Karine Polwart & Dave Milligan – Still As Your Sleeping (Hudson Records, 2021)

#CONSIGLIATOBLOGFOOLK

Se è vero che non sempre le combinazioni folk-jazz funzionano a dovere, nel caso del sodalizio tra la cantante e songwriter scozzese Karine Polwart e il pianista Dave Milligan, conterraneo e concittadino – entrambi vivono nel villaggio di Pathhead nel Midlothian – la magia si sprigiona subito dalle prime note di “Craigie Hill”, la canzone tradizionale di emigrazione che apre l’album “Still As Your Sleeping” e che ben conosciamo nella versione di Dick Gaughan, il quale l’aveva appresa a sua volta da Paddy Tunney, Glaswegian di origini irlandesi. Canto di matrice folk e pianoforte non sono un accostamento timbrico consolidato, qui, però, l’empatia tra i due artisti è perfetta, come pure avvincente è l’intimità che si instaura tra voce e strumento. “Una voce e un pianoforte possono contenere molto spazio, molto sentimento”, chiosa Karine nelle note di copertina. Il fatto è che Polwart ha una voce formidabile, caldamente soffusa, un’artista che sa come assumere il controllo delle ballate e delle canzoni che scrive e che interpreta: si tratti di materiale tradizionale, di canzoni d’autore folk o pop della sua terra. Il suo precedente album, “Karine Polwart’s Scottish Songbook” (2019), ha raggiunto la Top 40 britannica ed è stato portato dal vivo in grandi sale come la londinese Barbican o la Usher Hall di Edimburgo. E qui, stiamo parlando solo di una delle produzioni più recenti dell’acclamata artista di Banknock (Stirlingshire), laureata in filosofia, attivista ambientalista e indipendentista scozzese, già vocalist con Malinky, Battlefield Band e il super gruppo scoto-canadese The Burns Unit. Negli anni, infatti, Karine ha mietuto numerosi riconoscimenti artistici. Da parte sua, pianista e compositore versatile, Dave Milligan non è certo nuovo nelle frequentazioni del mondo tradizionale, avendo incontrato la concertina di Simon Thoumire e suonato con il tripudio di archetti delle String Sisters, solo per citare alcune delle sue collaborazioni. Il programma di “Still As Your Sleeping” comprende brani tradizionali, alcune interpretazioni di canzoni altrui e tre composizioni di Karine, di cui una cofirmata con Milligan. Seguendo la scaletta del disco, un altro scozzese, il compianto Michael Marra, è l’autore di “Heaven’s Hound”, brano in cui l’accompagnamento del piano sorregge le linee nitide del canto. La successiva “The Path That Winds Before Us”, scritta dalla Polwart, ha un tratto delicato e rappresenta, in un certo senso, il segno dei tempi: è un invito rivolto alla propria comunità a non perdere la speranza nel futuro (“Don’t worry, Don’t hurry/The seed will take its time to grow/Don’t worry, don’t hurry/Prepare the earth and sow”). Puntuale e lirico, il piano accompagna la voce in “The Parting Glass”, un classico che rafforza il senso dello stare insieme. Invece, “Old Men of the Shells”, proveniente dalla penna di uno altro caledone, Alasdair Roberts, si nutre ancora una volta della combinazione tra canto e tasti bianchi e neri: qui il piano di Milligan si produce in un interludio che richiama la “grande musica” classica per cornamusa scozzese. L’uso percussivo del suo strumento contraddistingue “The Quiet Joys Of Brotherhood”, noto motivo di Richard Farina, sposato alla melodia irlandese di “My Lagan Love” e conosciuto per l’indimenticabile interpretazione di Sandy Denny. In “Siccar Point”, che porta la firma del duo, la voce si muove tra canto e spoken word. Siccar Point è un promontorio roccioso nella costa orientale scozzese, diventato famoso nella storia della geologia, essendo il luogo in cui James Hutton (1788) ha rilevato la discordanza angolare, utilizzata come prova della sua teoria della ciclicità dei cicli geologici e del Tempo Profondo. Alla canzone precedente, quasi per contrasto, accosta “Talk to me of Mendocino” della canadese Kate McGarrigle, in cui si evoca una linea di costa dove la “Terra non è mai ferma”, dice Polwart, che firma la successiva “Travel These Ways”, composta per Luminate, il festival scozzese dell’invecchiamento creativo. Qui, Milligan accompagna con grazia la vocalist, che propone un altro messaggio, semplice eppure pregnante, riconducibile all’idea di sostegno e di attenzione rivolta all’altro/a: “Wherever we go/Wherever we gide/Whatever the wind and weather/Wherever we go/Wherever we bide/We’ll travel these ways together”. Inevitabile la chiusura con il classico di Robert Burns. “Ae Fond Kiss”, reso con forte intimismo, il brano rivela ancora un ricordo personale della cantante, un altro addio a un familiare, come è stato per la canzone d’apertura. Un album genuinamente, emotivamente e ammirevolmente elegante. 


Ciro De Rosa

Posta un commento

Nuova Vecchia