Non poteva essere che Vincenzo Lombardi, direttore degli Archivi di Stato di Campobasso e Isernia, a occuparsi della campagna molisana di Alberto Mario Cirese (1921-2011), straordinaria figura di studioso, tra i fondatori della moderna ricerca antropologica in Italia.
Lombardi è autore di numerose pubblicazioni in ambito storico, musicologico e biblioteconomico, tra le quali qui ricordiamo “Quadri di un'esposizione. La cultura musicale in Molise fra Otto e Novecento” in “Storia del Molise” (Donzelli 2006), la curatela dei volumi “Com’a fiore de miéntra. Omaggio in musica a Eugenio Cirese” (Squilibri 2009) e “Musiche tradizionali del Molise. Le registrazioni di Diego Carpitella e Alberto Mario Cirese 1954” (Squilibri 2011), “La Settimana santa a Campobasso. Musica e ritualità fra ‘800 e ‘900” (Arti grafiche “La Regione” 2016), “In (re)viva voce. Strategie e processi di valorizzazione delle tradizioni musicali “(Squilibri 2017).
Nel 1954 – “annus mirabilis”, nella definizione di Maurizio Agamennone, che cura la prefazione di questo volume – Albero Mario Cirese realizza in solitaria una ricerca sul campo, in un certo senso in continuità con la rilevazione nei paesi albanofoni del Molise realizzata con Diego Carpitella poco prima (la Raccolta 23 degli Archivi di Etnomusicologia Nazionale di Santa Cecilia). Dal 22 giugno al 6 luglio fissa registrazioni nelle comunità romanze di Fossalto (dove tornerà anche il primo maggio del 1955 in occasione della Pagliara per completare la documentazione) e Bagnoli del Trigno e nei paesi di origine slava: Acquaviva Collecroce, Montemitro e San Felice del Molise (Kruč, Filič, Mundimitar).
La ricerca era stata svolta per conto della rivista “La Lapa”, fondata e diretta da suo padre Eugenio, pubblicazione centrale per la storia dell’antropologia in Italia, vissuta tra il 1953 il 1955 e pubblicata dalle Edizioni Avanti! Da qui, il titolo del poderoso volume: “La Raccolta ‘La Lapa’ ”, pubblicato lodevolmente dalle Edizioni di Macchiamara di Bagnoli del Trigno, titolo scelto in accordo con lo stesso Alberto Mario Cirese al cui magistero Lombardi si è formato. Con puntualità e meticolosa accuratezza ci è restituita un’indagine decisiva tanto sotto il profilo tanto della riflessione antropologica quanto della ricerca sul campo. A riavvolgere il nastro di quei formidabili anni nella prefazione è Maurizio Agamennone, che si adopera in una ricostruzione del decennio fondativo dell’etnomusicologia in Italia, delle procedure di indagine e, naturalmente, analizza il portato di quelle ricognizioni e delle riflessioni su alcune pratiche rituali locali.
Nel secondo capitolo, avvalendosi delle note di campo, delle interviste e del confronto intessuto da se stesso con Cirese, Lombardi documenta le fasi della ricerca ciresiana in Molise a partire dalla prima indagine sul campo, condivisa con Diego Carpitella (sempre nel 1954), per poi rivolgersi alla seconda ricerca dello stesso anno, accompagnandoci sul campo nei diversi luoghi, spiegando le modalità delle registrazioni, contestualizzando la ricerca nello scenario di studi dell’epoca e non tralasciando di tracciare il quadro del periodo storico, a livello locale e nazionale, nel quale agisce Cirese, animato da forte tensione civile e politica. Si sviluppa, quindi, l’analisi dei temi della ricerca, non dimenticando – quando si discute del lamento funebre – la relazione tumultuosa con Ernesto de Martino (di “guerre dei maestri” parla Pietro Clemente nella post-fazione). Due capitoli sono rivolti al “lamento e gli usi funebri in Molise” e al “Maggio molisano”, con al centro soprattutto il rituale della Pagliara a Fossalto (paese natale di Eugenio Cirese), sul quale la riflessione si estende alla contemporaneità, avvalendosi anche di apparati iconografici. I successivi capitoli passano in rassegna la ricerca su “Canti all’altalena”, “Canti durante il lavoro”, “Canti del ciclo della vita e canti d’amore”, “Canzone narrativa”, “Canti devozionali” e “Scongiuri molisani”. Nelle “Considerazioni conclusive”, Lombardi ribadisce le motivazioni che lo hanno condotto a presentare questo studio sulla Raccolta “La Lapa”, che viene resa finalmente fruibile e che contribuisce ad accrescere la diffusione della conoscenza del lavoro di Alberto Mario Cirese, ampliando al contempo la conoscenza della storia culturale del Molise, in ciò anche rendendo disponibile un più ampio corpus di musiche tradizionali molisane, senza dimenticare la componente affettiva nei confronti della regione, non solo di Cirese ma anche dell’autore del volume. Il testo è accompagnato da una imponente bibliografia, con ogni probabilità esaustiva, da note altrettanto puntuali e meticolose e da appendici che presentano i testi delle interviste dei 4 CD allegati, ciascuno della durata di 78 minuti e contenenti oltre al parlato preziosi documenti musicali), le schede dei documenti sonori e i testi dei canti raccolti. Infine, “Cirese 1954: un anno tante storie” è la post-fazione di Pietro Clemente, che con nettezza e profondità non solo si sofferma su aspetti biografici di Cirese, ma traendo spunto da questa “immersione nel passato” di Lombardi (p. 373) interviene sullo sviluppo del lavoro etnografico e del testo etnografico, sul rilevamento (“Etnografia dell’ascolto” è un passaggio molto significativo), sulla metodologia della ricerca sul campo.
Dunque, non sembri scontato dire che questa pubblicazione è un traguardo importante, perché restituisce appieno il lavoro di un grande studioso, perché – come rileva Clemente – “illumina una intera epoca della ricerca antropologica”, perché è un’opera densa e attenta per il suo impianto nell’ambito delle discipline demo-etno-antropologiche, anche di fronte a diluite e ideologiche motivazioni di patrimonializzazione di beni immateriali.
Ciro De Rosa