Folkest, San Daniele del Friuli (UD), 30 giugno – 3 luglio 2023

Che un festival designato come Folk compia quarantacinque anni non è cosa scontata in un paese come l’Italia, ma non deve neppure stupire. Accade in Friuli per Folkest, una manifestazione che ha attraversato epoche: dal folk all’etnico alla world music, per usare una serie di categorie, eterogenee quanto ambigue, che si sono succedute e sovrapposte nel corso dell’ultimo trentennio del Novecento (il Festival è nato come Fieste di Chenti nel 1979) e che ancora oggi sono diversamente declinate nel discorso pubblico e mediatico. Tuttavia, al di là di tutto, a contare è la musica suonata in questa parte di nord-est dalla vocazione transfrontaliera: perché questo è un luogo plurale per lingue e culture e lo è da sempre. Folkest è un festival che da decenni, nella messe di concerti proposti, si è aperto al rock e al pop, strizzando l’occhio ad artisti affermati o a storici nomi del prog internazionale e italiano, ma che ha conservato con decisione lo sguardo rivolto agli strumenti acustici e all’espressività di tradizione orale, che siano di provenienza italiana o nord-europea o dei prossimi Balcani, come è nella cifra del suo ideatore, direttore artistico ed animatore culturale a tutto campo: Andrea Del Favero, tra i protagonisti della rinascita dell’organetto nel nord-est e del revival delle espressioni di tradizione orale con la Sedon Salvadie. E poi, da diciannove anni, Folkest raccoglie anche gli artisti finalisti del Premio Alberto Cesa, che vanta un gran numero di patrocini istituzionali, dedicato al musicista e suonatore controcorrente e
ricercatore piemontese (1945-2010), la cui autobiografia è stata pubblicata dall’editore friulano Nota con il titolo “Con la ghironda in spalla”. Se è vero che questa cronaca si rivolge ai quattro giorni che hanno riportato il festival a San Daniele del Friuli, la sua prima sede, va ricordato come la manifestazione possieda una natura diffusa, proponendo concerti su una larga parte del territorio friulano (ben 20 comuni) con puntate fino a Capodistria, in terra croata. Senza voler fare torto a nessuno, ci piace segnalare la performance delle corde sopraffine di Mauro Palmas e del maestro indiscusso delle launeddas Luigi Lai a Campoformido, il concerto di Gorizia del trio dell’irlandese Jason O’ Rourke, maestro di concertina di stanza a Belfast, una vita ad animare le session locali, esperto suonatore dotato di tecnica, di un ampio repertorio da danza e attitudine al coinvolgimento del pubblico. Pure, ci piace segnalare la presenza dei Bràul, storica formazione friulana da qualche tempo tornata in scena dopo anni di silenzio, in un set a Prato Carnico. Venendo alle giornate di San Daniele del Friuli, quest’anno la rassegna ha incrociato l’altrettanto storica manifestazione “Aria di Festa”, organizzata dal Consorzio del Prosciutto di San Daniele, con palchi collocati in diversi punti della cittadina. 

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