Nigotin, nella Serbia centrale, è una piccola cittadina situata al confine con Romania e Bulgaria, collocata nel territorio in cui è presente una nutrita comunità di lingua romena, una minoranza nazionale che si identifica con il termine “Valacchi”. Qui, dal 2008, si organizza il Festival Gergina, che si configura come un’esposizione della cultura valacca della Serbia, presentando concerti, concorsi, mostre ed altre attività culturali. Il festival si svolge nel periodo intorno alla Pasqua al centro Stevan Stojanovic Mokranjac, intitolato al compositore romantico serbo, ed è organizzato dall’Associazione Gergina. Si tratta di un ente costituito proprio per preservare il patrimonio culturale dei Valacchi di Negotin, della regione di Timok, ma anche dell’intera Repubblica di Serbia e dei paesi limitrofi di insediamento valacco. In origine, l’associazione aveva lanciato il “Festival della musica valacca delle radici”, ribattezzato in seguito, con la settima edizione, “Festival internazionale della musica valacca”.
In valacco, “Gergina” è la pianta della dalia, ed è anche il titolo del brano interpretato in modo fastoso dalla brass band Duvački Orkestar Dar-Mar in apertura del primo dei due CD antologici che documentano la prima decade del festival. Titolo trilingue (valacco, serbo e inglese) per il cofanetto che raccoglie artisti (non solo valacchi della Serbia ma anche musicisti valacchi e non da Romania, Bulgaria, Austria, Danimarca e Macedonia del Nord), scelti tra i partecipanti alle edizioni della rassegna svoltesi tra il 2009 e il 2018.
Sul piano musicale le cinquantuno tracce propongono una bella varietà di modi, forme, repertori, timbri strumentali e vocali, prassi interpretative, che sono il portato degli intrecci della tradizione musicale valacca con le culture contigue, ma anche l’esito dei processi di mutamento (si pensi solo alla circolazione di persone, alle migrazioni dalle aree rurali in quelle urbane o all’estero, al ruolo giocato dai media, in particolare da Radio Belgrado). Cosicché il violino, strumento che accompagna danze e ballate, a lungo pilastro nella musica valacca, è stato soppiantato da altri strumenti come fisarmoniche, chitarre e sassofoni. Lo stesso è accaduto per i flauti pastorali e per il più “modernista” clarinetto, così come sono cambiati gli ensemble strumentali, considerato il ruolo privilegiato assunto negli ultimi decenni dalle fanfare.
Ad ogni modo, scorrendo i due CD, sono un bell’ascolto i violini di Željko Čikarević (“Uora dji la Uomuonlj”) e di Momčilo Stanojević (“Bătuta”), la tromba di Mikan Njegušić (“Brîu lu Dumnjezău/Nebeska duga”) e la gajde (cornamusa) di Tomislav Buljigić (“Dje duor/Uora bătrînă/Čežnja i Staro kolo”), la fisarmonica di Slobodan Pecić (“Žuoku dještjilor”/Vlaški prstolom”) e di Biser Kosovljanović (“Cîganka frumuasă”), il sassofono di Predag Janković (“Uora lu Živa/Živino kolo”): quest’ultimo suona due temi composti da Živa Dinulović, uno dei più rinomati sassofonisti di oggi, che incontriamo direttamente nel secondo disco a proporci un irresistibile set (“Djespărcîrja Vlahilor/Uora Vlahilor/Vlaski rastanak/Srpsko kolo”). Interessanti i timbri di due flauti pastorali, il duduk (non si tratta dell’oboe armeno) e il frula, ascoltati il primo nei brani di Vojislav Bađikić (“Dje duor Uora dji la Jabukovăc”) e di Tihomir Paunović (“Uora dă la Petruovc”), il secondo nel pezzo di Spasoje Jović (“Kjematu Fjećilor/Poziv devojkama”). Originale anche il solo di drombulje (scacciapensieri), suonato da Sloboan Nedeljković, che apre il secondo CD con “Gergina/Uora hajdućilor”. Tra le voci, ci piace segnalare Ljuba Vojvodanović, alle prese con la sua canzone “Sîmbăta la Niigoćin”, Jela Marjanović, che canta “Păduriće înkrengată /Razgranata šuma” non accompagnata dai più articolati organici strumentali che, invece, troviamo nella maggior parte dei casi, e Slobodanska Petrović, che esegue “Amară duoru će-l duk/Gorčina koju nosim” supportata da un essenziale fraseggio di fisarmonica. Ancora, ci sono Živkica Lazarević, interprete di “Am avut un pujišuor/Imala sam dragog”, e il canto a cappella del gruppo nord-macedone Gramosteanj (“Apa la fînttînă/Voda iz bunara”). A sugellare il finale della compilation, non poteva essere che l’ensemble locale Etno grupa Gergina, con la sua versione, questa volta cantata, di “Gergina”.
“Magija djin muzika vlahilor” è una significativa opera di celebrazione del mondo culturale e musicale valacco. Il booklet contiene immagini dei festival e informazioni sull’associazione culturale, il festival, gli artisti presenti nei due CD e l’elenco del programma dei brani, purtroppo solo in valacco e serbo. Fornisce informazioni in lingua inglese un fascicoletto di tre pagine inserito nel jewel box, redatto dall’etnomusicologa Marija Vitas, responsabile dell’Associazione serba per la world music e curatrice dell’intero progetto.
Se state pensando a un viaggio musicale alla scoperta della musica dei Valacchi di Serbia, diciamo che, dopo lo stop dovuto all’emergenza sanitaria nel 2020 e nel 2021, il “Festival Internazionale della Musica Valacca” dovrebbe ritornare per la sua XIII edizione nel 2022, durante le vacanze della Pasqua ortodossa.
Ciro De Rosa
Tags:
Europa