Il festival “PeM! Parole e Musica in Monferrato” ha superato restrizioni economiche, tagli alla cultura e pandemia, ed è arrivato alla diciassettesima edizione aumentando il numero degli appuntamenti e allargando la cerchia dei comuni partecipanti, conquistando il capoluogo di Provincia ed espandendosi anche nel vercellese. Sono stati otto i Comuni coinvolti in questa edizione, con diciotto appuntamenti, tutti a ingresso gratuito, condotti dal direttore artistico Enrico Deregibus. Se l’intento di PeM! è di far scoprire il Monferrato, l’affluenza del pubblico a ogni appuntamento dimostra che ci si è riusciti, sia con i nomi più famosi (Morgan, Ron, Arturo Brachetti, Violante Placido) che con quelli forse meno popolari. All’apertura dei torinesi Statuto, alfieri del mod italiano e da sempre molto seguiti da queste parti, ha fatto seguito la serata con Vasco Brondi, forse uno degli appuntamenti più attesi, e il cantautore di Ferrara non ha deluso, dimostrandosi artista atipico non solo nella proposta musicale ma anche nel modo in cui concepisce il suo impegno artistico, sempre avulso dai meccanismi del mercato discografico. Per lui il format “parole e musica” ha fatto un’eccezione, dividendo la serata in due parti separate: prima una lunga intervista, in cui Vasco Brondi ha raccontato i suoi esordi in provincia, l’incontro fondamentale con Giorgio Canali, l’arrivo quasi improvviso del successo, la sua concezione dell’arte e della vita.
Poi un breve set acustico chitarra e voce, in cui ha eseguito quattro brani (“Coprifuoco”, “Il sentiero degli dei”, “Cara Catastrofe”, “Un bar sulla via lattea”) e due letture, chiudendo con un bis particolare, una versione inedita di “La terra, l’Emilia, la luna”, eseguita con l’arrangiamento con cui il brano era nato. Serata altrettanto riuscita quella con Paolo Benvegnù, che si è confermato artista dal talento unico nel panorama della canzone italiana, per profondità di pensiero e conoscenze culturali che passano dalla letteratura classica e moderna al cinema alla musica nelle sue più varie declinazioni. In una serata ricca di aneddoti, in cui l'intervista si è rapidamente trasformata in un dialogo a ruota libera, l'ex Scisma ha raccontato molti episodi importanti e personali della sua vita, anche dolorosi, che hanno contribuito alla sua crescita intellettuale e umana. Senza mai lodarsi, anzi definendosi più volte musicista mediocre e scrittore verboso, non ha mancato di mettere in evidenza le carenze e le distorsioni del mondo della discografia attuale e di molti suoi colleghi, un mondo dove in larga parte ci si accontenta di produrre ciò che il pubblico si aspetta, abbandonando ogni minima intenzione di fare ricerca. In mezzo a questo vero e proprio fiume di parole, hanno trovato spazio anche le canzoni. E con il solo accompagnamento della sua chitarra acustica, Benvegnù ha dato prova tangibile delle sue doti di autore e di cantante, e offrendo in chiusura quasi un
concerto intero. Era quasi obbligatoria poi una serata in ricordo di Maurizio Martinotti. Chi si è occupato in qualche modo di musica in provincia di Alessandria in questi quarant’anni, non può non aver incontrato questo ricercatore appassionato, musicista di talento, divulgatore, organizzatore infaticabile di eventi culturali, discografico. Per ricordare l’importanza del suo lavoro, sono stati chiamati alcuni dei tanti amici, musicisti e addetti ai lavori che negli anni hanno avuto modo di conoscerlo e lavorare con lui, da Valerio Cipolli, che con Martinotti per molti anni ha collaborato nell’organizzazione della Folkermesse e nell’etichetta discografica FolkClubEthnosuoni, allo storico e ricercatore Franco Castelli, che ne ha raccontato anche alcuni aspetti per molti inediti. A ricordarlo, olter che con le parole anche con la musica, è stato un trio inedito, soprannominato per l’occasione “The Ciapa Rusa Archives”, formato da Enrico Negro (chitarra e voce), Gigi Biolcati (percussioni e voce), Francesco Busso (ghironda e voce), con alcuni brani tratti dal repertorio della Ciapa Rusa (da Tasso barbasso a Il frate cappuccin / Principessa, a Carlin di maggio) e due pezzi di bravura di Biolcati da solo, “Ò Ciao”, “Ciao”, “Maria Catlin-A” (uno dei più celebri canti popolari piemontesi, conosciuto anche come la “Monferrina”) e “La mia mama la veul ch'i fila” in versione “body percussion”, che hanno dimostrato ancora una volta la sua capacità di reinterpretare la tradizione con inventiva e fantasia.
Stupisce che l’amministrazione comunale della sua città natale, Casale Monferrato, non sia ancora riuscita a trovare il tempo e il modo per rendere omaggio a questo suo illustre concittadino. Un’altra bella conferma è arrivata da Luca Morino, ospitato sul palco del piccolo e rinnovato teatro Verdi di Pontestura. Il musicista torinese ha saputo raccontare con grande simpatia il suo percorso artistico, partito giovanissimo con i Loschi Dezi e la loro proposta musicale innovativa, sviluppata in seguito in versione acustica con i Mau Mau, fino all’incontro con Manu Chao e i Mano Negra a Parigi, e la conferma che su quella strada non erano i soli, e valeva la pena di essere percorsa, e il rifiuto del passaggio al Festivalbar, precludendo un probabile largo successo popolare. Racconti inframezzati ad alcune delle più belle canzoni del suo repertorio: la splendida “Eldorado”, l’ancora attualissima “Singh Sent Ani”, l’omaggio a Luigi Tenco con “Un giorno dopo l’altro”, conosciuta da piccolo vedendo lo sceneggiato del commissario Maigret, senza dimenticare piccoli classici come “Corto Maltese” e “8.000 km”. Tra parole e canzoni, Luca Morino ha raccontato il suo percorso artistico, fino ad arrivare all’impegno con il quotidiano La Stampa, dove racconta con intelligenza i piccoli paesi del torinese, le tradizioni locali, e un dialetto sempre meno parlato, offrendo
quasi un concerto intero, presentando un canzoniere di livello, che pochi altri possono vantare.
L’edizione 2022 di PeM si è chiusa con un insolito appuntamento novembrino con l’omaggio a Franco Battiato di Pino Marino, e in particolare al disco Patriots, eseguito quasi per intero, con delle versioni molto belle e personali. Prima e dopo l’omaggio, il cantautore romano ha raccontato di se con ironia e intelligenza, e ha presentato alcuni dei brani del suo repertorio, dimostrando di essere uno degli originali autori più originali, e con l’omaggio a Battiato di essere anche in grado di saper rivisitare con intelligenza l’opera quasi intoccabile del musicista siciliano. Non poteva esserci chiusura migliore per l’edizione 2022 di questo festival ideato diciassette anni fa, che nel corso del tempo è diventato un format di successo, che ha fatto molti proseliti in giro per l’Italia, e del quale gli ideatori del piccolo paese di San Salvatore Monferrato possono andare fieri. Il prossimo anno sarà l’edizione numero diciotto, PeM diventa maggiorenne: ci aspettiamo un’edizione ancora più ampia e importante.
Giorgio Zito
Foto e video di Giorgio Zito
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