Sheikhs Shikhats & B'net Chaabi – Sheikhs Shikhats & B'net Chaabi (Zephyrus Records, 2023)

Ad aprire le danze è un settetto di fiati arrangiato dal trombettista Laurent Blondiau con la tuba di Michel Massot a fare da perno per le linee melodico-armoniche delle doppie file di trombe (Laurent Blondiau e Pauline Leblond), tromboni (Nabou Claerhout e Adrien Lambinet) e sassofoni (Toine Thys e Grégoire Tirtiaux). Alla loro chiamata rispondono la batteria e percussioni di Jean Gnonlonfoun e Ahmed Khaili cui si uniscono le splendide voci (e percussioni) del quintetto formato dalle Emanuela Lodato, Farida Zouj, Marie-Ange Teuwen, Fatou Traoré (da B’net Chaabi) e Laïla Amezian che cura anche la direzione artistica: un omaggio alla madre e alla musica chaabi nella sua dimensioin e collettiva. “Happy Tune” mostra subito la potenza, la grazia e l’ampia paletta sonora di questo collettivo belga. “Still to Come” rivela un’altra faccia del collettivo, con le percussioni a fare da primo enzima all’impasto sonoro che questa volta lascia che siano le voci ad entrare gradualmente, senza accompagnamento armonico. Quando i fiati entrano in gioco, si costruisce l’occasione per un ostinato e un crescendo che poi, arrestandosi, lasciano per la prima volta e efficacemente da sole, a cappella, le cinque voci femminili. Ogni brano è in felice tensione fra tradizione ed elementi contemporanei e viaggia fra i sei e gli undici minuti, spazio sempre sufficiente per proporre accelerazioni, cambi di direzione e di volume, assoli e l’uso dell’arabo, del francese e dell’inglese nelle parti cantate. È il personale modo di Laïla Amezian e Laurent Blondiau di riportare l’attenzione sulle ghanayat e le shikhat marocchine, le artiste dell'Aïta ("chiamata", in arabo), narratrici fin dal XIX secolo di vicende comunitarie, capaci di dar voce a idee rivoluzionarie confluite nello chaabi, termine che significa "popolare", genere che ha attecchito in ambito urbano generando una tradizione di canzoni che invitano alla danza.  Nel 2021, questo breve documentario di Iwona Pom ne aveva documentato intenzioni e primi passi durante il periodo di prove a Strombeek prima del concerto organizzato da Muziekpublique a Maggio al Teatro Molière a Ixelles. Culla dell’intero progetto è stato il collettivo belga Mâäk, ensemble che spazia fra jazz, improvvisazioni e musica di strada veicolando creatività e ironia, un mix ideale per il progetto di Laïla Amezian che in brani come “Complainte Chaabi | Awmaloulou” riesce a intersecare con questo ensemble la dimensione della protesta del repertorio chaabi marocchino con un'atmosfera conviviale: “Consapevoli degli stereotipi di genere che esistono nella nostra società, e più in particolare di quelli a cui sono sottoposte le persone provenienti dalle comunità culturali più tradizionali, abbiamo deciso di concentrarci sulla musica popolare marocchina, un ambito in cui il corpo femminile è ancora fortemente segnato da tabù, divieti, proiezioni varie, dominazione e persino violenza, portando l'attenzione sul ruolo essenziale che le donne hanno svolto e continuano a svolgere nella trasmissione e nella conservazione del patrimonio chaabi"sheikhsshikhatsbnetchaabi.bandcamp.com 


Alessio Surian

Posta un commento

Nuova Vecchia