Simone Alessandrini Storytellers – Mania Hotel (Auditorium Parco della Musica Records, 2021)

Sassofonista, compositore e didatta, Simone Alessandrini si è formato in ambito classico, diplomandosi con il massimo dei voti al Conservatorio “Ottorino Respighi” di Latina, per avvicinarsi successivamente al jazz, seguendo numerose masterclass, corsi e seminari. Nel corso degli anni, ha messo in fila una lunga serie di collaborazioni tra cui, quella più longeva, con il fisarmonicista Natalino Marchetti, il duo con l’arpista Marcella Carboni e l’Orchestra Nazionale Giovani Talenti di Paolo Damiani, a cui più recentemente si sono aggiunte quelle con Ralph Alessi e Ferdinando Romano nel cui gruppo è entrato ormai stabilmente. Parallelamente ha dato vita a progetto Storytellers che lo vede alla guida del quintetto composto da Antonello Sorrentino (tromba), Federico Pascucci (sax tenore, clarinetto turco), Riccardo Gola (contrabbasso e synth bass) e Riccardo Gambatesa (batteria e percussioni). Dopo aver debuttato con il disco omonimo nel 2017 nel quale erano tratteggiati in musica le storie di alcuni dei protagonisti della Resistenza a Roma, a distanza di cinque anni ritorna con “Mania Hotel” concept album, inciso con la partecipazione di Giacomo Ancillotto alla chitarra, e che ruota intorno al tema della follia declinato attraverso storie reali, semplice, spesso vissute in prima persona, in cui i protagonisti non presentano problemi clinici, ma vivono una condizione anomala rispetto all’epoca in cui vivono. Non ci sono allucinazioni, baratri in cui perdersi o claustrofobiche costruzioni, ma piuttosto emerge il contrasto tra l’uomo e il contesto in cui vive. Tutto si svolge in un albergo situato in un luogo indefinito composto da cinque stanze. Al loro interno si muovono altrettanti ospiti che si trovano a dialogare con una misteriosa presenza: il tempo che giudica e guarisce, segnando il labile confine che divide normalità e follia. Rispetto al precedente, questo nuovo album vede Alessandrini muoversi attraverso prospettive descrittive differenti, ora come osservatore, ora come voce narrante, ora ancora come protagonista in cui si riflettono le storie. Sotto il profilo prettamente musicale, le strutture compositive dai territori del jazz si muovono verso il rock e la musica contemporanea, lambiscono la forma canzone e la world music, dando vita ad un universo sonoro articolato in cui si mescolano atmosfere acustiche ed elettrice, spaccati evocativi e melanconici e incursioni nella sperimentazione. Composto da dieci brani che idealmente rispecchiano i movimenti di una grande sinfonia con introduzione, intermezzi e conclusione, il disco si apre con le voci confuse di “Entrance” e la batteria che accompagna il magmatico crescendo guidato dai fiati. La sinuosa melodia cameristica che caratterizza “Libertine, snaturate, irose“ evoca le vicende delle donne rinchiuse nei manicomi durante il ventennio fascista, per condurci al breve frammento di “Prequel” che ci introduce alle atmosfere latin di “Marina Luz” con la tromba di Sorrentino in grande evidenza e dal cui serrato groove traspare la storia di una bambina abbandonata nella jungla e cresciuta dalle scimmie. Se in “Vuoto arrendere” spicca il dialogo tra i fiati e la chitarra di Giacomo Ancillotto, la successiva “Dr. Sommelweis“, anticipata dall’“Intermezzo”, brilla per la struttura ritmica e per la storia del “Dottor salvamadri” che nel XIX secolo si dedicò alle ricerche sulle terapie per limitare le morti delle partorienti. La dolcissima ballad “Ninna” dedicata ad un uomo che gira il quartiere in cerca di elemosine e le sperimentazioni free di “Yo soy el tiempo” ci accompagnano al finale con “Exit” con la voce della piccola Alma Silvestri che recita le liriche di Marco Votta accompagnata dall’elegante tessitura sonora dell’interplay tra chitarra e tromba. “Mania Hotel” è, dunque, un esempio di pregevole scrittura narrativa nella quale converge ricerca musicale e poesia in musica. 


Salvatore Esposito

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