Payadora Tango Ensemble – Silent tears, The last Yiddish tango (Six Degrees Record Music, 2023)

Tra la prima e la Seconda Guerra Mondiale Varsavia divenne la capitale europea del tango, racconta Olga Avigail Mieleszczuk, musicista della Chopin University of Music della capitale polacca, specializzata nell’Yiddish tango. Tra il 1918 e il 1939 vennero composti circa 3000 brani, molti dei quali divennero degli hits suonati nei club, nelle scuole e nelle sale da concerto; tra questi la maggior parte era composta da ebrei polacchi. Per questa particolare origine l’Yiddish tango è una musica dell’est europeo con influenze Rom ed ebraiche. Nel 1939, quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, l’epoca del tango ebraico finì. Il cantautore Andrzej Włast ed il compositore Artur Gold, tra i tanti altri, furono uccisi nel campo di concentramento di Treblinka. La scelta di pubblicare un album di Yiddish tango nasce dalla necessità di raccontare nei brani di “Silent tears”, le storie di donne polacche che hanno vissuto l’Olocausto. “Silent tears - The last Yiddish tango”, è basato sul dramma e sulla tragedia dei sopravvissuti, in particolare quella delle donne che hanno subito violenze sessuali, sono state oggetto di torture o di sperimentazioni cliniche e sterilizzazioni e che, dopo aver assistito e subito l’orrore, hanno dovuto ricostruire la propria vita e ricominciare. Attraverso nove tracce Payadora Tango Ensemble, formata da musicisti canadesi, compone un quadro toccante avvalendosi dei diari e delle poesie delle donne sopravvissute, della composizione musicale di Artur Gold e Rebekah Wolkstein, tinteggiato dalle atmosfere struggenti e da testi che raccontano esperienze terribili. “Tre delle canzoni di quest’album sono basate su un progetto di poesia di gruppo iniziato negli anni '90 dai sopravvissuti all’Olocausto al Baycrest Center for Geriatric Care, una delle più grandi case di cura ebraiche del Canada. Durante le riunioni settimanali, i membri condividevano storie intime, alcune non dette nemmeno alle proprie famiglie. Come assistente sociale responsabile del gruppo, il mio compito era aiutare i suoi membri a elaborare i loro traumi. 15 donne si sono incontrate per diversi anni e hanno creato poesie che riflettevano le loro esperienze collettive. La maggior parte di loro è rimasta orfana a causa dell'Olocausto (…). Nel 1995 furono pubblicati The Collective Poems curato dai sopravvissuti diventati anche autori. Le loro poesie si sono ora evolute in musica e il progetto Silent Tears continua a mantenere vivi i loro ricordi e le loro speranze” sono le parole di Paula David assistente sociale, fondatrice dell’Holocaust Resource Project e ricercatrice presso la Faculty of Social Work all’Università di Toronto. I tre brani cui si riferisce la David sono la title track, “The numbers on my arm” e “A victim of Mengele”. Cinque brani di quest’album sono, invece, adattati dalla storia di Molly Applebaum, nata a Cracovia il 27 ottobre 1930. Quando la Germania invase la Polonia nel 1939, a Molly fu vietato di frequentare la scuola. Nel 1941, gli ebrei venivano radunati e inviati nei campi di sterminio. La madre di Molly, Sara Weissenberg, organizzò un posto per nascondersi per Molly e sua cugina presso un contadino a Dombrowa. Temendo che i vicini scoprissero che ospitava ebrei (reato punibile con la morte), il contadino si rifiutò di nascondere il fratello minore di Molly e la madre Sara, che furono successivamente assassinati dai nazisti. Il contadino chiuse Molly e sua cugina in una piccola cassa di legno sotterrata in un fienile, così stretta che le due ragazze non potevano stare sedute, con solo un piccolo foro per respirare. Molly teneva un diario del suo calvario sottoterra, descrivendo la sporcizia, la fame, la sete, il freddo, i pidocchi e gli abusi sessuali. La Applebaum è emigrata in Canada dopo la guerra come rifugiata (oggi a 92 anni è bisnonna) e cinquanta anni dopo l’Olocausto ha raccontato la sua odissea in Buried Words pubblicato nel 2017, libro pluripremiato ed oggi utilizzato nelle Università di tutto il mondo. I cinque brani ispirati alla storia della Applebaum sono “Sabina’s letter, One of us must survive”, “A prayer for rescue”,”Tell me, where can I go?”, “Bitter winter” e “Don’t let us starve”. “Romani waltz” è l’unica composizione strumentale di “Silent tears” di Artur Gold, dedicata al genocidio nazista dei Rom in cui troviamo il fisarmonicista moldavo Sergiu Popa, attualmente vivente in Canada. “Dovevo imparare a camminare di nuovo/Dovevo imparare a mangiare di nuovo/Dovevo imparare a parlare di nuovo/Quando tutto quello che voglio è provare sentimenti di nuovo”: sono alcune delle parole del brano “A victim of Mengele”. Una delle opportunità fornite dalle cantanti è stata quella di trovare il giusto approccio alle parole cantate su questo argomento, un equilibrio nel quale comunicare emozioni senza lasciarsi travolgere dalla drammaticità del testo. Hanno suonato e cantato in yiddish e in polacco in questo lavoro estremamente raffinato, virtuosi, preziosi musicisti ognuno dei quali è una star nel proprio campo di attività (jazz, classica, folk): Rebekah Wolkstein al violino, Drew Jurecka al bandoneon ed al violino, Robert Horvath al piano, Joseph Phillips al contrabbasso, Sergiu Popa alla fisarmonica, Aviva Chernick, Olga Avigail Mieleszczuk, Marta Kosiorek e Lenka Lichtenberg come voci soliste. Per quanto riguarda la composizione musicale, nell’album si trovano quattro brani originali degli anni ’30 di Artur Gold (1897-1943) ucciso a Treblinka, accanto ai nuovi composti dalla violinista Rebeka Wolkstein e da Oskar Strock. Le “Lacrime silenziose” sono quelle raccontate nella prima traccia dell’album, lacrime che scorrono dagli occhi di tre bambine che, inseguite dai nazisti in una foresta in Polonia, ritrovano la madre che si era allontanata per cercare il cibo per loro, lacrime silenziose per non essere scoperte. È un lavoro profondo, estremamente espressivo e curato, mirabilmente suonato, un progetto per non dimenticare e dar voce a coloro che hanno vissuto l’inferno dell’Olocausto e che dopo, pian piano, sono riusciti a superare l’orrore e a rinascere recuperando l’amore per la vita. Un profondo inchino per una lezione di vita a cui rendere onore.http://payadora.com/silent-tears


Carla Visca

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