Nati alla fine degli anni Settanta a margine dell’esperienza in ambito prog con i Cos dei polistrumentisti Marc Hollander e Vincent Kenis, gli Aksak Maboul sono stati una supernova della scena rock belga durata lo spazio di meno di un quinquennio, quanto basta però per aver lasciato un segno indelebile come formazione di punta del movimento politico-musicale Rock In Opposition. Nel 2014 lo storico marchio è ritornato sulla scena con la pubblicazione di “Ex-Futur Album” splendido gioiellino di electro-pop sperimentale, inciso poco prima dello scioglimento nel 1982 con Véronique Vincent, voce degli Honeymoon Killers. Proprio quest’ultima è stata protagonista al fianco di Hollander, diventato nel frattempo suo marito, della rifondazione del gruppo, in forma di collettivo aperto a geometrie variabili, culminata con la pubblicazione del doppio album “Figures” del 2022. Nel recensirlo, sottolineammo l’intrigante ricerca sonora che ne caratterizzava i brani nei quali si coglieva la sintesi delle diverse incarnazioni del passato e, nel contempo, la tensione continua verso l’esplorazione di nuovi territori sonori dal free form al cold jazz, per toccare la musica sperimentale. Insomma, questo nuovo corso ci ha consegnato un progetto artistico dalla cifra stilistica ancor più originale rispetto a quella dei primi tre album e nella quale convergono generi e suggestioni differenti ed aperto al dialogo con molteplici sonorità. Ad ulteriore dimostrazione di tutto questo, merita un ascolto l’EP “Charles F. Bleistift” che raccoglie quattro brani non inclusi nel comeback album e che ne estendevano ulteriormente l’universo sonoro dipanandosi tra collage sonori, enigmatiche invenzioni musicali e scorribande elettroniche. Non ci sorprende, dunque, la pubblicazione del progetto in
due volumi “Redrawn Figures”, anticipato dagli Ep con inediti “Un Caïd” e “Tous KO”, nel quale Hollander e la Vincent hanno affidato i brani di “Figures” nelle mani di alcuni tra i principali esponenti del pop sperimentale e dell’elettronica, affinché li reinventassero secondo la propria visione musicale, non senza sottrarsi loro stessi alla sfida lavorando ai remix di quattro brani. Nel primo disco ascoltiamo così i remix della fascinosa “Silhouettes” ad opera degli inglesi Vanishing Twin, “C'est Charles” nella sinuosa resa di Shungu, la superba riscrittura di “Tout a une fin” dei tedeschi The Notwist, ma soprattutto “Hotel Suites” ridisegnata da Carl Stone, la decostruzione di “Un Caïd” di Spooky-J dei Nihiloxoca e la trascinante incursione nella dance con “Retour Chez A.” remixata da Kate NV. Non meno interessante è anche il secondo volume che mette in fila otto tracce, tra cui meritano di essere segnalate l’imperdibile versione ricostruita di “Tous KO” e le sperimentazioni elettroniche del tedesco Tolouse Low Trax su “L'adieu a l'histoire”, il torrido remix di “Fin” di Stubbleman e “Anatomy of a Dramuscule” nella versione di Matias Aguayo. Curiosa è anche la scelta di estendere il gioco anche alle copertine dei due album, con quella del volume uno che mette in fila sedici rivisitazioni del dipinto di Véronique Vincent che impreziosiva “Figures”, mentre per il secondo è stato scelto il remix visivo della medesima opera del rinomato pittore francese Hervé Di Rosa. Se pensate che il fermento creativo in casa Aksak Maboul sia limitato solo a questo progetto, sbagliate di grosso perché recentissima è l’uscita di “Une aventure de VV (Songspiel)”, volume n. 48 della collana Made to Measure della Crammed Disc e considerata l’equivalente sonoro di una collezione di libri d’arte.
Si tratta di una suite sperimentale di ben sessantatré minuti, suddivisi in quindici brani che ruotano intorno al poema omonimo di Véronique Vincent nel corso del quale si alternano monologhi e dialoghi, parlati e cantati, in cui si susseguono una serie di personaggi interpretati daAlig Fodder, Laetitia Sadier, Audrey & Benjamin degli Aquaserge, Don The Tiger, Blaine L. Reininger dei Tuxedomoon e i membri dell'attuale band dal vivo di Aksak Maboul: Faustine Hollander, Lucien Fraipont e Erik Heestermans. Come lascia intendere il sottotitolo dell’album “Songspiel”, il concept intreccia musica, teatro e poesia, rimandando idealmente tanto ai radiogrammi di BBC, RTF e RAI, quanto agli Hörspiel tedeschi che combinavano musica sperimentale, canzoni e parole. Dal punto di vista musicale, il lavoro di Marc Hollander si è indirizzato verso incroci ed attraversamenti stilistici che mescolano elettronica, pop, jazz, techno, ambient, improvvisazione e musica classica contemporanea, il tutto impreziosito dal loro ormai inconfondibile marchio di fabbrica sonoro. Insomma, il cantiere di Aksak Maboul è in gran fermento e siamo certi che riserverà ulteriori sorprese nel prossimo futuro, nella speranza di vederli presto dal vivo in Italia.
Salvatore Esposito
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Contemporanea