I due volumi di Silvia Bruni, studiosa del Dipartimento delle Arti, Università di Bologna (assegnista di ricerca, al momento in cui si scrive), inaugurano VESTA, una nuova collana delle edizioni friulane, acronimo di “Visioni – Espressione – Scienze – Trasmissione – Arti, diretta da Placida Staro, che intende favorire ricerche e collaborazioni a carattere interdisciplinare “che colmino la distanza tra pratiche sociali e riflessione critica in ambito accademico e non” (p.2).
Si è di fronte a un’indagine che mette in relazione la prospettiva antropologia, con la ricerca storico-culturale ed etnografica, le procedure dell’etnomusicologia e gli studi di genere, Difatti, sono esplorati i rapporti tra rito, musica e identità di genere in Marocco, attraverso due ricerche a carattere complementare sulle confraternite religiose, il culto dei santi e degli spiriti.
Il primo volume copre il più vasto contesto sociale e culturale in cui manifestano le pratiche rituali maschili e femminili. Dopo aver analizzato, come premessa introduttiva, il ruolo del misticismo nell’Islam marocchino con le relazioni tra le forme ufficiali del culto e le pratiche legate all’evocazione e possessione degli spiriti, l’autrice procede nel fornire il profilo delle confraternite (tuhāma e ahl-Tuwāt, jīlāla, ʿisāwa, ḥamadsha e gnawa), dando conto della ritualità e delle loro tradizioni musicali. Passati in rassegna gli studi antropologici sui culti di possessione e sullo statuto dei gruppi confraternali nel contesto marocchino, nella seconda sezione del volume, Bruni incentra la sua attenzione sul sistema di credenze, dal culto dei santi a quello dei jnūn, per poi rivolgersi al rito di possessione, Līla, agli spiriti maschili e alle entità femminili evocati dalle confraternite della bella città di Meknes, uno dei centri religiosi del Marocco.
Quello di Bruni è un approccio che coniuga diverse prospettive, attingendo consapevolmente alla letteratura esistente e integrandola con la ricerca sul campo e immagini (a cura dell’autrice stessa e di Nico Staiti)
Il secondo volume, intitolato suggestivamente “O tu che viaggi e lì ritorni”, è una monografia che mette al centro le pratiche rituali e musicali delle donne, in particolare alla tradizione dei gruppi di donne musiciste, e talvolta effeminati (i ‘figli di Malika’, il cui ruolo di officianti e musicisti è molto importante) denominati m’allmāt, attivi nella stessa Meknes. Qui, lo studio prende in esame i riti femminili dell’ambito privato e domestico e le pratiche votive. Di nuovo, ci si confronta ampiamente con la letteratura relativa alle confraternite e al culto dei santi in Marocco e in Maghreb, ma si va a più fondo nell’indagare riti e musiche delle donne, possessione femminile e le relazioni tra genere e marginalità sociale. Segue un’articolata etnografia dei gruppi m’allmāt, che sono prima inquadrati sul piano storico-sociale per poi procedere a scandagliare gli attori di questa tradizione: operatrici del rito, adepte, astanti, nonché dei contesti in cui agiscono, Si dà conto dei repertori, degli strumenti musicali e con grande meticolosità degli ambiti rituali (i taifūr), mettendo anche a confronto ritualità delle confraternite maschili e femminili. Particolarmente interessante è il fatto che l’indagine di Bruni restituisce centralità, spesso sottaciuta, al ruolo delle donne nel sistema di credenze e pratiche. Anche questo secondo testo presenta un utile glossario e scatti significativi (sempre curati da Bruni e Staiti).
In definitiva, i volumi, offrono un dialogo tra discipline diverse, che consente di formulare una puntuale e approfondita analisi di aspetti relativi alle dinamiche sociali e culturali del Marocco contemporaneo.
Ciro De Rosa
Tags:
I Luoghi della Musica