Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou (Addis Abeba, 12.12.1923 - Gerusalemme, 27.03.2023)

“Buda Musique è triste nel dover comunicare il decesso di Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou. Pianista e compositrice, Tsegué-Maryam Guèbrou è stata soprattutto un'artista, profondamente. Una vocazione fondamentale, primaria, al di là della sua vita monastica.  Con la pubblicazione del ventunesimo album della collana éthiopiques, Buda Musique è onorata di aver contribuito alla scoperta di un'artista che ha dovuto rinunciare alle sue ambizioni di concertista in giovanissima età. Almeno il riconoscimento internazionale le avrà dato un assaggio di successo negli ultimi vent'anni della sua lunga vita. Ci lascia nel suo centesimo anno”
.
Con questo breve comunicato, la casa discografica francese ha confermato la notizia data il 27 marzo dall'emittente statale etiope Fana Broadcasting della morte di Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou a Gerusalemme, dove viveva da monaca nel monastero etiope, dal 1984, dopo la morte della madre.


Era nata ad Addis Abeba, in Etiopia, in una famiglia benestante che favorì lo studio della musica ed in particolare del violino. All'età di sei anni venne mandata a studiare in un collegio in Svizzera, per poi far ritorno in Etiopia a dieci anni, dopo essersi esibita come violinista ed essere stata riconosciuta come musicista molto dotata. Fu costretta ad interrompere la pratica musicale a metà degli anni Trenta, durante la lotta per l'indipendenza dell'Etiopia dai colonizzatori italiani, quando dovette trascorrere un periodo di prigionia. Durante la seconda guerra italo-etiopica, lei e la sua famiglia furono presi prigionieri e inviati dall’esercito italiano nel campo di prigionia nell'isola dell'Asinara e, successivamente, a Mercogliano, nell’avellinese. Riprese poi gli studi con il violinista polacco Alexander Kontorowicz al Cairo. 


A diciannove anni, ritornata ad Addis Abeba, chiese di poter continuare gli studi musicali a Londra, ma le autorità etiopi glielo negarono. Il divieto ebbe un effetto traumatico e la spinse a rifugiarsi nel monastero di Guishen Mariam, nella provincia di Wollo. Fu qui che cambiò il suo nome di battesimo, Yewubdar, in Tsegué-Maryam e le fu dato il titolo di Emahoy.


A 21 anni si fece monaca, abbandonando la musica per dedicarsi alle preghiere e alla vita ascetica, in una capanna di fango e pietra. Vent’anni dopo, chiamata a vivere con la madre ad Addis Abeba, riprese a suonare e a comporre per violino, pianoforte e organo, trovando ispirazione sia nel repertorio liturgico e della musica classica occidentale, sia nelle fonti popolari e nel blues e ragtime. A quarantatré anni fece le sue prime registrazioni, pubblicando il suo primo album nel 1967 per donarne i proventi ai giovani impoveriti e con difficoltà di accesso all'istruzione. Anche le vendite degli album successivi e i rari concerti sono state un mezzo per raccogliere fondi per cause caritatevoli, in particolare a favore bambini etiopi orfani a causa della guerra.


La svolta discografica avvenne nel 2006 con la pubblicazione nella collana Ethiopiques del Volume 21 “Ethiopia Song” interamente dedicato alle sue musiche.


Oggi la Emahoy Tsege Mariam Music Foundation, fondata nel 2007, dispone di 150 sue opere musicali per pianoforte, organo, opera e gruppi da camera. Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou ha ceduto tutti i diritti d'autore alla fondazione per generare entrate che possano essere messe a disposizione dei bambini che hanno difficoltà di accesso all'istruzione musicale. Nell'agosto 2013, gli spartiti scritti di suo pugno sono stati raccolti e pubblicati, importante chiave di lettura per una musica del tutto originale e ispirata dal senso del sacro. Una parte del sito della fondazione mette a disposizione alcuni suoi brani preceduti da brevi testi di Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou che ne spiegano le fonti di ispirazione. 
Le sue composizioni sono state utilizzate nel 2020 nel documentario “Time”, nominato agli Oscar, e due brani compaiono nel film “Passing” (Due donne) di Rebecca Hall, realizzato nel 2021 per Netflix. Si tratta di “The Homeless Wanderer” (utilizzato per il trailer ufficiale) e “The Last Tears of a Deceased”.


L’uscita del suo nuovo album, “Jerusalem”, è prevista il 14 aprile.


Alessio Surian

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