Le Balentes – Inghirios (S’ard Music, 2022)

Raggiunto meritatamente il terzo posto al Premio Loano per la Musica Tradizionale Italiana 2023, a pari merito con “Cipria e caffè” di Peppe Barra, “Inghirios” è il quarto album de Le Balentes, trio vocale femminile attivo come gruppo indipendente dal 1997, attualmente costituito da Stefania Liori (una delle fondatrici del gruppo), Pamela Lorico (presente dal 2008) e Federica Putzolu (entrata in formazione nel 2019), che negli anni ha riletto in chiave femminile la musica tradizionale sarda. Pur non sfuggito all’ascolto della nostra redazione, “Inghirios” è restato sulla scrivania per molto tempo, ma non è mai troppo tardi per porlo sotto i riflettori. Nell’intervista, raccolta via Zoom, Stefania Liori, Federica Putzolu e il chitarrista Fabrizio Lai (per problemi di connessione Pamela Lorico non è riuscita a partecipare all’incontro) raccontano “Inghirios”.

In cosa “Inghirios” è differente e si distingue dai vostri album precedenti? E il risultato che ascoltiamo deriva da una naturale evoluzione o da una scelta, magari maturata nel tempo? 
Stefania Liori - Sicuramente ci sono diverse cose che distinguono questo disco dai precedenti. Innanzitutto, è un album composto da canzoni originali, scritte da noi o in cui noi siamo coautrici e coautori. Se nei precedenti c’erano dei brani tradizionali, rielaborati e reinterpretati, qui si trovano pezzi del tutto originali, ispirati alle leggende e alle tradizioni della Sardegna ed in cui sono presenti codici, 
musicali e testuali, che fanno parte del nostro background musicale e della nostra cultura. Il tutto implementato con quello che è il nostro gusto moderno, formato dall’ascolto di tante differenti espressioni musicali. Il fatto che non ci siamo più affidati a molti autori diversi, ognuno dei quali metteva il proprio stile, il proprio background musicale, ha fatto sì che “Inghirios” sia caratterizzato da una visione maggiormente unitaria rispetto agli album precedenti, in cui, se pure vi era una visione d’insieme, essa risultava un po’ frazionata. In tutto ciò importantissimo è stato il ruolo di Michele Palmas, che con la sua supervisione musicale ha contribuito a dare omogeneità al disco. 

Quanto dite conferma ciò che si coglie all’ascolto di “Inghirios”, e l’idea che “Le Balentes” non siano solo un gruppo, ma un vero progetto musicale, al centro del quale vi è la donna e la condizione femminile. Il tutto attraverso uno sguardo che non si ferma alla Sardegna, ma si amplia, abbracciando uno spazio più grande, che comprende e va oltre il Mediterraneo. Vi riconoscete in questa sintetica descrizione?
Stefania Liori - Nei testi dei nostri brani la figura femminile ha sempre avuto uno spazio enorme. Questo non solo perché siamo donne, ma perché la Sardegna è in effetti una società matriarcale, in cui la figura della donna è importantissima. In “Inghirios” l’abbiamo analizzata sotto vari punti di vista, e lo abbiamo fatto non soltanto pensando alle sarde, ma alle donne del resto del mondo, come nel brano che si intitola 
“Naramì”. Dal punto di vista musicale il nostro progetto è nato e si basa su una rilettura in chiave femminile della musica tradizionale sarda. E se il canto a tenores è sempre stato appannaggio degli uomini, noi abbiamo iniziato a rielaborare la musica tradizionale maschile secondo il nostro punto di vista. Per questo nei nostri brani molto spesso si trovano elementi che richiamano le armonizzazioni dei tenores, inseriti però in un canto prettamente femminile. La donna è in definitiva al centro della nostra musica. 

In una sorta di ideale catalogo della musica in Sardegna, dove vi ponete, tenendo conto di quelle che sono le vostre esperienze passate, in parte legate ad altre forme musicali?
Stefania Liori - In passato questa molteplicità di esperienze ha rappresentato, tra virgolette, un problema, nel senso che affiancare in uno stesso album brani tradizionali, canzoni moderne, brani di successo rielaborati, ha fatto sì che molti ci criticavano dicendo  che la nostra musica era difficile da identificare o da incanalare in un genere. “Inghirios”, che è, come dicevamo prima, più definito ed unitario lo si potrebbe forse identificare, genericamente, come world music, ma a noi piace definire la nostra musica come ancorata alla tradizione sarda, ma con una apertura verso il resto del mondo. Non so se esista un catalogo che comprenda questo genere, ma il nostro lo definirei così.
Federica Putzolu - Secondo me è giusto che la tradizione non rimanga ferma al passato, ma sia amalgamata a tutto quello che è attuale. Solo così può resistere, può continuare a vivere.

Parlando della storia de “Le Balentes”: tu, Stefania, ci sei dall’inizio. Federica e Pamela invece da quali esperienze provengono, e come arrivano nel gruppo?
Federica Putzolu - Io sono arrivata nel 2019, e precedentemente ho avuto tutt’altre esperienze, dal pop al rock. Per me la musica tradizionale è stata un po’ una novità, perché questo genere, così come il canto corale, musicalmente non mi appartenevano, non erano nella mia sfera musicale, pur essendone
affascinata. Poi ho conosciuto Stefania, e da questa conoscenza è nata la proposta, da parte sua e di Pamela, di entrare a far parte de “Le Balentes”. Per me è stato come scoprire un mondo, nel quale con piacere mi ci sono buttata a capofitto. E quindi …. siamo qui.
Stefania Liori - Secondo me con Federica è stato un po’ un segno del destino, nel senso che è incredibile come con lei si sia creata una serie di incastri che dovevano per forza portare al suo ingresso ne “Le Balentes”. Tra noi si è creato un forte feeling musicale che, sembra una banalità, ma è ciò che fa funzionare così bene il nostro progetto.

E Pamela (Lorico ndr.)?
Stefania Liori - Pamela è ne “Le Balentes” dal 2008. Prima era inserita in contesti molto pop, e ha anche fatto R&B. 

Al di là del legame con la vostra terra, con la vostra area geografica, cosa vi ha portato, in tempi diversi, a certe sonorità? Che spiegazione date a questa passione per le sonorità tradizionali o di ispirazione tradizionale?
Stefania Liori - Mia mamma è di Orune, un paese vicinissimo a Bitti. Quand’ero piccola vi andavo spessissimo, perché lì c’era mia nonna. A Oruni, soprattutto in estate, venivano organizzate delle feste, in cui arrivavano i gruppi a tenores. Così come ha fatto parte della mia formazione musicale Pino Daniele, anche il canto a tenores è quindi qualcosa che mi appartiene profondamente. Ed essere riuscita a inserire questi elementi della mia formazione musicale in un contesto aperto verso altre sonorità, più moderno e internazionale, per me è il massimo. In più c’è anche una componente emotiva, legata ai ricordi di quegli anni.
Federica Putzolu - Per quanto mi riguarda conta l’essere cresciuta in un ambiente in cui si parlava comunque sempre e costantemente in sardo (in particolare a casa di mia nonna). Sono quindi – per fortuna – cresciuta  tra questi suoni, e ne sono contenta. E se in passato non immaginavo di cantare in sardo, oggi avverto l’importanza di portare avanti la nostra tradizione linguistica. È una questione identitaria, di estrema importanza per il popolo sardo, e per me il fatto di essere sempre rimasta legata alla nostra lingua 
è elemento fondamentale per tenermi stretta alla tradizione.

Come vedete l’attuale panorama della musica in Sardegna e il suo apparente maggiore isolamento, che in parte deriva dalle difficoltà e dai costi di spostamento verso il continente? C’è ancora il supporto che un tempo la Regione Sardegna dava per promuovere la musica e la cultura sarda oltre i confini isolani? 
Stefania Liori - Purtroppo, attualmente, la situazione è più complicata di un tempo. Pur vivendo in un luogo bellissimo, siamo un po’ tagliati fuori. Noi, come residenti in Sardegna, abbiamo diritto alla continuità territoriale; quindi, a prezzi agevolati per gli aerei, ma questo non vale per gli strumenti. Per cui se dobbiamo portare uno strumento di una certa dimensione, come un contrabbasso o una chitarra, che non può viaggiare in una stiva, per esso dobbiamo pagare un biglietto a prezzo intero, come se si trattasse di una persona non residente in Sardegna. In questa situazione, a meno di affrontare costi ingenti, spesso insostenibili, per suonare fuori dell’isola si è costretti a pensare a una formazione ridotta.

Visto che abbiamo accennato al resto del gruppo, ci raccontate qualcosa della parte più strettamente musicale? Sono musicisti da tempo nell’organico de “Le Balentes”, o anche per loro ci sono stati dei cambiamenti nel tempo? E come nasce il suono del gruppo, di quali esperienze si nutre?
Federica Putzolu - Il gruppo si è rinnovato nel 2019, in concomitanza con il mio arrivo, e da allora la formazione è rimasta la stessa. L’unico componente che, insieme a Stefania, è da sempre ne “Le Balentes" 
è Pierpaolo Liori, fisarmonicista e autore della maggior parte delle nostre musiche. Qualcosa di più sulla parte musicale, comunque, la può raccontare il nostro chitarrista Fabrizio Lai.
Fabrizio Lai - Una cosa che trovo interessante e che rende molto piacevole il suonare in questo gruppo è il fatto che ogni musicista ha un suo un suo stile, un suo background (chi più sofisticato, da jazzista, chi più pop, dritto e quadrato, chi ancora più world music). Tutte queste anime però non cozzano tra loro, e creano invece una miscela che funziona, bella, interessante e arricchente, per il continuo scambio di idee tra noi. Nel gruppo Pierpaolo Liori, il fratello di Stefania, ha un ruolo di conduzione, ma nel contempo c’è un reale rispetto e una reale stima delle qualità, delle caratteristiche e degli stili di ognuno. 

Prossimamente dove suonerete? Vi si potrà sentire anche fuori della Sardegna? E c’è qualcos’altro che desiderate aggiungere al termine di questa conversazione?
Stefania Liori - Per i motivi a cui accennavamo prima, nei prossimi mesi abbiamo in programma concerti solo in Sardegna.
Fabrizio Lai - Ribadendo la nostra volontà di suonare fuori della Sardegna aggiungerei che le difficoltà che avvertiamo nascono, a mio avviso, da un problema di tipo culturale. Quando sono in giro con la mia chitarra, questa non viene vista come uno strumento di lavoro, ma come un giocattolo, che “il ragazzo si sta portando in giro per svago”. Fuori d’Italia, nel Nord Europa ad esempio, non è così: il musicista viene rispettato. In questo senso i Festival, come ad esempio Loano, possono aiutare nella percezione che il pubblico ha del musicista, portando in piazza musica di qualità e facendola ascoltare alla gente, che può in tal modo capire che fare il musicista è esercitare un mestiere.


Le Balentes – Inghirios (S’ard Music, 2022)
Degli undici brani che compongono “Inghirios”, dieci sono composizioni inedite, a cui si aggiunge una rielaborazione di “Pandela”, di Andrea Parodi. Elemento comune in tutte le canzoni è la lingua sarda, declinata nelle sue molte varianti locali, mentre il filo conduttore che lega tematicamente i brani sono le donne, e le loro storie: donne del passato, più o meno lontano, che attraverso la quotidianità dei loro gesti e del loro lavoro (“Giri”), il ritrovarsi per fare in comune cose come il pane (“Sùrbile”) il raccontarsi fatti, storie, favole e leggende (“Contuleddu” e  “Sorammala”), erano le prime custodi della tradizione; donne della contemporaneità, come la ragazza protagonista di “Sa prima pandela”, che  recentemente si è registrata tra gli aspiranti a cavalcare lungo la discesa da Su Frontigheddu a Sedilo, rompendo una consolidata tradizione, che vorrebbe la corsa riservata agli uomini. Ed ancora donne che, come Le Balentes, dalla tradizione trovano spunto per aprire il proprio sguardo alla realtà e alla condizione delle donne d’Africa e Medio Oriente, a cui è dedicata “Naramì”. E se le donne non sono protagoniste dirette, è attraverso il loro sguardo che vengono raccontati fatti e storie di Sardegna, come in “Piciocu de crobi” o in “Lagrimas”, in cui la terra è vista come una madre che piange i tanti, troppi incendi che ogni anno devastano la Sardegna.  A questa unitarietà linguistica e di visione fanno da contrappunto le scelte musicali e gli arrangiamenti, che proiettano l’ascoltatore dalla Sardegna verso spazi musicali che toccano le coste africane e mediorientali, raggiungono e superano i confini di quel Mediterraneo “largo” che non si limita alle nazioni rivierasche, arrivano fino in Nord Europa, e addirittura varcano l’Oceano Atlantico per sbarcare sulle spiagge dell’America Latina. In questo viaggio “Le Valorose” non cercano facili soluzioni compositive, né tantomeno ammiccamenti a stilemi di immediata presa. In “Inghirios” troviamo passione e pensiero, che insieme danno vita a un disco suggestivo, piacevole e vario, che dimostra come la naturale musicalità della lingua sarda (ottimamente usata da Stefania Liori e Davide Biggio nella redazione dei testi) si adatti a una molteplicità di generi e stili musicali, riuscendo sempre a trasmettere emozioni. Tutto ciò è reso possibile dalla perfetta fusione delle tre voci di Stefania Liori, Pamela Lorico e Federica Putzolu con la fisarmonica di Pier Paolo Liori (che è autore di quasi tutte le musiche dell’album), la chitarra di Fabrizio Lai, la batteria di Antonio Pisano e il basso di Fabio Useli; dall’ottimo lavoro di produzione e supervisione musicale di Michele Palmas; l’apporto compositivo e interpretativo di Augusto Pirodda, delle ex Balentes Giuliana Lostia e Rossana Faa (autrice del testo di “Naramì” e coro insieme a Valeria Martini, Cristina Lanzi e Stefania Secci Rosa), di Matteo Leone (che firma e co-interpreta “Niña unde”),  di Simone Soro al violino, Mubin Dunen al ney e Marco Rollo al pianoforte.


Marco G. La Viola

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