Dal 2006, questo è il terzo album postumo dedicato a Ali Farka Touré. I due album pubblicati nel 2006 e 2010 davano seguito, rispettivamente, alle registrazioni effettuate all’Hôtel Mandé a Bamako nel 2004 (“Savane”) e ai Livingston Studios a Londra a giugno 2005 con Toumani Diabaté. Quest’ultimo album era valso a Ali Farka Touré il terzo World Music Grammy Award dopo quelli assegnati nel 1994 a “Talking Timbuktu” e nel 2005 a “In the Heart of the Moon”. L’artefice di queste produzioni musicali è stato Nick Gold: a fine 2018 la sua etichetta, la World Circuit, è stata acquisita dalla BMG senza che questo incidesse sull’attenzione per gli artisti maliani che continuano ad arricchirne il catalogo: Toumani Diabaté, Afel Bocoum, Oumou Sangaré, Vieux Farka Touré. Gli ultimi tre contribuiscono anche ai nove brani che Nick Gold e Vieux Farka Touré hanno raccolto in “Voyageur”, album pubblicato a cinquant’anni dall’inizio della sua carriera solista, cominciata dopo lo scioglimento da parte del governo maliano dell’orchestra di Radio Mali (cui ha dedicato un album) nel 1973. Dall’archivio di Nick Gold sono state rimasterizzate registrazioni provenienti da tre sedute di registrazione - a Londra nel 1991 e nel 1995, e a Bamako nel 2004: occasioni in cui Ali Farka
Touré preferiva registrare velocemente, catturando lo spirito di un brano suonato dal vivo, per quanto possibile da tutto il gruppo.
Il disco offre l’opportunità di confrontare Touré in veste elettrica ed acustica nelle due versioni di “Sambadio,” canzone fula che onora i contadini. In entrambi i casi è la chitarra ad aprire il brano: la versione elettrica è quella del 1995 con Pee Wee Ellis e Steve Williamson ai sax, mentre quella acustica, e più estesa, coinvolge gli ngoni di Bassekou Kouyate e Mama Sissoko. Piatto forte dell’album sono le tre tracce condivise nel 1995 con Oumou Sangaré, la cantante di Bamako considerata l’ambasciatrice della regione del Wassoulou, con un’amicizia musicale speciale con Ali Farka Touré che ha ripetutamente omaggiato, spesso con “Wayeina”, nei suoi concerti.
L’epica "Bandolobourou" viene introdotta dalla sola chitarra elettrica su cui si innestano percussioni e kamelngoni che accompagnano le due voci, prima in successione, poi in amalgama a declamare le gesta di Oumarou Amiri Amadou Dicko che per tre giorni lottò con un leone che aveva decimato il bestiame dei diona: musicalmente la parte del leone qui la fanno la chitarra elettrica e il kamelngoni che iniettano nella narrazione il loro diverso registro espressivo.
Sospinta da percussioni e kamelngoni, “Sadjona” (Il peso del destino) è cantata dalla sola Oumou Sangaré che trasforma questo canto tradizionale dei cacciatori wassoulou in occasione per declamare strofe in onore di
Ali Farka Touré.
Illuminante dell’atmosfera che si respirava in studio è “Cherie”, fra i brani popolari di Touré, con il video che mostra i due musicisti piacevolmente impegnati in un dialogo che sospinge le
strofe dedicate a chi ama e cui regala un messaggio limpido come le voci che lo celebrano, prima a pieni polmoni, poi sussurrato: “Fidatevi del vostro amore”. Fra le perle dell’album, dal Niger, c’è il flauto fula di Yacouba Moumouni in “Safari”, il tema che ha lanciato il disco e che lo apre. È fra i migliori brani registrati nel 1995, con Moussa Koné e Etienne Mbapé alla chitarra e al basso, le percussioni e le vociu di Hama Sankaré e Oumar Touré, cui si aggiunge Afel Boucoum nei cori.
In songhai “Safari” significa “medicina” ed il canto di Ali Farka Touré vuole essere una cura, un modo di far ri-prendere consapevolezza a chi non ha rispetto per la morale comune, ispirato dai versi tradizionali dei pescatori e dalla pulsante metrica dei cacciatori candita dalla calabash di Sankaré.
Alessio Surian
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