“Abbiamo scelto di privilegiare la musica da ballo per la danza. Com’è stato, è – per noi – e può essere. Naturalmente, le versioni che abbiamo scelto non sono sempre le più comuni all'inizio del XXI secolo. Per quanto riguarda il colore delle scale, delle forme ritmiche, le strutture sono talvolta complesse, eppure sembravano così semplici ai nostri anziani. La complessità ritmica o melodica rimane una fonte di grande modernità musicale, che speriamo possa piacere ai ballerini di oggi. E il repertorio scelto è gallo e della bassa Bretagna. […]”. Così il grande cantore bretone Erich Marchand presenta l’ottavo capitolo del collettivo Kreiz Breizh Akademi, intitolato “Ba’n Dañs”, con riferimento al richiamo tradizionale dei cantanti della Bretagna centrale: “toud ‘n dud ba’n dañs", vale a dire “tutti nella danza” (qui, la presentazione).
Kreiz Breizh Akademi è il programma di formazione per musicisti di livello professionale nato nel 2005, diretto artisticamente proprio da Marchand, che rilascia una qualifica di “musicista modale di tradizione colta e popolare” (un assaggio delle atttività seminariali lo trovate qui). Della più recente formazione fanno parte Yolaine Delamaire e Camille Lainé (canto), Mériadeg Lorho-Pasco (clarinetto),
William Nicolas (bombarda e sassofoni), Bastien Guével (biniou e clarinetto), Yuna Léon (violino), Mélanie Brelaud (violino), Charlotte Espieussas (fisarmonica microtonale), Rémi Allain (contrabbasso), Thomas Bessé (batteria) e Nathan Arnaud (riq, tombak e kanjira).
Le architetture strumentali e canore responsoriali della Bretagna costituiscono il modello di partenza su cui i musicisti innestano le variazioni elaborate nella loro residenza creativa, che accolgono i principi riscontrabili nei raga indiano e nel taksim orientale, come evidenzia subito “La Délaissée”, il set di ronde posto in apertura dell’album. Nel successivo “J’ai fait un amant lanlire”, un baleu composto da Marie Noël Mapihan, i due violini ricamano sul bordone, mentre l’accompagnamento e la parte improvvisativa richiamano il pibroch scozzese e il fraseggio dei clarinettisti epiroti. In “C’est en 10 ans jeune fille, je regrette non de non”, il kan ha diskan si appoggia su una sezione strumentale iterativa con i fiati che si aprono a inserti jazzati. “La Calha” e “I eron al lièch” sono due bourrée 3 tempi che ci portano nel Massiccio centrale, nel sud della Francia. Invece, il pilé-menu è un’antica danza bretone ballata in circolo attestata nel nord-est del Morbihan gallo (di lingua francofona). Il brano “Mon pere a fait faire un étang” è proprio un pilé-menu, arrangiato dal musicista curdo, residente in Bretagna, Ruşan Filiztek, dal fiatista William Nicolas e dal collettivo KBA, nel quale sono sviluppate interessanti variazioni ritmiche e melodiche che uniscono Bretagna e Kurdistan. Diversamente, si affacciano evocazioni nord-africane nel ton kentañ fisel “Trite o din ma flanedenn”. La fisarmonica profila l’ambientazione intimista del bal fisel “Biskoazh ‘meus c’hoarzhet kement all” che unisce due temi cantati sullo stesso testo. Segue il minimalismo melodico di quello che è definito come un “fisel folle”: si tratta di “Trist o din ma flanedenn”, ispirato alla ricerca di Magik Malik, come raccontano le note di commento al pezzo. Si va in crescendo con “Gavotte de l’Aven”, un potente strumentale in cui la scena è presa dalla coppia biniou-bombarda. Dopo “La belle divertis-toi” (ridée 8 tempi) si giunge alla conclusiva “Tuchant e arruay an hañv”, un kas a-barh, una danza dell’area di Vannes, che riflette appieno la felice tensione portata dalla procedura improvvisativa dei fiati sviluppata attorno alla melodia.
Una nuova considerevole tappa di un percorso formativo e creativo che ci piacerebbe vedere intrapreso anche dalle nostre parti. https://www.hirustica.fr
Ciro De Rosa
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