiamenti – salta agli occhi in quest’album, come del resto in tutta l’opera di Lino Cannavacciuolo, l’intento esplorativo dell’artista che mette Napoli al centro del caleidoscopio della sua creatività introducendo richiami alla musica degli anni Settanta con la quale, con lo spirito di sperimentazione e condivisione che l’hanno caratterizzata, è avvenuta la sua formazione. Per l’occasione come compagni di viaggio di questa visionaria full immersion partenopea il violinista ha scelto una formazione di giganti della musica napoletana (e non solo) costituita da Gigi De Rienzo al basso, Piero De Asmundis alle tastiere, Daniele Chiantese e Vittorio Riva alla batteria e, tra gli ospiti, oltre ai già citati Vairetti, De Vittorio, Zurzolo, Sepe anche Michele Signore, Roberto D’Aquino, Franco Giacoia, Carmine Marigliano, Emidio Ausiello e Antonello Capone. La copertina dell’artista Lello Esposito raffigura una coloratissima maschera di Pulcinella che sintetizza il sublime, incantevole distillato di Napoli estratto da Lino Cannavacciuolo, che per “Via Napoli” coinvolge i suoi autori, i suoi musicisti, i suoi studiosi che negli ultimi cinque secoli l’hanno magistralmente raccontata, interpretata e valorizzata. 


Carla Visca

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