Nu-folk Global Connections Orchestra – Live (NarRator Records/Darshan, 2021)

Questa Orchestra è nata per via di un progetto europeo di condivisione realizzato dai siciliani dell’Associazione Darshan e dell’Alkantara Fest in partenariato con cinque manifestazioni e organizzazioni del continente (Medievent e Babel Sound Festival per l’Ungheria, Dranouter Festival per il Belgio, Halkær Folk & Roots Festival per la Danimarca, Sviets Festival e Culture Management Centre Lauska per la Lettonia, MiraMundo per la Spagna). Finanziato dal programma Creative Europe, Nu-Folk Global Connections ha coinvolto musicisti professionisti provenienti dai sei Paesi europei, che attraverso incontri in residenza (a gennaio del 2020) hanno costruito un repertorio che attinge alle tradizioni dei diversi Paesi, suonato dal vivo e inciso un disco pubblicato dalla label ungherese NarRator e presentato recentemente all’Expo WOMEX di Porto. La formazione del disco è allargata a quindici artisti: il brasiliano/spagnolo Luiz Murá (charango, chitarra e voce), i belgi Marieke van Ransbeek (cornamusa) e Guus Herremands (organetto diatonico), le lettoni Katrīna Dimanta (violino, ukulele e voce) e Ilze Fārte (mandola, kokle e voce), i danesi Benjamin Bech (clarinetto) e Signe Schmidt (violino), il messicano/spagnolo Ernesto Vargas (contrabbasso), gli ungheresi Krisztián Almási (tapan, batteria e percussioni) e Inci Fekete (voce e violino), gli italiani Simona Sciacca (tamburo e voce), Francesco Emanuele (bouzouki), Carmelo Siciliano (bozouki e laouto) e Deborah Perri (voce, tamburello e violoncello), con l’ospite e deus-ex-machina Mario Gulisano (percussioni e marranzano), che è anche il presidente di Darshan e che così racconta l’evoluzione del progetto: "Il nostro obiettivo è di portare avanti il progetto musicale partecipando a festival e organizzando tournée. Intendiamo continuare a lavorare come nucleo di artisti, un ‘collettivo’ che si aggrega in base alle possibilità offerte dal mercato, ma va anche oltre la direzione dello spettacolo e della musica suonata sul palco, perché ha intenzione di fare micro-residenze nei paesi partner tenendo conto delle disponibilità di musicisti e di luoghi, creando una sorta di brand ‘nu-folk’, per invadere gli spazi europei. È un concetto che vorremmo portare alla luce come nuova dimensione del folk, inteso come nuove musiche di tradizione che si creano dal mescolamento di più culture”. Testimonianza dal vivo delle performance dell’Orchestra, punta dell’iceberg del progetto, è l’album “Live” (che si può ascoltare in streaming sul sito wmmd.lnk.to). Il disco raccoglie registrazioni dei concerti tenuti in cinque diversi Paesi partner. “Kadril Van Perk” apre le danze in un crescendo baldanzoso. La quadriglia fiamminga è seguita dal tradizionale moldavo “Táncoltasd Meg!”, con le voci in bella evidenza nella prima parte e un incalzante violino protagonista nella trascinante seconda parte. Dai repertori siciliani provengono il lirismo di “Cu ti lu dissi” e il vigore stradaiolo di “Lu Mircatu”, mentre il set “Abballati, Abballati / Pizzica” dà fuoco al potere della taranta. Il cangiante interplay tra gli strumenti e la capacità di reciproco ascolto e dialogo si impongono nella danza greca “Hassapiko Politiko”, portata in dote dallo cultore ellenofono siculo Carmelo Siciliano, nei cambi di scena impressi al tema “Æ Rømeser”, danza settecentesca originaria dell’isola di Fanø, roccaforte della tradizione folklorica danese, e nel set moldavo-scozzese “Szerba/Mason’s Apron”. Risplende la polivocalità nel canto a bordone lettone “Linu Druva” che incontra il tema belga “Ach Belinde”, mentre “Som Stjernerne på himlens blå” è una delicata folk ballad danese. Chiusura frizzante con il lungo, squisito dialogo dal tratto swingante tra clarinetto, plettri e archi nel tradizionale islandese (“Ræll”), che ben si insinua nel tema, ispirato a una danza popolare, scritto dal madeirense Maximiano De Sousa (“Bate o Pé”) e proposto all’Orchestra da Luiz Murá, artista la cui famiglia ha origini nell’arcipelago atlantico. In definitiva, un progetto-laboratorio da seguire con attenzione, che può essere sicuramente fonte di ispirazione per altri artisti e per operatori culturali e che siamo certi potrà evolvere andando oltre la rilettura materiali tradizionali, costruendo un repertorio che sia nu-folk, in tutto e per tutto. 


Ciro De Rosa

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