Manjiri Asanare Kelkar, Sala degli Arazzi, Fondazione Giorgio Cini, Venezia, 7 luglio 2023

Come ha ricordato in apertura del concerto Giovanni Giuriati, la Fondazione Giorgio Cini mantiene una particolare attenzione per l’India, in particolare dalla creazione dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati nel 1969 con Alain Daniélou che proprio alla Fondazione Cini ha trasferito il suo inestimabile archivio dedicato, in buona parte, al subcontinente indiano. Fra le voci femminili, negli anni sono stati ospitati seminari e concerti con artiste come Amelia Cuni, Sangeeta Bandyopadhyay e Sunanda Sharma. Quest’ultima è stata fra le prosecutrici della tradizione musicale della scuola di Benares, in particolare di Vidushi Girija Devi, con particolare attenzione per il canto khyal, lo stile che pone al centro l’“immaginazione” e privilegia l’improvvisazione e la ricerca espressiva attenta alle componenti affettive della trama. 
Proprio a questa tradizione si ispira Manjiri Asanare Kelkar, eccezionale cantante che ha avuto modo di studiare in seno alla scuola di Jaipur sia con Madhusudan Kanetkar, sia con la cantante Kishori Amonkar. Nella Sala degli Arazzi della Fondazione Cini all’Isola di San Giorgio a Venezia, Manjiri Kelkar è stata accompagnata da Dnyaneshwar Sonawane e Nitin Ware. Quest’ultimo viene da una famiglia di musicisti ed ha studiato le tabla con il padre, Kamlakarji Ware, e con maestri come Bapusaheb Patwardhan nella tradizione della gharana Farrukhabad, la scuola dell’India settentrionale iniziata nell’XI secolo da Akaasa alla corte Rajput affine allo stile Purbi Baj, il modo di suonare “orientale” (cui si rifanno anche le scuole Lucknow e Ajrada). Dnyaneshwar Sonawane è fra gli studenti di harmonium del maestro Sudhor Nayak e si è distinto negli ultimi anni sia come solista, sia nel ruolo di accompagnatore di interpreti indostani. Il concerto è anche il frutto della collaborazione con l’Università inglese di Durham e, in particolare, con l’etnomusicologa Laura Leante che ha coordinato un incontro di approfondimento con Manjiri Kelkar, trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube della Fondazione Giorgio Cini il 6 luglio e tutt’ora disponibile. Manjiri Kelkar ha articolato il concerto in quattro parti. Per i primi tre brani, sono state scelte tre diverse combinazioni di raga; in ciascun caso si è trattato di due raga, in relazione con l’orario pomeridiano del concerto. I raga scelti permettevano un andamento più rilassato e introspettivo nella prima parte del brano, per poi intensificare tempo e altezze melodiche nella seconda parte. In questo modo la cantante ed i suoi accompagnatori rispondono all’ethos
del khyal che invita ad esprimere il canto esplorando l’abilità creativa, partendo dai raga di base per improvvisare nuove melodie in sintonia con le cornici modali della musica classica indiana. In questo modo, la prima parte del brano non pone vincoli di tempo che rimane libero e permette di veicolare un’atmosfera meditativa e introspettiva, per costruire gradualmente, nella seconda parte, composizioni in cui c’è una stretta relazione fra cellule melodiche e scansioni ritmiche a sollecitare l’interazione fra voce e harmonium e il complesso linguaggio ritmico delle tabla. Incanta, in numerosi passaggi, la capacità di intonazione vocale, sia tecnica, sia espressiva anche di fronte a passaggi armonico-melodici impegnativi e con notevoli distanze fra le note che rivelano l’ampia estensione e controllo vocale di Manjiri Kelkar. Il brano conclusivo è profondamente spirituale e ben augurante: come ben introdotto dalla cantante prima di cominciarlo, il canto celebra Vishnu, divinità della bontà e del preservare (Sattva) e le centinaia di nomi con cui viene evocata. Cantarne i nomi è anche una forma per affrontare le paure e superare gli ostacoli ed il flusso musicale cui danno vita Manjiri Kelkar, Dnyaneshwar Sonawane e Nitin Ware sembra proprio dare sostanza sonora a questa pratica. 

 

Alessio Surian

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