Pietro Mascagni, compositore e direttore livornese acclamato nel mondo

Una poliedrica attività professionale 
Pietro Mascagni viene per lo più ricordato come compositore di opere, tuttavia è utile ricordare la sua intensa attività di direttore d’orchestra, nella quale iniziò a cimentarsi subito dopo l’abbandono degli studi a Milano e che continuò a praticare, con successo, lungo il corso della vita. Le sue interpretazioni erano richieste ovunque. Prolungate tournée lo portarono in tutta Europa, compresi i Paesi dell’Est. In particolare, ottenne trionfo e popolarità in Russia. Ricchi contratti firmò per dirigere o per presentare nuove opere negli Stati Uniti e in Sudamerica, dove venne acclamato e apprezzato. Mascagni era stimato anche per la scelta dei programmi musicali, nei quali selezionava musiche e opere di compositori assai diversi tra loro. Alcuni tipici del repertorio melodrammatico (Rossini, Verdi, Puccini, Giordano, Leoncavallo, Wagner…), altri del repertorio strumentale e sinfonico (Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Brahms, Grieg, Smetana, Cajkovskij…).  A seguito del decesso di Giacomo Puccini (1924), Mascagni e Giovacchino Forzano (1883-1970) organizzarono in sua memoria una storica rappresentazione della “Bohème”, nel 1930, con la quale inaugurarono, di fatto, il “Festival Pucciniano” di Torre del Lago. L’amicizia con Puccini era stretta e risaliva ai tempi degli studi in conservatorio, durante i quali i due compositori condivisero, in ristrettezze economiche, un piccolo appartamento sito in Vicolo San Carlo, a Milano. 
Oltre all’attività direttoriale, pare utile ricordare che il compositore toscano, dal 1909 al 1911, ricoprì la carica di Direttore Artistico del Teatro Costanzi (oggi denominato “Teatro dell’Opera” di Roma). In un altro periodo, accettò di dirigere, per alcuni anni, il Conservatorio di Pesaro. Memore della staticità di certi insegnamenti accademici, si distinse per apertura mentale anche sul piano didattico, tra l’altro rafforzando l’operatività creativa di una orchestra locale, formata da docenti e da giovani musicisti.  In due occasioni, si cimentò nella musica per cinema, in particolare compose “Rapsodia Satanica” (1917), per il film del regista Nino Oxilia. Inoltre, scrisse la colonna sonora per “La canzone del sole” (1933), film diretto da Max Neufeld. Sempre restando in ambito cinematografico, la musica di Mascagni è stata utilizzata da Francis Ford Coppola ne “Il Padrino III” (1990). In “Toro scatenato” (1980), Martin Scorsese ha, invece, utilizzato due noti “Intermezzi”, tratti da “Cavalleria Rusticana” e da “Guglielmo Ratcliff ”.  Nel 1960, l’ “Inno del Sole” (dall’opera “Iris”) venne eseguito durante le Olimpiadi di Roma. Nel centocinquantenario della nascita (2013), le “Manifatture Sigaro Toscano” hanno sponsorizzato la produzione di un filmato con immagini d’epoca, realizzato dal regista Denis Krief. 

Uomo vitale, estroso e popolare
Sin dal primo successo del 1890, Mascagni acquistò fama mondiale per la sua poliedricità. Eccentrico, esuberante ed espressivo, si distinse anche per la spiccata eleganza nel modo di vestirsi, pettinarsi e presentarsi in pubblico. Il suo modo di essere fece tendenza. Giornali e riviste nazionali ed internazionali dedicarono a lui importanti pagine e copertine come, ad esempio, Vanity Fair (1912) e Time (1926). Fu uomo vitale, gioviale di spirito e (a suo modo) ribelle. Amava la vita e sapeva influenzare le mode del momento. Era imitato, ricercato e desiderato soprattutto dalle donne, come evidenziato in diversi articoli dell’epoca. Gli piaceva stare in mezzo alla gente, viaggiare e valorizzare la cultura italiana nel mondo. Tra le sue passioni irrinunciabili, il gioco delle carte (soprattutto lo “scopone”) e i sigari “Toscani”. Inoltre, fu un appassionato collezionista. In particolare, di quadri, orologi, cravatte, ceramiche, strumenti musicali, lettere, scatole per sigari, medaglie, pipe e oggetti di vario tipo. 
Un capitolo a parte meriterebbe il rapporto di Mascagni con le donne. Non sempre si dimostrò fedele, ma restò unito alla moglie Lina fino alla fine dei suoi giorni. Si conobbero su un treno a Fidenza e, sin dal 1886, ella lo seguì durante tutte le peregrinazioni con la Compagnia di operette fondata da Luigi Maresca. Per un certo periodo, si fermarono a Cerignola, dove nacque il primo figlio, purtroppo deceduto dopo pochi mesi. Seguì un periodo di sconforto, poi Pietro e Lina si sposarono, nel 1888, e misero al mondo tre figli: Domenico, Edoardo ed Emilia. Il testo scritto dalla pronipote, in precedenza citato, racconta, tra presente e passato, della vita del compositore, avendo come punti di riferimento le donne di ieri e di oggi. Donne che, a vario titolo, animarono e tennero desta l’esistenza di Pietro Mascagni il quale, da un lato, restò riconoscente alla moglie tutta la vita, dall’altro cercò sempre “muse ispiratrici” per esprimere al meglio la propria arte. In particolare, nel testo di Francesca Albertini Petroni sono state evidenziate Maria Farneti (1877-1955) e Anna Lolli (1888-1972).  La prima fu un’apprezzata soprano conosciuta dal compositore nel conservatorio di Pesaro. La seconda donna era una giovane corista. La loro relazione proseguì per circa trentacinque anni. Tuttavia, riuscirono segretamente a convivere solo per qualche tempo, a Bellevue, durante la gestazione dell’opera “Parisina” (1913), realizzata in collaborazione con Gabriele d’Annunzio.   Dell’intenso e contrastato rapporto amoroso (mai ufficializzato) vi è testimonianza nelle numerosissime lettere scritte dal compositore toscano. Anna Lolli, deceduta nel 1973, decise di lasciare i propri beni in eredità alla Parrocchia di Bagnara di Romagna dove, due anni dopo, venne istituito il “Museo Mascagni”.  Nel finale non può essere sottaciuto che, nonostante le glorie ottenute in vita, alla morte del compositore livornese (1945, Hotel Plaza di Roma, dove si era trasferito, dal 1936, con la moglie), i funerali si svolsero senza onori di Stato. Il motivo? I rapporti (piuttosto ambigui) di Mascagni con il fascismo e Mussolini. Rapporti che non furono proprio idilliaci, tanto che quest’ultimo si rifiutò di prendere parte alla prima rappresentazione dell’opera “Nerone”, nel 1935.  E pensare che, nel 1920, al compositore livornese era stato affibbiato l’appellativo di “bolscevico”, per aver condiviso e difeso lo sciopero di operai portuali della sua città natale. Non è questo l’ambito per approfondire in modo compiuto certe tematiche spinose, che gettarono ombra sulla sua complessiva produzione musicale. Tuttavia è utile ricordare che l’epoca d’oro di Mascagni è antecedente all’avvento del fascismo. Durante il ventennio compose solo l’idillio “Pinotta” (1932, rifacimento di una cantata del 1881, su testo di Alfredo Soffredini) e l’opera “Nerone” (nel quale si narrava dell’imperatore romano come artista fallito). L’anno prima aveva scritto musica per il cinema. 
Veniamo all’oggi. Tanto intensa fu la vita di Mascagni che, a nostro avviso, meriterebbe una moderna trasposizione cinematografica di respiro internazionale, realizzata con una produzione e una regia affidate a professionisti d’oltreoceano i quali, abbiamo l’impressione, riuscirebbero a meglio cogliere il cuore della sua attività artistica, liberandosi da pregiudizi etici e da livori ideologici. 
A conclusione del breve contributo, ci sembra doveroso sottolineare l’impegno profuso dal “Comitato Promotore Maestro Pietro Mascagni”, fondato a Roma, il 7 dicembre 2012, dalla nipote Maria Teresa Mascagni e da alcune pronipoti, per valorizzare, a vario titolo, la musica e la vita del compositore toscano. Una vita nella quale, dalla popolare piazza Cavallotti di Livorno, riuscì a farsi apprezzare e amare in tutto il mondo. Una vita che con guizzo poetico-melodrammatico è stata sintetizzata nelle parole della canzone “Mascagni”, interpretata con intensità lirica da Andrea Bocelli, nel 2001: «Il tuo canto è ancora nell’aria…alta nel cielo la musica che ci hai dato tu… e nessuno può cancellare e mai più dimenticare...  Corri verso il mare, sentirai cantare questa musica dolce che non morirà mai …»
Dall’ampia e assolata “Terrazza” di Livorno, mosso dal vento, osserviamo il mare fluttuare senza fine e in un attimo pensiamo che - tra storie, passione, divertimento, collezioni, buon cibo, viaggi, teatri, orchestre, cantanti, successi, amicizie, famiglia, tradimenti, gelosie, sangue, onore, morte e dolore - in quell’immenso frattale olografico immateriale qual è il mondo musicale, con la sua musica (non solo operistica) e oltre la musica, Pietro Mascagni e le sue amate acque tirreniche continueranno a vivere tra noi: “Panta rei … in una goccia d’acqua c’è il segreto di tutti gli oceani sconfinati”

Paolo Mercurio

Posta un commento

Nuova Vecchia