Simona Frasca, Mixed by Erry. La storia dei fratelli Frattasio. Ad Est dell’Equatore 2023, pp. 272, euro 16,00

La nostalgica tendenza rétro, il tuffo nel passato che emoziona in una città come Napoli che è simbolo di espedienti di vita potrebbero essere chiavi di lettura di “Mixed by Erry”, il libro di Simona Frasca che ha investigato, ricostruendo le “gesta” dei fratelli Frattasio (Enrico, Peppe, Angelo e Claudio), la più clamorosa operazione imprenditoriale di pirateria musicale messa in atto tra gli inizi degli Ottanta e la seconda metà dei Novanta del secolo scorso, da giovani nati e cresciuti nei vicoli di Forcella. Diversamente, la studiosa di popular music, docente di Etnomusicologia dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli, che si è occupata di canzone napoletana, diaspora musicale partenopea, processi di produzione e distribuzione della musica, adottando la pratica di ricerca antropologica di osservazione partecipante elabora una forma di conoscenza subordinata allo svolgimento di un’esperienza di ricerca personale, riflessiva e critica. Si confronta con l’inquietudine di chi accede a un mondo altro e, al contempo, ricostruisce una storia del passato facendo necessariamente i conti con la propria memoria, interrogandosi sulla propria visione del mondo in quegli anni, sui limiti di un confronto dialettico che conduce a quello che ella stessa definisce un "derby narrativo” (p. 80) con i suoi informatori/protagonisti. Il quadro narrativo è quello di una Napoli in cui la contraffazione e il contrabbando si rivelavano – e da ben prima di quello scorcio finale del ‘900 – risposta a bisogni materiali concreti in un contesto di deprivazione economica e dove il diritto d’autore assumeva i connotati sfumati di un profitto alieno rispetto alla centralità della comunità locale e di un reato minore (ma a volte mancava addirittura la consapevolezza della dimensione truffaldina) rispetto ad altre forme di criminalità. Nel cuore del rione popolare, i fratelli Frattasio creano il proprio impero di pirateria delle cassette audio fino a diventare ossimoricamente detentori dell’autenticità di un bene falsificato, determinati nel dichiarare (usando con prontezza i meccanismi della pubblicità) l’unicità qualitativa del loro prodotto, puntando sulla garanzia di “qualità della copia” e di customer care (si direbbe con lessico odierno). Nel marchio “Mixed By Erry” era, infatti, esplicito l’invito a diffidare delle imitazioni perché il loro prodotto era “la dimensione ideale per un ascolto pulito”. Il lavoro di Frasca riannoda i fili della memoria, che significa anche andare a ritroso nella modalità di fruizione della musica popular: la rivoluzione delle musicassette vergini consentiva una duplicazione più o meno fedele dei microsolchi. Enrico Frattasio – sogni di diventare deejay nell’animo – con l’aiuto dei fratelli costruisce un’impresa commerciale di successo con migliaia e migliaia di copie di audiocassette vendute, non soltanto riproducendo dischi, ma creando antologie e compilation personali che rivelavano un’impressionante creatività. Divenuto un vero e proprio brand, Mixed by Erry distribuiva a Napoli, poi al sud e poi nel resto d’Italia audiocassette che si acquistavano su bancarelle di fiducia a prezzo davvero modico. Un racconto meticoloso che non si prova di risvolti picareschi dei diversi step della ascesa di Erry e della sua famiglia: l’acquisto di macchinari e di tecnologie sempre più sofisticate per la duplicazione, la cura delle confezioni, le modalità produttive, il crescere degli addetti, l’espansione del mercato, i rapporti con la comunità ma anche con altri attori sociali (compresa la malavita organizzata), le strategie per sfuggire ai controlli della Guardia di Finanza sono ricostruite in dettaglio per illustrare come questa pratica illegale diviene per molti (compresa l’autrice) un modo per far conoscere musicisti poco noti, grazie alle compilation create da Erry, che aggiungeva brani sfruttando lo spazio lasciato vuoto nel tape C-60, che poteva contenere un’ora di musica, laddove un LP ne accoglieva di solito di meno, all’incirca 40, e perfino equivoci identitari. Esemplare il caso che accomuna Tony Tammaro e Federico Salvatore. I brani di quest’ultimo messi in fondo a una cassetta di canzoni del primo inducevano il pubblico dei concerti di Tammaro a richiedere l’esecuzione di canzoni che in realtà erano di Salvatore. E che dire poi delle parodie di motivi famosi, dei riadattamenti, dei mash up, del miscelare tra canzoni, sigle televisive, o, solo per riportare l’esempio eclatante, quello tra la canzone sanremese di Eduardo De Crescenzo missata con la versione in francese di Mireille Mathieu, portata direttamente da Parigi? Come annota l’autrice, il dato autobiografico stravolge ogni ipotesi di formalizzare un lavoro di analisi dei passaggi dei meccanismi di riproduzione della musica nello scorcio finale del Novecento o entrare in profondità sulle questioni di diritto d’autore, anzi sembra quasi che Frasca, talvolta, si trattenga dal lanciarsi nel suo terreno consolidato della disamina saggistica con le lenti dell’analisi sociologico-musicale, lasciandosi trasportare dalla scoperta del mondo dei Frattasio, facendo prevalere l’elemento narrativo, il memoir, senza tuttavia rinunciare a interrogarsi – e questo è un passaggio da non sottovalutare in questo lavoro – sulle dinamiche economiche, sulle precarie condizioni lavorative di una certa parte della città di Napoli, ma anche su aspetti produttivi o questioni musicali più stringenti. Sfugge Frasca anche al rischio che la rievocazione venga letta alla luce di una autorappresentazione ed etero rappresentazione stereotipata della città di Napoli e dei “napoletani” che è sempre in agguato nei media, ma che sarà inevitabile, perché è uno dei modi in cui la città sempre più gentrificata e turisticizzata presenta e “vende” sé stessa. Le oscillazioni tra il portato personale e lo sguardo analitico della studiosa sono inevitabili e sono esplicitate più volte nella costruzione del racconto, poiché Frasca è attenta a mettere in luce la complessità della vicenda, ad assumere le ragioni e le motivazioni dei protagonisti, senza sposarle tout court, e ad ampliare la prospettiva dando voce a molti altri intervistati (musicisti, cantanti, produttori, discografici, funzionari SIAE ed anche il magistrato, giudice istruttore del processo ai Frattasio). Centrale appare la capacità di far risaltare il quadro sociale ed economico in cui il fenomeno prende corpo, fino al suo epilogo non a lieto fine: arresto nel 1997 e condanna a 4 anni e sei mesi di reclusione per associazione a delinquere e violazione della legge sul diritto d’autore per Enrico assieme ai fratelli Angelo, Giuseppe e Claudio e al padre Pasquale. Questo passaggio non è casuale, perché fino a un certo punto la legge aveva di fatto tollerato questa contraffazione – come dire? Dopotutto, meglio produrre cassette false che vendere droga, – che da un lato sottraeva profitti all’industria discografica, ma dall’altro finiva per costruire anche la popolarità di alcuni artisti o di lanciarne di nuovi: ai Frattasio si rivolgevano anche aspiranti cantanti e musicisti intenzionati a farsi strada nei circuiti dei matrimoni e delle feste. In una certa misura, i Frattasio sono stati antesignani di modalità di orientamento del gusto e diffusione della musica che oggi conosciamo attraverso le piattaforme digitali e l’e-commerce di Amazon. L’avvento del CD (nella cui clonazione si lanciarono Erry e i suoi fratelli) condusse le major della discografia a tutelare i propri interessi nei confronti del nuovo supporto digitale e a smantellare l’industria di Forcella. Il capitolo finale del libro “Bonus Track. Mixed by Erry (Remixed by Me”) getta un ponte tra passato e presente, tra le diverse pratiche di consumo di musica che si sono succedute dagli anni Settanta al nuovo millennio ed è qui che la musicologa allarga il quadro ai repertori proposti dal catalogo Frattasio e ribadisce – al di là delle questioni di legalità – come queste cassette pirata abbiano assolto la funzione di far accedere una bella quota di ragazzi e giovanissimi a musiche ed artisti che non conoscevano o anche che non si sarebbero potuti permettere di ascoltare dai supporti, diciamo così, legali venduti a prezzo pieno. Oggi, diverse etichette – e perfino major – hanno ricominciato a pubblicare audiocassette per chi cerca l’oggetto da conservare come una sorta di souvenir fisico di fronte alla dematerializzazione della musica: parliamo di feticismo piuttosto che necessità di ascolto alternativo allo streaming. È un bene che la storia di Erry e dei suoi fratelli, e attraverso di loro delle condizioni lavorative di una parte della città di Napoli, non sia rimasta nel cassetto, come rivela Frasca che aveva iniziato a lavorarci molti anni fa, ma sia riemersa grazie a questa agile, divertente, avvincente e appassionata opera (e al film omonimo il cui soggetto deriva proprio dal lavoro di Frasca) raccontando la vicenda fraudolenta, dall’ascesa alla caduta, dei pirati di Forcella, che ha ancora dell’incredibile, seppure debba essere necessariamente svestita dalla patina idealizzante e romantica. 

Ciro De Rosa

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