Pietro Mascagni, compositore e direttore livornese acclamato nel mondo

Ben prima che venisse impiegato in modo sistematico dagli etnomusicologi italiani, il concetto di “popolare” trovò riscontro nel mondo del melodramma ottocentesco e di tanta musica definita “colta”. In merito, menzioniamo il (poco conosciuto) periodico “La Musica popolare. Giornale ebdomadario illustrato”, pubblicato a Milano, tra il 1882 e il 1885, dall’intraprendente editore Edoardo Sonzogno (1836-1920). Lo scopo del periodico era di garantire, con spesa contenuta, l’acquisto di fascicoli capaci di garantire un’informazione puntuale su compositori, concertisti, cantanti e direttori d’orchestra in auge, graditi al grande pubblico. L’aggettivo “popolare” era riferito alla massa di persone potenzialmente interessata ad approfondire la conoscenza dei “musicisti” più in vista, compresi, naturalmente, i giovani divi del momento. Tra questi, Pietro Mascagni il quale, in verità, conseguì il primo successo di respiro nazionale e internazionale, con l’opera “Cavalleria rusticana”, solo nel 1890. 
 Era nato, nel 1863, a Livorno, nella centrale Piazza Cavallotti (ex “delle Erbe”), dove si svolge ancora oggi il più importante mercato cittadino. Il padre era proprietario di una panetteria. Desiderava che il figlio diventasse avvocato e lo fece studiare al ginnasio, osteggiando le inclinazioni musicali, inizialmente espresse solo con il canto nella vicina chiesa di San Benedetto. Per comprendere lo sviluppo culturale e artistico di Mascagni non si può prescindere dal vivace contesto popolare nel quale crebbe e si formò. Livorno era una città marina, aperta agli scambi commerciali e (inter) culturali; i livornesi sono scherzosi, dinamici, vivaci, amichevoli e amanti della buona tavola. Il “milieu” (termine caro ai positivisti) risultò determinante nella formazione del piccolo Pietro, il quale divenne orfano di madre a soli dieci anni. La mamma (Emilia Reboa, deceduta a trentadue anni, nel 1873) lo incoraggiò a studiare e a seguire le proprie inclinazioni. La sua passione verso il mondo dei suoni era istintiva e, per avvicinarsi razionalmente allo studio della musica, risultò decisiva la frequentazione dell’ambito religioso nonché lo stimolo e il sostegno di alcuni parenti. Pur ostacolato dal padre, Pietro arrivò a prendere lezioni di armonia e contrappunto dal concittadino Alfredo Soffredini (1854-1923), il quale divenne suo primo mentore e preparatore per l’esame di ammissione al conservatorio di Milano, dove poi studiò con Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli. Animo indipendente e (a suo modo) anticonformista, Mascagni abbandonò gli studi accademici dopo due anni. Si mantenne dirigendo, in prevalenza, orchestrine itineranti di operette. Pur tra numerose difficoltà economiche, prima convisse, poi si sposò con Argenide Marcellina (Lina) Carbognani (1862-1946), donna di carattere, la quale seppe sempre sostenerlo e incoraggiarlo nei momenti di travaglio interiore. In seguito, divenne provvidenziale l’incontro con Edoardo Sonzogno e con la Commissione preposta alla selezione di composizioni scritte da giovani operisti. Grazie anche alla brillante interpretazione di Gemma Bellincioni (1864-1950) e Roberto Stagno (1840-1897), e alla direzione di Leopoldo Mugnone (1858-1941), con “Cavalleria rusticana” (ispirato a una novella di Giovanni Verga, libretto scritto da Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci) raggiunse subito un inaspettato (ma meritato) successo internazionale, che mantenne nei decenni a seguire, scrivendo una quindicina di opere melodrammatiche. Mascagni era uno del popolo e grazie alle esperienze di vita aveva imparato a conoscere i gusti musicali della gente: sapeva come comporre musiche colte, allo stesso tempo struggenti e melodiche. Prendendo spunto dalla nutrita biografia del compositore livornese, dedichiamo la “Vision” odierna ai giovani musicisti di oggi, con l’invito a studiare intensamente, seguendo le proprie inclinazioni e aspirazioni, liberandosi di tanta distraente fuffa mediatica contemporanea, ricercando con determinazione ciò che gli viene dettato dal cuore e dall’anima, affrontando con vitale energia e coraggio anche i momenti più tristi dell’esistenza. Nella seconda parte del contributo, rivolgeremo brevemente le nostre attenzioni alla vita del compositore livornese, non scevra da critiche sul piano umano, tenendo presente anche la sintetica pubblicazione - “Le donne di Pietro Mascagni. Il romanzo di una vita” (Milano, 2022) -, scritta con linguaggio fluente da Francesca Albertini Petroni, pronipote del compositore, impegnata nel sociale.

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