Mircan Kaya – Ağitlar/Lamentations (UCM Productions, 2022)

Il nono album di Mircan Kaya, “Agitlar – Lamentations”, costituisce un lavoro unico e particolare. Mircan è un’artista e un’ingegnere e tiene moltissimo ad esprimere entrambi i volti della sua attività. Nata nella città di Artvin, situata nella regione orientale del Mar Nero lungo il confine tra la Turchia e la Georgia, è originaria di una famiglia del gruppo etnico Megrel-Laz, minoranza del Caucaso meridionale. Dopo essersi diplomata alla Nisantasi Girl’s High School di Istanbul, ha studiato ingegneria civile presso l’Università tecnica di Yıldız e ha completato un master in ingegneria sismica presso l'Università Boğaziçi di Istanbul. Da di ingegnere si è occupata di tecnologie avanzate e innovative per quanto riguarda le strutture antisismiche. La musica ha sempre fatto parte della sua vita in quanto patrimonio della cultura mingreliana in cui era immersa: da bambina accompagnava il padre nei matrimoni dove veniva invitata ad esibirsi nelle orchestre nuziali, da ragazza ha studiato musica, partecipato ad un coro e fondato un gruppo rock sinfonico insieme ad altri tre studenti. A partire dal 2005, anno in cui la sua carriera musicale è decollata, ha prodotto numerosi album di cui il primo, “Bizim Ninniler”, raccoglie ninnenanne anatoliche ed il successivo, “Kul & Ashes”, propone canzoni tradizionali dell’Anatolia, Georgia e Bosnia, arrangiate in forme contemporanee. Poi sono arrivati nel giro di quindici anni “Sala” (recensito dalla rivista fROOTS come un arazzo preraffaellita), “Numinosum”, registrato nel 2007 a Bristol con la formazione jazz Limbo, in cui ha creato una fusione tra i suoi versi e la poesia di Rumi. “OUTIM” (Once Upon A Time in Mingrelia) del 2008, è stato ideato per valorizzare la cultura mingreliana, mentre “Elixir”, uscito nel 2010, è stato considerato Best of 2010 dal programma Crossing Continents della californiana KDVS Radio. In “Nanni”, del 2012, sono state registrate ninnenanne da lei composte in lingua laz-mingreliana, in “Minor” sono stati pubblicati brani della tradizione cantati in tutte le lingue parlate in Turchia: abkhazo, armeno, azero, bosniaco, georgiano, laz-mingreliano, curdo, turco e yiddish. “Insula”, “Hush”, “Chinka”, “Kırmızı Gül”, “Tatlı Dilli / Sweet Talker” si avvalgono della collaborazione con musicisti turchi, londinesi e australiani. Nei suoi album Mircan propone un approccio originale, poiché lei stessa rappresenta un’espressione della multiculturalità in cui si riuniscono tanti elementi diversi dal punto di vista geografico, linguistico, religioso, delle tradizioni. La Kaya tiene moltissimo alle proprie radici ma non si considera una cantante folk, il suo modo di esprimersi, antico e profondo, attinge alle tradizioni ma le travalica ampiamente. Artista d’impronta internazionale, ha collaborato con l’ambiente musicale avant-jazz di Londra, città in cui sono nati e sono stati prodotti molti dei suoi lavori grazie anche alla casa discografica UnCatalogued Music (UCM) che propone prodotti culturali indipendenti, da lei fondata nel 2006 quando si è vista negare la pubblicazione di un lavoro che l’etichetta a cui si era rivolta aveva considerato non adattarsi al catalogo. In “Lamentations” Mircan crea un’atmosfera irreale, soprannaturale in cui la voce, alla pari con gli altri strumenti musicali, contribuisce ad un contesto di sospensione e tensione. L’ambiente naturale permea il contesto, con le sonorità degli uccelli, della risacca del mare, del vento e si integra perfettamente con i suoni della musica. La splendida voce svetta altissima, in molti brani accompagnata dal solo tamburo a cornice oppure dal piano o dal tulum (l’aerofono a sacco suonato nelle aree che costeggiano il Mar Nero). L’album è dedicato alla madre, la cantante Huriye Ay, scomparsa nell’agosto 2022, la cui vita è stata raccontata da Mircan nel libro “Gece Karanlık Çekirge ve Sen/The Night The Dark The Grasshopper and You”. “Presento quest’album aggiungendo nuovi lamenti a una selezione da miei vari album e spettacoli dal vivo nel corso degli anni, e saluto le anime di mia madre e di tutti i miei cari che sono morti. Non ho mai cantato canzoni o lamenti senza pensarci” sono le parole di Mircan sul suo blog. Undici tracce magiche ed impegnative: subito per iniziare “Pencereden Kar Geliyor / Snow is Coming From the Window”, che racconta proprio del distacco dalla madre con un’intro con le sonorità delicate del bağlama e la voce che attacca gentile sui suoni del kabak kemane, una viella ad arco. Il brano è fortemente caratterizzato dagli arpeggi ripetitivi del bağlama suonato da Boran Mert e dai suoni del kabak kemane di Ruşen Can Acet. Si continua con una superba “Odam Kireç Tutmuyor/My Room Doesn’t Lime” in cui violoncello e clarinetto, suonati rispettivamente da Ivan Hussey e Maarten Ornstein, duettano creando sonorità profonde su cui svetta ispirata la voce di Mircan; il brano si conclude con voce mesta sulle percussioni profonde di İsmet Kızıl. In terza posizione “Bgara / Mingrelian Lament” – già nell’album “Sala” – introdotto da didjeridoo e voce. “Şad Olup Gülmedim / I Was Never Happy or Smiled” ha, invece, un testo del cantore turco e suonatore di bağlama Neşet Ertaş, Mircan la esegue con voce altissima e straziante ed è sostenuta da Emin İgüs (bağlama). Segue una tenera ninnananna, “Alma Attım Yuvarlandı / I Threw Apple, It Rolled”, in cui la voce è accompagnata da bağlama, kopuz (l’antico liuto a manico lungo non tastato), chitarra fretless e bendir suonati da Merih Aşkın. Si incontrano connotazioni jazz in “Sala”, aperta da un’intro per violoncello e violino, con la voce cristallina ed acuta che vibra su note di piano in accordi preziosi e struggenti: è brano popolare della tradizione mingreliana, con cui Mircan omaggia le sue origini. La accompagnano al violoncello Uğur Işık, al piano Ceyda Pirali, alla tromba Roger Mills e ai tamburi Selami Sevinç. I suoni di un mare agitato introducono “Şiş Nani / Hush Lullaby”, ancora una ninnanna, dove alle tastiere c’è Cenk Erdoğan. Nel potente “Osmanum / My Osman”, la voce si accorda e duetta con il tulum, la cornamusa dalla profonda emissione sonora, suonato da Birol Topaloğlu. Avviandosi alla conclusione troviamo “Yıldız Dağı / Star Mountain”, diffuso nella regione di Skopje in Macedonia, e “Ağlama Yar Ağlama / Don't Cry My Love Don't Cry”, registrati live con Alcyona Mick al piano, Aydın Bergamalı alla tromba, Adem Temiz alla fisarmonica, Şaban Gölge e Nedim Nalbantoğlu al violino, Erdem Tekinay al basso e, infine, İsmet Kızıl e Şenol Cümbüşlüe alle percussioni. Conclude “Kışlalar Doldu Bugün / The barracks are full today”. In questo magnifico viaggio della voce dalle connotazioni sacre, la voce spazia eterea come un fiume sonoro attraverso gioia e dolore, pacificazione, riposo. “Ho la voce di mia madre dentro di me. Lei per me non è morta. Il 21 agosto 2022 è salpata per nuovi viaggi, nuove forme di esistenza, possibilità e avventure. Aveva paura della separazione, di andare nell’ignoto. Spero che sapesse che non c’era niente di cui avere paura. Le sono grata e la invoco con questi lamenti” Mircan Kaya ci apre le porte di un’inedita dimensione sonora, sospesa, sacra e ci proietta verso un mondo tollerante, inclusivo, accogliente e rispettoso delle minoranze. 


Carla Visca

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