Intervista con Rosario Altadonna, costruttore di pifara bifara

Musicista e costruttore di strumenti tradizionali, Rosario Altadonna si è avvicinato alla musica sin da giovanissimo entrando a far parte del Gruppo Folk Mata e Grifone, diretto da Orazio Grasso, inizialmente come danzatore e, successivamente, come suonatore di friscalettu. Nel corso degli anni, ha coniugato l’attività artistica con gli studi e le ricerche sulla tradizione musicale ed organologica siciliana, specializzandosi della costruzione di diversi strumenti come la “zampogna a paru” dei monti Peloritani, il flauto a paro, flauti dritti in canna, flauti traversi in canna, flauti doppi e tripli, clarinetti in canna, semplici monocalami (“zammaruni”) e doppi (“cannizzoli”), flauti dolci, i tamburi a cornice, ma soprattutto la pifara bifara, una forma di oboe popolare caduto nell’oblio della memoria e estinto dalla pratica strumentale, del quale è attualmente unico costruttore. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua formazione, le peculiari tecniche costruttive e soffermarci sulla commercializzazione dei suoi strumenti.

Come ti sei avvicinato alla musica tradizionale siciliana?
Beh, in realtà il mio non è stato proprio un avvicinamento alla musica tradizionale, posso benissimo dire di esserci nato e cresciuto dentro in un certo senso: infatti, provengo da una famiglia di un borgo a ridosso dei Peloritani dove la presenza di suonatori di tradizione era molto alta e dove era ancora viva la pratica strumentale. Ricordo la mia infanzia a casa dei nonni in paese, le sere in inverno il profumo di legna bruciata nei freddi vicoli che riscaldava il corpo e il dolce suono delle zampogne provenienti dalle case dei 
molti suonatori che vi vivevano, quello scaldava il cuore! Davvero! San Filippo Superiore, casale di mezzogiorno poco fuori la città di Messina: una grande comunità di virtuosi zampognari”.

Ci puoi raccontare della tua prima esperienza con il Gruppo Folk Mata e Grifone diretto dal maestro Orazio Grasso?
Ero molto piccolo, avevo circa sei anni, mio padre vedeva in me la passione verso la musica tradizionale e conoscendo in paese un suonatore di fisarmonica che militava in un gruppo folk gli chiese di presentarmi e di poter frequentare e coltivare lì la mia predilezione verso la musica popolare. Il gruppo mi accolse come una mascotte e presto diventai un’attrazione. Molto piccolo calcai palchi di tutto il mondo, diventai un virtuoso suonatore di friscaletto (flauto di canna siciliano, ndr), vedevo la gente che mi guardava con ammirazione, ricevevo complimenti da tutti e l’orgoglio cresceva come la mia passione, una ragione in più per continuare. Sentivo la fiducia degli altri suonatori, molto più grandi di me, che mi accompagnavano e soprattutto quella del Maestro Orazio Grasso e della moglie Cettina, che oggi sono anche i miei suoceri. Nel gruppo, che frequento ininterrottamente ormai dal lontano 1985, conobbi una bellissima bambina, diventammo fidanzatini, crescemmo insieme, ci sposammo e oggi è il mio tutto con le due bellissime bambine che la vita ci ha donato. Le mie figlie possono definirsi veramente figlie del folk. 

Tuo padre Nicola è un abile costruttore di friscalettu: quanto è stato importante nella tua formazione musicale e come costruttore?
Ai miei genitori devo davvero molto! Mi hanno sempre supportato, incentivato, e hanno investito parecchio per la mia attività di musicista, nel frattempo oltre a essere suonatore di tradizione diventai anche pianista di pianobar, mio padre pagò per tanti anni un maestro che mi formasse. Lui non si è mai sentito un suonatore vero e proprio, ma di sicuro era molto appassionato di musica tradizionale; imparò a costruire i friscaletti da un vecchio pastore di nome Sostene Puglisi (morto solo qualche anno fa, definito ai posteri il “principe dei suonatori pastori”), iniziò a produrne diversi lavorando come guardia fuoco per l’Azienda delle Foreste e trascorreva le lunghe ore di vedetta sui Monti Peloritani realizzando friscaletti per far scorrere velocemente il tempo. Gli strumenti di mio padre non erano ben intonati come quelli che realizzo oggi io, ma con quelli iniziai a suonare, nel tempo imparai a correggerli e a renderli migliori, più consoni ad essere suonati con strumenti di intonazione certa (fisarmoniche, chitarre, ecc.). È grazie a mio padre che oggi sono un riconosciuto costruttore di strumenti, fu grazie a lui che inizia anche io a costruire friscaletti già all’età di dodici anni e non mi sono mai più fermato.   

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