Raymond Antrobus – The First Time I Wore Hearing Aids (Toy Gun Murder, 2022)

A marzo 2021 Raymond Antrobus aveva firmato per BBC Radio 4 il suo primo “radio doc” “Inventions in Sound”, in cui esplora l’arte del tradurre i suoni in parole che li illustrino alla vista.  In quei trenta minuti aveva coinvolto la poetessa Meg Day, la sound artist Christine Sun Kim, il regista Lindsey Dryden (FWD Doc) e il sottotitolatore Calum Davidson (Red Bee Media). Il programma si apre condividendo con l’ascoltatore l’esperienza di Raymond Antrobus di fronte alla televisione: l’esperienza di chi non percepisce suoni, se non a volume altissimo e con l’aiuto di apparecchi acustici, e vede veicolato il mondo sonoro da specifici sottotitoli. Quel lavoro è stato a sua volta “tradotto” in tre formati: programma radio, testo/trascrizione con commenti a cura di Raymond Antrobus e video sottotitolato, proponendo la formula dei “poetic captions” (sottotitoli poetici) ispirata alle realizzazioni di Christine Sun Kim. Rivolgendosi in primo luogo a poeti ed artisti con sordità, Raymond Antrobus invita ad esplorare l’esperienza del navigare gli spazi fra le parole, domandando: i sottotitoli sono un semplice atto di trascrizione o una traduzione soggettiva? Come possiamo immaginarli in modo diverso? Sono domande che portano lontano e invitano ad indagare territori effettivamente inesplorati con “captions” come [Sound of sky splitting – Suono del cielo che si divide] [Sound of shadows behind a door – Suono delle ombre dietro la porta] [Sound of something invented – Suono di qualcosa inventato]. A 35 anni, Raymond Antrobus, laureato in Spoken Word all’’University of London, è già Fellow della Royal Society of Literature (RSL) e nel 2021 ha ricevuto dalla regina d’Inghilterra il titolo del Most Excellent Order of the British Empire per i suoi “servizi alla letteratura”, dopo aver vinto il Ted Hughes Award. Prodotto da Ian Brennan, giunge ora il suo primo “spoken word” album, sedici tracce che traggono linfa da chi subisce un doppio razzismo, legato alla pelle di chi come lui ha un padre giamaicano e, insieme, alla condizione di sordità e a come viene discriminata nelle istituzioni pubbliche. Il disco si apre con una lettera al mondo che sente, “Dear Hearing World”, sarcasticamente ringraziato per tutte quelle circostanze, come avviene a scuola, in cui i sordi vengono valutati in relazione a quello che non sanno fare e non in base a quello in cui sono abili. E sui meccanismi discriminanti della scuola Raymond Antrobus torna anche in “The N word in the Classroom”, ulcerante osservazione delle lezioni sul mondo e sull’Africa in particolare intrise di colonialismo, di ipocrisia che impedisce di pronunciare la parola “nigger” (negro), pur rendendola palpabile nella retorica con cui vengono affrontate le narrazioni sul mondo e sulle relazioni internazionali (che poi si riflettono su quelle interpersonali). Se la prima traccia è riservata alle sole parole, già con il secondo brano, “Outside the marriage registry in Jefferson Parish there’s a 10-foot statue of Thomas Jefferson”, la lingua parlata viene intersecata ad un’ecologia acustica che contestualizza e amplifica i versi, rimandando al tempo stesso al modo in cui i suoni vengono percepiti da chi ha difficoltà uditive, con registrazioni sonore realizzate sott’acqua o con strumenti modificati, definiti semplicemente da Brennan come “broken”, rotti, così come l’album veicola un messaggio forte e chiaro di “rottura” col colonialismo politico-economico, ma anche con quello culturale: raccontando la morte di tre donne sorde in “Death of Three Deaf Women (For Jesula Gelin, Vanessa Previl and Monique Vincent)”, Raymond Antrobus coglie anche l’occasione per ricordare come la lingua dei segni britannica (cui dedica “Language Signs”) sia stata riconosciuta dal governo britannico solo nel 2022. https://raymondantrobus1.bandcamp.com/album/the-first-time-i-wore-hearing-aids


Alessio Surian

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