Raccontiamo la quindicesima edizione del Premio Andrea Parodi, che com’è noto porta come sottotitolo “World music in Sardegna”, tenutasi dal 13 al 15 ottobre presso l’Auditorium del Conservatorio “Palestrina” di Cagliari. La manifestazione è organizzata dalla Fondazione Parodi (presieduta da Valentina Casalena) con la compartecipazione di istituzioni ed enti privati e diretto artisticamente da Elena Ledda. Come d’abitudine, la prima serata (giovedì 13) ha visto gli artisti offrire la propria composizione in gara nel concorso e un secondo brano, che consente al pubblico e agli addetti ai lavori di acquisire una visione più ampia di ciascun progetto musicale.
I circa 275 iscritti al Premio, passati al setaccio in più fasi da una commissione selezionatrice, sono diventati gli otto finalisti invitati a questa rassegna che incarna più lo spirito di una festa della musica che quello di una tenzone musicale. Negli anni la fisionomia del Parodi è andata mutando: da un’idea iniziale, quasi prevalente, di canzone dialettale o di motivi cantati in una lingua di comunità locale è a un arcipelago di suoni e di direzioni, testimonianza di incontri e nomadismi che scelgono perfino l’in-appartenenza accogliendo le più disparate influenze sonore.
Va detto che quest’anno il livello dei finalisti e stato elevato.
Eppure, non ci è stato chi ha letteralmente “spaccato”, come Fanfara Station due anni fa. Senz’altro, si deve riconoscere che le otto composizioni hanno espresso un ventaglio di idee e di tendenze di cui spesso si sono fatti interpreti artisti giovani. I concorrenti in scena nella tre giorni cagliaritana sono stati gli storici rapper isolani Balentia (“Cali sensu”), il trio siciliano Beija Flor (“Ciuri di paci”), il duo di archi e voci catalano-belga Escarteen Sisters (“Asteroid in the void”), i piemontesi con legami meridionali Folkatomik (“Polaris”), il trio della cantante catalano-olandese Raquel Kurpershoek (“Dàtiles y Jazmines”), il quartetto del sound designer romano Walter Laureti (“La Madonna del Mare”), il duo catalano Ual-la! (“Bossa de Bolsas”) e il trio di un altro siciliano, Antonio Smiriglia (“Naviganti”). Ad ascoltarli, oltre al pubblico, tre giurie: tecnica, critica e internazionale. La serata di venerdì ha visto gli artisti cimentarsi con l’interpretazione di un brano del repertorio di Parodi e qui, al di là della menzione finale che si riceve per questa impresa non facile, accade che le giurie finiscano per tenere conto nel valutare la qualità globale del progetto anche di questo attesissimo passaggio, sempre emotivamente molto intenso. Così, Smiriglia ha riletto con accuratezza “Stabat”, Raquel Kuepershoek si è fatta calzare a
pennello la canzone del cubano Silvio Rodriguez, “La Maza”, ripresa da Parodi in “Midnight in Sardinia” con Al Di Meola. Gli Ua-La!, duo di “table music”, voci che si incrociano e si inseguono con destrezza mentre il loro tavolino da cucina accanto a cui sono seduti diventa una percussione, hanno fatto breccia nel pubblico con la loro eccellente versione di “Temporadas”.Non sono mancati gli ospiti di rilievo al Premio, che potrebbe procedere all’upgrade (budget permettendo) con scelte artistiche consone alla sua missione di finestra sarda e italiana sulle musiche del mondo, tanto da diventare un vero e proprio Festival con dentro il concorso. Che poi per trovare musica sublime, che ti avvolge e che ti lascia ammirato, non occorre andare lontano: Cuncordu e Tenore de Orosei (Premio Albo d’oro 2022) sono una meravigliosa espressione del canto polifonico tradizionale sardo di cui hanno dato prova anche nella sala del Conservatorio. Altro nome di punta della serata è stato il bluesman di Calasetta Matteo Leone (vincitore del Premio nel 2021), che ha presentato il video del brano vincitore e ha portato il suo suono pieno di umori chitarristici desertici. Anche alcuni artisti del Conservatorio insieme a maestri strumentisti estoni sono stati i protagonisti dell’apertura della manifestazione nel corso dei tre giorni.
Una delle costanti specifiche del Parodi è l’attitudine autoriflessiva, la consapevolezza di quanto sia inevitabile interrogarsi sul proprio statuto di Premio dedicato alla “world music”. E qui si parla di una categoria fluida e scivolosa, declinata a piacimento di qua e di là da artisti e media, sovente con poca cognizione, da tempo decostruita (con più o meno fine esercizio accademico), sebbene sia una denominazione in uso in molte università in giro per il mondo e sia stata scelta nei mesi scorsi come denominazione da un gruppo di operatori culturali dei Festival trad/folk per lanciare la Rete della World Music (https://www.italiaworldmusic.it), che intende fare massa critica a livello istituzionale. All’interno di questo termine ombrello, negli anni al Parodi si è lanciato lo sguardo a forme ed espressioni musicali locali, soprattutto per la stabile e proficua collaborazione con Labimus, il centro di studio e ricerca dell’Università di Cagliari. Per questa XV edizione è stata realizzata Giornata di Studi (sabato 15) sul cantare a quattro in Sardegna (“Cantare a quattro in Sardegna: dai contesti rituali alla world music”), con interventi dell’etnomusicologo Marco Lutzu, dei musicologi Jacopo Tomatis e Diego Pani e dello fine studioso del canto sardo Sebastiano Pilosu. Una conferenza di alto profilo, ma anche molto divulgativa e
mai seriosa sulle modalità di canto a quattro nella Sardegna, con un animato dibattito finale e intervento ancora superlativo del gruppo di cantori di Orosei.
La serata finale ha portato sul palco di nuovo gli otto finalisti e un parterre di ospiti. Tosca, accompagnata alla chitarra da Massimo De Lorenzi, in un paio di brani dal giovane cantautore e chitarrista portoghese Tiago Nacarato (Premio Albo D’Oro internazionale), timbro, tecnica e voce melodiosa, musicista dalla cifra musicale rivolta al mondo lusofono carioca, e in coppia con Elena Ledda in una versione iraniana di “Bella Ciao”. Il Canzoniere Grecanico Salentino, privo della voce di Alessia Tondo, costretta al forfait per motivi di salute, ha omaggiato Parodi (“Ruzäju”), cantato le tragedie dell’emigrazione nel Mediterraneo (“Solo Andata”, su testo di Erri De Luca) e fatto ballare il pubblico con la “Pizzica Indiavolata”. C’è stato anche il tempo di premiare Mauro Durante per il suo “Still Moving”, realizzato in coppia con Justin Adams, Premio Blogfoolk Choice 2021. E poi la strenna di premi e menzioni della manifestazione, che hanno visto riconoscimenti al testo dei Balentia, al tocco flamenco e la fisionomia garbatamente arabo-andalusa ma non irresistibile, della canzone di Raquel Kurpershoek, accompagnata dal valente chitarrista Alexandro Hurtado e dal
percussionista Danny Rombout (miglior musica, premio della giuria internazionale e Premio Bianca D'Aponte international). Una tra le proposte più significative è venuta dal folk-pop immaginario e minimalista delle Escarteen Sisters, Laia e Flavia (due voci, violoncello e viola), coppia dalla notevole scrittura che ha ricevuto una menzione per miglior interpretazione e miglior arrangiamento. Le due sorelle hanno margini di crescita notevoli per chi scrive e forse avrebbero meritato perfino di più. Maggior fortuna avremmo auspicato per una voce che lascia il segno come quella di Antonio Smiriglia (in trio con canto, chitarra, flauto traverso e fisarmonica), il quale ha proposto una versione asciugata della composizione che apre il suo “Amanti, santi e naviganti” sembra non abbia impressionato i più. Non ha acceso appieno i cuori dei giurati neppure la dance folktronica dei Folkatomik (elettronica, tamburi a cornice, voce e plettri) che hanno da poco sfornato un interessante esordio discografico, intitolato “Polaris” (ItalySona).
Di gran lunga unanimi, ad ogni modo, i consensi per la bossa cantata a cappella, d’impronta ecologista, per tavolo da cucina e sacchetti di plastica usati come percussioni dei catalani Ual-la!, coppia artistica e di vita, che con “Bossa de Bolsas” hanno fatto man bassa di Awards (Premio
assoluto, premio della critica, nonché quello per la migliore interpretazione di un brano di Andrea Parodi e la menzione dei giovani). Una scelta convincente da parte delle giurie (tecnica e critica) che ha riconosciuto e apprezzato l’essenza travolgente della canzone di Alba Rubìo e Modesto Lai (il cui cognome evidenzia chiare radici sarde da parte di un nonno) arrivati al Parodi con la piccolissima Nur (motivo del loro forfait tra i potenziali finalisti dell’edizione 2021 quando Alba era in dolce attesa), la sua formula originale che assomma virtuosismo vocale, qualità teatrale e performativa e – non ultimo – la simpatia della coppia. World music? E così sia!
Ciro De Rosa
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