Cimarrón – La Recia (Cimarrón Music, 2022)

Le praterie e savane della regione di Los Llanos, condivisa tra Venezuela e Colombia, sono la terra dei Cimarrón, i cavalli selvatici. Però, il termine risale all’epoca della schiavitù, quando gli africani schiavizzati fuggivano sulle montagne, guadagnandosi l’etichetta di “Cimarrones”. Da qui, il nome è stato poi utilizzato per indicare gli animali da allevamento fuggiti o degli animali non addomesticati. La band colombiana suona la musica mestiza (spagnola, africana e amerindia) di queste terre, música llanera, conosciuta anche come joropo, genere transfrontaliero dalle svariate sfumature sonore, nato in Venezuela e poi diffusosi in Colombia, che riflette i sincretismi culturali di queste terre ed è divenuto centrale nella rappresentazione culturale della Colombia. Quella dei Cimarrón è una ultraventennale carriera artistica, segnata da album che li hanno visti partire dalla classica struttura del joropo (ritmo veloce o tempo moderato nelle canzoni d’amore e nostalgiche, danza zapeado che fornisce il ritmo percussivo) con un organico composto dall’arpa diatonica, dal cuatro, la piccola chitarra a quattro corde che funge da strumento di accompagnamento ritmico-armonico, dalla bandola, altro strumento a corde, e dalle maracas (era la formazione di “Sí, soy llanero”, Smithsonian Folkways) per aprirsi, in seguito, a nuovi sviluppi sonori, collaborando con l’arpista gallese Catrin Finch (“Live YN BYW” 2017), e allargando lo strumentario con i successivi album in studio: “¡Cimarrón! Joropo Music from the Plains of Colombia” (Smithsonian Folkways, 2011) e, soprattutto, “Orinoco” (2019). Quest’ultimo lavoro ha ricevuto la nomination come miglior album folk nei Latin Grammy, mentre l’anno dopo il periodico “Songlines” li ha consacrati come Best Group. Dal vivo hanno calcato palchi di primo piano, tra i quali Newport Folk Festival USA), WOMAD, WOMEX, Rainforest World Music Festival (Malaysia), Paléo Festival (Svizzera) e Førde International Folk Music Festival (Norvegia); si sono esibiti alla Musashino Concert Hall in Giappone e al Teatro Nazionale di Pechino. Nel 2020 il gruppo ha dovuto affrontare il colpo dell’improvvisa perdita del leader, compositore e artista Carlos ‘Cuco’ Rojas Hernandéz, che se n’è andato a soli 67 anni per complicazioni cardiache. A questo punto a tenere la barra è stata la cantante e partner di ‘Cuco’ Ana Veydó. Una vera e propria sfida per una donna non llanera, nativa di Otanche, nel dipartimento di Boyacá, dove è cresciuta ascoltando musica joropo alla radio, prima di fondare il combo con il compianto ‘Cuco’ Rojas. Già fondamentale nell’infondere nuovo carattere a un genere a predominanza maschile, sia nel punto di vista machista dei testi che nel canto, Anna si è assunta il ruolo di ‘diretora’ e frontwoman della band. Alla cantante e ai Cimarrón il canale televisivo tedesco “Deutsche Welle” ha dedicato un documentario. Sulla scia delle innovazioni già intraprese quando Rojas era ancora in vita, Ana ha occupato uno spazio maschile anche simbolico, imprimendo una svolta nei temi cantati (lo stile joropo presenta registri canori alti e vibrato naturale) con una decisa prospettiva femminile, una energica reinvenzione dei suoni tradizionali sui quali è stato posto maggior peso al portato africano e nativo del bacino dell’Orinoco, incorporando nel sound percussioni afro-americane (surdo, tambora costeña, cajón), corni, flauti e guitarro (simile al tiple ma con diversa accordatura) che pur essendo stato importante nello sviluppo della musica joropo nel secolo scorso era diventato desueto se non scomparso del tutto. Innovazioni accentuate nel nuovo lavoro autoprodotto della band (www.cimarroncolombia.com), “La Recia”, che all’incirca significa la “donna tosta”, in cui capovolgono il senso della parola “recio”, di solito riservato agli uomini. “‘La Recia’ è un prodotto pieno di riflessioni e domande su cosa sia il folklore oggi. È anche una critica al folklore commerciale, in cui cerchiamo di scavare nelle tradizioni, in ciò che è tipico, e di parlare di ciò che non viene comunemente raccontato […] Il folklore non è solo felicità, il folklore del joropo è stato costruito anche sul dolore, sul meticciato e su ciò che siamo”, rileva la cantante in un’intervista rilasciata ad “Aldia News” e aggiunge che Cimarrón propone un’espressione musicale che va oltre il tradizionale joropo conosciuto dentro e fuori il Paese, che Ana definisce “anti-folklorica”. “La Recia” ha raggiunto la cima della Transglobal Wolrld Music Chart ed è entrato nella World Music Chart Europe. L’album offre un programma diviso in tre parti: Intro, Interludio e Outro. La prima contiene una sorta di apertura spirituale, sacra e profana al contempo, “Velorio”, un ‘romance’ non propriamente dentro il repertorio joropo, che sottolinea il sincretismo dell’universo culturale delle culture dell’Orinoquía: è il racconto di un miracolo compiuto dalla Vergine del Carmen che restituisce la vista a un contadino cieco. Nel brano si ascolta il manguaré, strumento percussivo amazzonico del mondo musicale Saliba. Seguono una nuova versione dello strumentale, una mezcla di impronta jazzata “Cimarroneando”, che chiudeva l’album del 2011. Si ritorna al son llanero con il danzante call &response di “Agüita fresca” e con “Recia Como el Orinoco”, in cui Veydó canta la forza delle donne delle comunità del fiume Orinoco (“Voglio che il mio canto sia libero come un cavallo selvaggio... veloce come la preghiera di uno stregone di notte in un cimitero”). “Del Viento” che apre l’Interludio è un frammento di soffi ventosi, vocalizzi e zapateato, un’intro a “El Gavilán” (Lo sparviero), un altro classico, già inciso. Nello strumentale “Cuco el arpa” risuona l’amata arpa, mentre l’elemento andaluso entra con prepotenza nella trionfante “Pajarillo de la Noche”, un omaggio alle donne che sfidano le norme comunitarie e il controllo sociale sulle loro scelte e sui loro corpi (single, vedove e donne senza figli). I trenta minuti dell’album sono chiusi con la pronuncia swing di “Parranda Quitapesares con Zapateo”, strumentale che lascia presagire nuove fertili combinazioni nel cammino della band dell’Orinoquía. 


Ciro De Rosa

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