Paco De Lucía – The Montreux Years (BMG, 2023)

Uno dei filoni d’oro della BMG è la serie The Montreux Years: otto album dal vivo con giganti del calibro di Etta James, Marianne Faithfull, Muddy Waters, Chick Corea e Monty Alexander e due saliti proprio in vetta alle classifiche (per esempio la UK Official Jazz & Blues Chart), quelli che vedono protagonisti Nina Simone e John McLaughlin. Proprio a quest’ultimo sono state affidate le note che arricchiscono il libretto di “Paco De Lucía: The Montreux Years” con brani – rimasterizzati da Tony Cousins ai Metropolis Studios di Londra – tratti dai Montreux Jazz Festival del 1984, 2006 e 2012, due anni prima della morte del chitarrista, l’anno in cui vennero attribuiti al suo ultimo lavoro, “Canción Andaluza, il Latin Grammy Award per il Best Flamenco Album e per l’Album of the Year. Dalla seconda metà degli anni Settanta, De Lucia stava collaborando e suonando dal vivo con musicisti jazz come Al Di Meola, John McLaughlin e Chick Corea. Nel frattempo, dal 1981, aveva dato vita ad uno storico sestetto, attivo fino al 1997, con tre album all’attivo, pubblicati nel 1981, 1984 e 1997. È questo il gruppo protagonista della serata del 1984, con la chitarra di Carlos Rebato che si aggiunge al sestetto formato dalle tre chitarre di Paco de Lucía, Pepe de Lucía e Ramon De Algegiras, il flauto e il sax soprano di Jorge Pardo, e Carles Benavent e Rubem Dantas al basso e alle percussioni. Da quell’ora di concerto sono stati selezionati tre brani: “Sólo quiero caminar”, “Alta Mar” (già inclusi, con versioni diverse in “Live... One Summer Night”) e “Buana Buana King King”. “Sólo quiero caminar” (tangos) è uno dei punti più alti del sodalizio compositivo ed esecutivo dei fratelli Paco e Pepe de Lucía con Pepe de Lucía) e ha dato il titolo all’album che nel 1981 lasciò un segno indelebile, con la voce penetrante di Pepe de Lucía a suo agio sia nelle strofe di matrice tradizionali, sia nei versi inediti per il genere tangos. “Alta Mar” è l’occasione per ascoltare il basso di Carles Benanvent in evidenza nel primo assolo, pensato per confluire nel tema di “Entre dos aguas” in cui si ritrova tutto il gruppo, prima a sostegno delle magistrali variazioni e dei soli di Paco de Lucía e Jorge Pardo, con il sassofono del musicista madrileno che richiama Paco de Lucía per un dialogo fra sax e chitarra, sostenuti dai ritmi e dagli accenti, in particolare, di Ramón de Algeciras alla chitarra e Rubem Dantas. La rumba “Buana Buana King King” viene lanciata dalle sue percussioni cui si unisce il canto di Pepe de Lucía e poi, uno dopo l’altro, quelli di Jorge Pardo al flauto, Carles Benanvent e Paco de Lucía per poi fondersi insieme prima del ritorno di Pepe de Lucía a cantare strofe firmate, in passato, da Camarón Ad aprire la scaletta è il concerto più recente, quello del 2012 con “Vámonos” che vede protagonisti David de Jacoba e Duquende (voci), Antonio Serrano (armonica e tastiere), Antonio Sánchez Palomo (chitarra), Alain Perez (basso), Israel Suárez “El Piraña” (percussioni) e Antonio el Farru (danza). Lo stesso gruppo torna nel penultimo brano, “Variaciones de Minera”. Gli undici minuti di “Vámonos” sono ad alta tensione, coniugano passione e virtuosismo, mai fine a sé stesso, nella rilettura di uno dei temi più famosi di Paco de Lucía, “Entre dos aguas”.  Perez e Suárez già formavano parte del sestetto che nel 2006 tenne il concerto nel Casino Barrière, insieme a Niño Josele alla chitarra, Antonio Serrano, armonica e tastiere, e alle voci di La Tana e Montse Cortés. Da quella serata vengono le splendide bulerías de “El Tesorillo”  e le alegrías de “La Barrosa”, incise in “Siroco”, nel 1987 e qui esplorate in modo più disteso, con la chitarra di Paco de Lucía in evidenza sul tappeto ritmico delle palmas e delle percussioni prima di essere raggiunte dal basso e dalla chitarra di Niño Josele nella parte finale. A chiudere la serie di otto brani è “Zyryab”, già incisa nell’omonimo album del 1990: diciassette minuti che mettono in risalto le doti di amalgama e di solisti sestetto che vede protagonista la chitarra di De Lucía, l’armonica di Serrano, il basso di Pérez, per poi tornare alla chitarra, questa volta quella di Niño Josele che poi entra in dialogo con quella di Paco de Lucía; e qui arriva il canto di Montse Cortés e La Tana, versi tradizionali (por seguiriyas e por soleá) per chiudere, infine, a ritmo di tangos. 


Alessio Surian

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